A differenza di molte altre feste, in cui domina il tema del ricordo (Shabbat, Rosh ha-Shanah, Purim, Pessach), Chanukkah è l’unica a proposito della quale le fonti parlano di “giornata della dimenticanza”:
על הניסים: בימי מתתיה בן יוחנן כהן גדול חשמונאי ובניו כשעמדה עליהם מלכות יוון הרשעה להשכיחם תורתך.
“Ai tempi di Mattatyah figlio di Yochanan Gran Sacerdote e dei suoi figli, allorché si levò contro di loro il malvagio Regno di Grecia per far dimenticare loro la Tua Torah… (Dal Siddur: ‘Al ha-Nissim)”. Con l’avvento di Alessandro Magno e della filosofia morirono gli ultimi Profeti (Seder ‘Olam). Qual è l’antidoto?
גמ’ הוריות י”ג, ע”ב: דאמר ר’ יוחנן, כשם שהזית משכח תלמוד של ע’ שנה כך שמן זית משיב תלמוד של ע’ שנה (השוה ברכות נ”ז, ע”א: הרואה שמן זית בחלום יצפה למאור תורה)
“Diceva R. Yochanan: come l’olivo fa dimenticare lo studio di 70 anni, così l’olio di oliva fa rammentare lo studio di 70 anni” (Horayyot 13b; cfr. Berakhot 57a: “Chi sogna olio d’oliva sarà un luminare nella Torah”).
Il miracolo di Chanukkah ristabilisce il primato della Profezia sull’arida razionalità.
על הניסים (נוסח איטלייאני): בימי מתתיה בן יוחנן כהן גדול חשמונאי ובניו כשעמדה עליהם מלכות יוון הרשעה לשכחם מתורתך.
Ma c’è un’altra dimenticanza. Altri riti recano del ‘Al ha-Nissim una versione differente[1], in cui il popolo ebraico appare non come il soggetto logico della dimenticanza, bensì come l’oggetto, mentre la parola toratekha appare introdotta da un min partitivo. La frase si presta perciò a essere tradotta: “perché fossero dimenticati rispetto alla Tua Torah”. L’Occidente sarebbe di lì a poco giunto a far propria la Torah in una prospettiva universale, ritenendo a questo punto superflua la sussistenza del popolo ebraico.
דברים כ”ד, י”ט-כ’: כי תקצור קצירך בשדך ושכחת עומר בשדה לא תשוב לקחתו, לגר ליתום ולאלמנה יהיה. כי תחבוט זיתך לא תפאר אחריך. רש”י: זו שכחה.
La Torah prescrive che chi abbia dimenticato un covone nel campo non torni a riprenderselo, ma lo lasci ai poveri. E’ la Mitzwah della Shikhchah. La Torah stabilisce che una regola analoga vada adottata anche in relazione alla raccolta della frutta sugli alberi. “Quando batti i rami dell’olivo non puoi raccogliere i frutti che sono rimasti dietro di te: rimarranno per lo straniero, l’orfano e la vedova” (Devarim 24,20).
משנה פאה ז’, א’: כל זית שיש לו שם בשדה, אפילו כזית הנטופה בשעתו, ושכחו – אינו שכחה. במה דברים אמורים? בשמו ובמעשיו ובמקומו. בשמו – שהיה שפכוני או בישני, במעשיו – שהוא עושה הרבה. במקומו – שהוא עומד בצד הגת או בצד הפרצה.
Non tutti gli olivi, peraltro, si prestano a essere considerati “dimenticati”. La Mishnah (Peah 7,1) stabilisce che se un certo olivo è particolarmente conosciuto non va considerato “dimenticato” neppure se appare tralasciato, perché si presume che sia comunque presente nella coscienza dell’agricoltore e i frutti sono suoi in ogni caso. I parametri che fanno dell’olivo in questione un’entità indimenticabile sono tre: che l’albero sia noto 1) in relazione al luogo (maqòm) speciale in cui si trova; 2) in relazione a un nome (shem) particolare che gli è stato attribuito; 3) per l’abbondanza dei suoi prodotti (ma’assim). Fuor di metafora il popolo ebraico non sarà “dimenticato” se saprà rimanere attaccato al suo nome (‘Am Israel), alla sua terra (Eretz Israel) e alla sua Torah mettendola in pratica (Torat Israel).
בראשית ח’, י”א: ותבא אליו היונה לעת ערב והנה עלה זית טרף בפיה. רש”י: מזון ודרשו בפיה ל’ מאמר. אמרה יהיו מזונותי מרירין כזית בידו של הקב”ה ולא מתוקין כדבש בידי בשר ודם.
Dove si parla dell’olivo nella Torah per la prima volta? Dopo il Diluvio allorché la colomba tornò da Noach con un ramo d’olivo nel becco (Bereshit 8,11). Rashì riporta un Midrash per cui la colomba, simbolo del popolo ebraico, avrebbe detto: “Preferisco un cibo amaro come l’oliva fornitomi dal S.B. a un cibo dolce come il miele per cui debba dipendere da altri”. Commenta Sh. R. Hirsch che l’olivo nella Tradizione Ebraica simboleggia non la pace, bensì la libertà e l’indipendenza. A seguito della Dichiarazione Balfour cento anni fa il 9 dicembre 1917 il Gen. Allenby entrava a Yerushalaim: era la sera di Chanukkah!
[1] E’ il rito italiano e sefardita-italiano (Tefillat ha-Chodesh, Livorno).