Rav Gianfranco Di Segni
Volete “una smentita secca”? Allora eccola qua: io c’ero al congresso dei rabbini di Gerusalemme (e non mi sembra che Emanuele Segre Amar ci fosse né che ci fosse David Piazza che ha avallato, amplificato ed enfatizzato le sue parole).
L’affermazione di Segre Amar secondo cui Rav Birnbaum voleva “festeggiare in Comunità la cena di natale nell’intento di avvicinare gli ebrei lontani” non corrisponde né al pensiero di Rav Birnbaum né a quello che lui ha detto al congresso.
Io sono amico da lungo tempo di Rav Somekh, che ha tutta la mia stima e solidarietà umana in questa vicenda. Se però stare dalla parte di Rav Somekh significa parlare male di altri stimatissimi e preparati rabbini, allora mi tiro indietro.
Shabbat shalom
Rav Scialom Bahbout
Per quanto concerne le dichiarazioni di Rav Eliahu Birnbaum questa è la verità dei fatti:
Rav Eliahu Birnbaum ha partecipato a un congresso rabbinico nel corso del quale non ha dato alcuna lezione, ma ha funzionato da Chairman di una delle riunioni in cui è stata presentata la teshuvà (responso allegato e pubblicato su Marè Habazak vol. 5 pag. 123). In quell’occasione non ha espresso la sua opinione, ma ha solo raccontato un caso simile accaduto in Francia e al quale rav Sitruk, rabbino capo di Francia, sulla cui ortodossia non credo ci sia da dubitare, aveva dato la sua approvazione. Il caso verificatosi a Parigi, si riferisce a una festa organizzata il 24 dicembre, al solo scopo di divertirsi e non per motivi religiosi, per giovani che sarebbero comunque andati a feste organizzate da non ebrei. La domanda che si poneva era se consentire ai giovani di andare a una festa cui avrebbero partecipato non ebrei e avrebbero mangiato cibi proibiti oppure se sarebbe stata preferibile (e quindi permessa), oppure se era preferibile una mesibbà organizzata nei locali della comunità a cui avrebbero partecipato solo ebrei. Rav Birnbaum ha semplicemente riportato questo caso, ma non ha espresso la sua approvazione in merito. Il sig. Emanuel Segre Amar non mi pare abbia partecipato all’incontro di rabbini cui aveva partecipato Rav Birnbaum e non può aver ascoltato le sue parole. Quindi avrebbe dovuto essere più attento nel riportare le sue idee.
Nel seguito il testo della teshuvà e in particolare la nota n. 4 che la conclude che mi sembra illuminante.
Con questo non intendo esprimere la mia opinione, ma solo riportare le cose per quel che sono. Penso che ogni situazione vada giudicata per se stessa e non esistono situazioni identiche: ciò che può essere permesso a Parigi o a Kfar Haroè non è detto che debba essere permesso a Torino o a Roma. Ma questa è proprio la funzione del rabbino locale così come il Responso mette in evidenza proprio nella sua parte finale.
Con l’auspicio che vehaemet vehashalom ehavu che ognuno di noi ami la verità e la pace.
Rav Scialom Bahbout
Traduzione del Responso.
בבקשה: חלק ה/ע”ו, מהאתר:
http://www.eretzhemdah.org/ebooks.asp?lang=he&pageid=3&top=1&cat=2
Bemarè habazak (vol. 5, pag. 123)
Berlino Germania
Marheshvan 5762
Sheelà numero 76: Mesibbà per la fine dell’anno civile nel salone delle feste della Comunità
Domanda. Mi è stato chiesto da un organizzatore privato di eventi se poteva ricevere il salone delle feste per festeggiare (la fine dell’anno civile) cosa che fatta fino ad oggi in sale non ebraiche.
1) in linea di principio è proibito festeggiare questa notte (ultimo dell’anno) – anche se non c’è nessun segnale cristiano?
2) E’ un problema se questa festa viene fatta nei locali della Comunità ebraica?
3) può avere influenza sulla decisione halakhica, se il motivo per cui attraverso ciò (organizzando la festa nella comunità) le persone mangeranno cibo kasher?
Risposta
1) E’ proibito festeggiare l’ultima notte dell’anno
2) Il fatto che la festa venga tenuta nei locali della Comunità, la rende anche più problematica.
3) Il fatto che le persone mangeranno cibo kasher non ha influenza per permettere la mesibà
E nonostante ciò, se il rabbino locale ritiene che esiste una necessità particolare per fare la mesibà nei locali della Comunità – come parte della sua azione per salvare ebrei lontani e per combattere l’assimilazione – purché non ci sia nessun segno di idolatria nella messibà, ha su chi appoggiarsi (nota n. 4)
(Nota 4. questa è l’opinione di rav Nahun Rabinovitz e ci è stato anche comunicato che rav Zvì Neria ha permesso di fare una messibà del genere in una Yeshivà del Benè Akiva in kfar Haroè per gli studenti del programma Naalè (Giovani che salgono in Israele senza genitori) dall’Unione Sovietica affinché non andassero nelle feste organizzate nei kibbuzim vicini.