Tempio di via Eupili – Milano
Alla fine del Libro di Vayikrà, diversi capitoli sono dedicati alla descrizione delle ricompense che ricevermo se osserveremo le mitzvot e delle punizioni che ci colpiranno se decidessimo di ignorarle. La Parashà di Bechukotai inizia con il versetto “im bechukkotai telèchu” (Vayikrà 26:3). La maggior parte traduce questa frase come “se seguirai i Miei decreti”. Tuttavia, la parola telèchu deriva dalla radice ebraica halach, che significa camminare, e quindi questa frase potrebbe essere tradotta letteralmente come “se camminerai secondo i Miei decreti”.
I commentatori si sono concentrati su questa frase. Perchè viene usata questa espressione? Uno dei commentatori che ha affrontato questa questione è Rav Chaim Ibn Attar. Nel suo commento alla Torà, Or HaChaim, cita, per fornire una possibile risposta, lo Zohar. Secondo lo Zohar, una delle caratteristiche che contraddistinguono l’uomo rispetto alle altre creature è il fatto che “cammina”. La differenza essenziale tra uomo e bestia è che l’uomo è in grado di raffinarsi in qualcosa di molto superiore rispetto a ciò che è alla nascita. L’uomo è infatti dotato del potenziale per avanzare e cambiare, può diventare migliore domani di quanto non sia oggi. Il tratto essenziale nell’uomo è che quando resta sempre allo stesso posto si sente insoddisfatto. Il bisogno dell’uomo di andare avanti è una motivazione importante per lo sviluppo personale, così come per il successo della società. In questo senso, quindi, l’osservare le mitzvot, aiuta ad andare avanti, a non stare fermi sul proprio posto, a progredire.
Rav Levi Yitzchak di Berditchev commenta su questo versetto: Viene usata questa espressione perchè la persona giusta è considerata colui che “cammina” poiché cammina passo dopo passo e questa camminata è simile al principio di “mitzvà goreret mitzva“, l’osservare una mitzvà porta a farne un’altra… e a chiunque cammini ogni singolo giorno verso un livello più alto viene promesso l’Olam Habà (il mondo a venire) (Kedushat Levi sulla Parashà di Bechukotai).
Il Midrash interpreta questo versetto accostandolo ad un altro versetto nel Libro dei Tehilim. David haMelech scrive: “Ho considerato le mie vie e ho riportato i miei piedi alle Tue testimonianze” (Tehilim 119:59). Il Midrash spiega che David haMelech utilizzando questo modo di esprimersi dice a D-o: ‘Padrone dell’Universo, ogni giorno penso e decido di andare in questo o in quel posto… Ma i miei piedi continuano a riportarmi alle sinagoghe e alle case di insegnamento» (Vayikra Rabba 35,1). A un livello semplice, il versetto nei Tehilim sembra dire che ogni giorno l’uomo riflette su dove andare ma, indipendentemente dalla destinazione che decide di prendere, i suoi piedi finiscono sempre per condurlo in una sinagoga o in una casa di studio, luoghi di santità. Lo Sfat Emet, tuttavia, ha un approccio diverso rispetto a quello di questo Midrash. Tutto nel mondo contiene la stessa scintilla divina intrinseca. In alcuni luoghi questa santità è più evidente, mentre in altri è più nascosta. Secondo lo Sfat Emet, quindi, David haMelech sta dicendo che, nonostante il fatto che durante il giorno possa recarsi in un certo numero di luoghi diversi, ovunque vada, anche se è diretto verso la destinazione più mondana, incontra la Presenza Divina nella stessa misura in cui la troverebbe in una sinagoga o in un luogo di studio. In altre parole, la realtà interiore del mondo è identica ovunque. C’è una sorgente di spiritualità nascosta sotto la superficie di ogni momento e di ogni luogo. A volte è più facilmente accessibile e altre volte richiede uno sforzo maggiore per scavare abbastanza in profondità per raggiungerla. La nostra sfida è attingere a questa fonte di infinita santità che è presente in tutti i nostri sforzi e in ogni luogo.
Si pensa spesso che l’apprendimento della Torà e la tefillà, in contrasto con il resto delle nostre attività quotidiane, siano due degli unici modi per entrare in contatto con D-o. La spiegazione fornita dal Midrash e dallo Sfat Emet rappresenta un’incoraggiamento a sforzarci di raggiungere una connessione con la Presenza Divina ovunque e sempre. La presenza di D-o può essere vista in quasi tutto, dall’ammirare un tramonto sulla spiaggia all’ascoltare le risate dei bambini mentre giocano. Prestando attenzione ai dettagli che esistono e che diamo per scontanti nel nostro mondo, possiamo elevare il nostro livello spirituale e raggiungere un livello molto più alto, creando e avendo continue occasioni per ringraziare D-o.
L’istinto umano di andare avanti, raggiungere obiettivi, a volte sembra essere senza fine. In effetti, questo stimolo è uno dei motivi più forti per fare, creare e agire. Indubbiamente, questo è un tratto significativo che aiuta le persone a realizzare cose che altrimenti non avrebbero potuto realizzare. Rav Nachman di Breslav vedeva questo tratto come l’essenza dell’anima di una persona.
Ogni persona, a seconda del proprio livello, brama e si sforza di realizzarsi e di realizzare qualcosa, acquisire conoscenze, desiderare, bramare e far avanzare ed espandere i propri orizzonti spirituali in aree che non ha mai conosciuto.
In questo senso quindi la parola usata per iniziare la nostra Parashà acquisisce più senso ed è la parola più corretta. Non stare fermo, sii curioso, studia, ringrazia D-o per i doni che ti fa ogni giorno, ringrazia il prossimo e i tuoi maestri per ogni nuovo insegnamento. Questa è la via giusta per intraprendere il cammino della vita.