Davide Romano, Direttore del Museo della Brigata Ebraica – Milano
Anche questo 25 aprile abbiamo partecipato con le insegne della Brigata Ebraica al corteo della Liberazione. Lo abbiamo fatto non solo in nome dell’antifascismo ma soprattutto della democrazia e dell’integrazione. Già l’anno scorso, infatti, invitammo a marciare insieme a noi la comunità ucraina milanese che accorse in massa. Purtroppo, fu vittima di qualche contestazione da parte di sparuti putiniani: “assassini” e “nazisti” sono alcuni degli epiteti che dovettero subire persone che già a quel tempo avevano i loro cari sotto le bombe dei cosiddetti “denazificatori” russi.
Ma sono certo che – nonostante questo singolo spiacevole episodio – sia stato comunque importante per gli ucraini sentirsi per la prima volta parte del 25 aprile, dove hanno potuto provare l’abbraccio e l’affetto della stragrande maggioranza dei partecipanti al corteo. Anche così si integrano le comunità straniere: coinvolgendole nella Festa della Liberazione, facendo sentire la nostra vicinanza ai loro partigiani di ieri e di oggi, e valorizzando la parte migliore delle varie comunità. Ieri uno degli striscioni portati dalla comunità ucraina ricordava i loro soldati che – insieme a quelli polacchi – presero parte alla strategica battaglia di Montecassino che assestò un colpo decisivo ai nazifascisti.
L’Italia ha una ricchezza multietnica che va valorizzata e di cui non dobbiamo mai dimenticarci, soprattutto il 25 aprile. Perché un domani siano anche gli appartenenti a queste comunità a sostenere il ricordo di una democrazia riconquistata, talvolta proprio grazie al sacrificio di loro connazionali.
Quest’anno oltre agli ucraini abbiamo invitato al corteo anche i dissidenti iraniani. Perché siamo con loro, con la loro coraggiosa lotta al regime degli ayatollah. Chiedono libertà e democrazia e stanno rischiando e perdendo la vita per esse ogni giorno, come nella migliore tradizione partigiana. Non vedono l’ora di fare la pace con Israele e di interrompere i flussi di denaro che dal regime vengono mandati a finanziare il terrorismo islamista che colpisce Israele, l’Iraq, il Libano e tanti altri Paesi. Insieme agli iraniani, ci hanno raggiunto anche dei cubani contrari al regime. Non dobbiamo infatti mai dimenticare che stare dalla parte della democrazia significa anche non concedere legittimazione a regimi illiberali. La tradizionale presenza all’interno del corteo del 25 aprile di sostenitori di regimi dittatoriali (dal regime cubano a quello palestinese, passando per quello russo, cinese o siriano) mi ha sempre lasciato perplesso.
Se si crede davvero nella democrazia, infatti, non si può andare a braccetto con i sostenitori di chi uccide gli oppositori, trucca le elezioni e abolisce la libertà di stampa. Peraltro, sono meno rari di quanto si pensi i casi in cui i fiancheggiatori di questi regimi rappresentano una minaccia per quei dissidenti loro connazionali che vivono nel nostro Paese. Le spie dei regimi sono sempre presenti nelle diaspore, lo sappiamo bene noi ebrei italiani che abbiamo visto uccidere in Francia i fratelli Rosselli per mano del regime fascista. Qualcuno teme che con questi inserimenti stranieri a fianco della Brigata Ebraica rischiamo di diventare troppo “esotici”. A costoro rispondo che la Festa della Liberazione non deve essere un evento nazionalista in cui debbano esserci solo italiani che celebrano loro stessi. Deve invece sempre più rispettare la pluralità degli Alleati e le nazionalità di chi è caduto per la nostra libertà.
Deve quindi essere una festa aperta a tutti, agli italiani di ieri e a quelli di domani. E se per integrare la Brigata Ebraica nel corteo ci sono voluti anni, di certo non possiamo fermarci qui: è importante invece continuare nel rendere il corteo del 25 aprile ogni volta sempre più inclusivo verso altre nazionalità. Ieri la Brigata Ebraica non è stata contestata (a parte qualche singolo squilibrato), ma lo sono state le bandiere USA e della NATO che stavano vicino a noi. La strada per costruire un 25 aprile che rispetti la storia e i Paesi democratici è appena iniziata, ma ieri abbiamo sicuramente fatto un altro passo avanti.