Bova Marina (RC): nuovo Parco archeologico della Sinagoga ebraica
Giovedì 24 giugno pv alle ore 11,30 nella sala Giuditta Levato del Consiglio Regionale sarà presentato alla stampa il nuovo Parco archeologico della Sinagoga ebraica di Bova Marina, che aprirà i battenti domenica 27 giugno alle ore 17. Nel 1983 durante i lavori per la realizzazione di un tratto della S.S. 106 Jonica, che da Reggio Calabria va a Locri, in località Deri nel comune di Bova Marina, presso la foce della fiumara San Pasquale fu rinvenuto un monumento di eccezionale interesse, una sinagoga ebraica tardo imperiale, tra le pochissime della diaspora di cui resta una documentazione materiale.
In un primo momento l’impianto ritrovato dagli operai fece pensare ad una villa romana, ma successivamente, dalle figure riprodotte nel mosaico che ornava una delle sale dell’impianto, fu chiaro che ci si trovava davanti ad una sinagoga identificata grazie ai simboli di culto rappresentati a mosaico: il nodo di Salomone e la menorah, il candelabro a sette bracci. Gli studiosi ne definiscono la cronologia tra il IV ed il VI secolo d.C., quando sembra che una distruzione violenta abbia posto fine alla vita dell’edificio e, conseguentemente, alla comunità ebraica del luogo.
Le testimonianze portate alla luce dagli scavi condotti successivamente dalla Soprintendenza Archeologica della Calabria sono significative per la ricostruzione dell’intera struttura che si identifica come la più antica sinagoga della diaspora ebraica in Occidente seconda solo a quella di Ostia (I sec. d.C.).
L’area contiene numerose tracce che testimoniano l’intreccio di culture differenti che si svilupparono nel territorio calabrese: le indagini archeologiche hanno consentito, infatti, di apprezzare come in questo sito della Magna Grecia (forse identificabile con l’antico abitato di Skyle, riportato negli itinerari della Tabula Peutingeriana), durante la fase romana imperiale, si sia sviluppata la convivenza tra popolazione locale ed osservanti della fede giudaica.
A distanza di quasi vent’anni, con il percorso della superstrada che anziché essere spostato di qualche metro per consentire una fruizione significativa del luogo fu solo sopraelevato, un progetto promosso dall’Amministrazione comunale di Bova Marina e dalla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, con la consulenza dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria valorizza il ritrovamento e crea un parco intorno ad esso.
Il primo progetto di valorizzazione nasce nel luglio del 2006 grazie a un bando della Regione Calabria per l’elaborazione di proposte progettuali nell’ambito dell’Asse II Beni Culturali – POR Calabria 2000-2006. La proposta, denominata “Tra Leucopetra e Capo Eraclion”, prevede la valorizzazione dei contesti archeologici di Lazzaro e Bova Marina-San Pasquale .
Il progetto attuale, “Parco di S. Pasquale (sinagoga ebraica)”, viene finanziato dalla Regione Calabria all’interno dell’Accordo di Programma Quadro “Beni ed attività culturali per il territorio della Regione Calabria”, con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, e prevede interventi per la creazione di un parco per la valorizzazione del patrimonio archeologico di età greco-romana e, più in generale, del millenario percorso di civiltà di questo territorio.
Nel 2009 vengono completati i lavori per la realizzazione del Parco Archeologico della Vallata del San Pasquale – ArcheoDeri, testimonianza concreta dell’utilizzo di quest’area ionica, in età romana imperiale, anche da parte di una comunità ebraica.
All’interno di questa area sottoposta a vincolo archeologico si trova il complesso edilizio appartenente ai baroni Nesci di Sant’Agata costituito dalla residenza signorile, oggi in stato di rudere, dalla cappella privata e dai manufatti utilizzati per la lavorazione del bergamotto e delle olive di cui fa parte l’ex frantoio, struttura interessata dal progetto del parco. Questo fabbricato ha una datazione che può farsi risalire, dalle notizie dirette raccolte dagli eredi Nesci, agli inizi del XX secolo, probabilmente intorno agli anni ’20. Dagli stessi eredi Nesci si ipotizza una progettazione commissionata ed una ditta specializzata del Nord Europa (svedese?), evidenziata da una lineare e razionale distribuzione degli spazi e delle strutture di produzione ancora visibili.
L’ex frantoio è stato ristrutturato per ospitare al suo interno un Centro di documentazione del territorio, con spazi da dedicare ad attività culturali e formative in materia di salvaguardia e conservazione dei beni culturali ed ambientali del territorio (convegni, seminari, corsi di formazione, stages, ecc.) e uno spazio espositivo dedicato al territorio e alla cultura ebraica.
Nello specifico il Centro al piano terra ospita il percorso che presenta la storia del territorio di Bova Marina e della presenza ebraica in Calabria. L’itinerario didattico è articolato con uno spazio espositivo che illustra la storia degli edifici del complesso agricolo – edilizio dalla famiglia Nesci e le peculiarità culturali dell’Area Ellenofona, insieme ad un interessante percorso storico che evidenzia il ruolo delle comunità ebraiche in Calabria. Il progetto museale nasce da un’idea della prof.ssa Rosa Maria Cagliostro,responsabile scientifico dell’intero progetto del Parco, e dall’arch. Luigi Zumbo con l’allestimento del prof. Gianni Brandolino e della dott. Chiara Corazziere, che ha curato anche la grafica dei pannelli didattici e promozionali del luogo.
Al piano superiore una biblioteca con testi riguardanti la storia dell’ebraismo nell’Italia Meridionale e la cultura greco-calabra, una sala di consultazione multimediale ed una sala per conferenze ed esposizioni temporanee.
La realizzazione del progetto ha visto impegnato il Comune di Bova M.na con la giunta Zavettieri e l’attuale condotta dal dott. Squillaci,la Direzione regionale dei Beni culturali guidata dall’arch.Francesco Prosperetti, la Soprintendenza archeologica con la dott. Lattanzi, quindi la dott.Zarattini, la dott. Greco e oggi con la dott. Bonomi, le responsabili di zona dott.Andronico e dott. Agostino,la Regione Calabria erogatrice dei finanziamenti comunitari, l’Università Mediterranea con un primo accordo siglato dall’ex Rettore Bianchi e quindi dal Consorzio Cerere presieduto dalla prof. Marisa Cagliostro,che ne ha coordinato l’attuazione facendo anche da tramite tra le varie componenti. Il progetto di recupero del frantoio ex Nesci si deve al prof.arch.Fabio Mariano con la consulenza tecnico-strutturale dell’ing.Lamura. Il progetto della caffetteria e della sistemazione esterna si deve all’arch. Luigi Scaramuzzino. I lavori sono stati eseguiti dalla dittà Sgrò.
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