Negli scorsi giorni è stata inaugurata in pompa magna a Roma, nel Braccio di Carlo Magno al Vaticano, la mostra Verbum Domini-Devar HaShem. Erano presenti numerosi invitati provenienti da tutto il mondo, cristiani ed ebrei, questi ultimi dall’America, dall’Europa e da Israele. Diversi erano i rappresentanti della comunità ebraica di Roma, guidati dal rabbino capo Rav Riccardo Di Segni. La mostra, sponsorizzata da varie istituzioni come l’American Bible Society, la Società Biblica in Italia, i Musei Vaticani e molte altre, ha lo scopo di ripercorrere la storia della Bibbia, “il più proibito, dibattuto e venduto libro di tutti i tempi”, come recita il depliant illustrativo, dall’antichità a oggi. Si parte dai rotoli di Qumran, risalenti a più di duemila anni fa, per arrivare fino ai Sifrè Torah profanati dai nazisti e usati per farne bisacce e suole di scarpe. I circa 150 oggetti esposti, distribuiti in otto sale, includono manoscritti, incunaboli, libri a stampa, reperti archeologici e provengono per la maggior parte da collezionisti privati.
Questa è un’occasione più unica che rara per poterli vedere: infatti, a differenza delle biblioteche e i grandi musei pubblici, i cui tesori sono ben noti, difficilmente si potrebbe avere l’occasione di ammirare tutti insieme i pezzi più preziosi e interessanti di collezionisti privati come Green, Jeselsohn, Sofer (Schreiber) e altri. La mostra è curata dal Dr. Scott Carroll, curatore anche di un museo della Bibbia che sarà edificato a Washington. Per i codici e i libri in ebraico è stato fondamentale l’apporto di Angelo Piattelli (presente anche lui all’inaugurazione), romano di nascita ma da anni residente a Gerusalemme, dove è responsabile del Museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon ed è fra i massimi esperti mondiali di libri ebraici, in particolare di quelli stampati in Italia.
Nella mostra sono presenti codici e libri in diverse lingue (ebraico, aramaico, greco, latino, arabo, samaritano, ecc.). Fra gli incunaboli (i primi libri stampati), da segnalare fra gli altri il commento del Nachmanide alla Torah, stampato a Roma nel 1470 circa, la cui nitidezza non ha confronti con i libri stampati oggi; una Torah con traduzione aramaica e commento di Rashì stampato a Lisbona nel 1491 (notare la data!); una Torah con Haftarot e le cinque Meghillot stampata a Brescia da Soncino nel 1493; una pagina di uno dei primi libri ebraici stampati al mondo (secondo alcuni il primo in assoluto), il commento di Rashì alla Torah, Reggio Calabria 1475. Fra i libri stampati nel 1500, diversi Bibbie pubblicate a Venezia da Bomberg. Fra i manoscritti, una Bibbia copiata in Italia nel 1489, miniata dal famoso miniaturista Matteo da Milano, a Ferrara, circa 1505; una Torah con Targum aramaico del 1264 con un’elaborata micrografia ebraica.
Fra i reperti archeologici, da ammirare la famosa pietra di Jeselsohn, risalente al I secolo a.e.v., nota anche come “un rotolo del Mar Morto in pietra”. Un interessantissimo reperto, scoperto da Scott Carroll stesso, è un manoscritto su papiro trovato all’interno di una mummia, un esempio di uso improprio come quello delle pergamene ebraiche utilizzate in passato in Italia per rilegare libri e registri degli archivi comunali. Fra questi papiri sono stati trovati, oltre a testi biblici, persino frammenti di un’opera sconosciuta di Aristotele.
Nella mostra c’è anche la riproduzione in dimensioni reali della prima pressa per la stampa, con un simpatico personaggio vestito come Gutenberg che, aiutato da un assistente e anche da volontari del pubblico, stampa pagine della Bibbia e le regala poi ai visitatori.
Istruzioni per la visita alla mostra: ingresso libero, aperta fino al 15 aprile tutti i giorni dalle 9 alle 18 (il mercoledì 13-18). Poiché il pubblico che va al Vaticano è internazionale, nelle vetrine non ci sono didascalie ma solo numeri identificativi degli oggetti: all’entrata bisogna munirsi del libretto illustrativo nella lingua preferita (italiano, inglese, spagnolo, ecc.), da restituire all’uscita.
Godetevi la visita!