Nel nostro studiare le Parashot potremmo tendere ad interrogarci sull’esistenza dell’aristocrazia o dell’elitarismo nella società prescritta dalla Torà. La Parashà di Bemidbar forse evoca queste domande più di ogni altra. La Parashà Inizia con l’enumerazione dei leader di ciascuna tribù procedendo poi con i dettagli dei risultati del censimento condotto da Moshè: Viene elencata la popolazione totale di ciascuna tribù come si accampavano e come viaggiavano. La cosa particolare è che la tribù di Levi non è menzionata. fino al terzo capitolo dove apprendiamo del trattamento speciale che riceverà questa tribù ed è solo allora che apprendiamo che i leviti sostituiranno i primogeniti e serviranno al loro posto nel mantenimento del Mishkan, la divisione della tribù di Levi in tre, la nomina dei capi di ciascuna di queste tre divisioni ed infine della posizione centrale dei leviti nella marcia attraverso il deserto. Questa è forse l’origine della domanda sull’elitarismo nella Torà, rafforzata dal fatto che la posizione dei leviim è data per nascita e non per merito. I Chachamim attraverso il Midrash Bemidbar Rabba, capitolo 3, spiegano: “Fu la tribù di Levi a dimostrarsi eroica e fiorire con le sue gesta al tempo in cui gli ebrei fabbricarono il Vitello d’Oro. È scritto, ‘Moshè si alzò alla porta dell’accampamento e disse: “Chi è per il Signore, venga qui!” Similmente al cedro che nella foresta del Libano che è più alto più alto di tutti gli altri alberi, così anch’essi (i leviti) si sono elevati sopra tutto Israele. Così è scritto nel libro dei Salmi (92:14): “Piantato nella casa del Signore”. , fioriscono nei cortili del nostro D-o’”. Il punto di questo Midrash, e di molti passaggi simili, è questo: La posizione d’élite dei leviti fu guadagnata grazie al loro fermo impegno verso D-o. Hanno meritato il loro ruolo speciale grazie al loro coraggio e alla loro dedizione. Questa posizione sembra avere una giustificazione al tempo in cui è avvenuto il peccato del Vitello d’Oro, ma è ancora applicabile oggi?
Il Maimonide scrive: “Non è solo la tribù di Levi, ma ogni persona, se il suo spirito si muove e il suo intelletto matura, può distinguersi dalle masse e stare davanti a D-o per servirLo e può arrivare a conoscereLo e, se cammina in modo eretto nel modo in cui D-o lo ha modellato ed è disposto a scartare tutte le molte considerazioni che gli altri esseri umani hanno per natura. una tale persona è santificata come il più santo dei santi. Anche lui può diventare una porzione speciale e un’eredità di D-o per i secoli. (Maimonide, Mishne Torà). In altre parole, Maimonide ci sta insegnando che ogni essere umano può diventare, in qualche modo, un levita.
Lo Sforno nota che questo censimento è unico, in quanto si contava ogni persona per nome mentre, trentotto anni dopo, quando gli ebrei stavano per entrare in terra d’Israele e furono censiti nuovamente, non si parla di conteggio per nome. Secondo lo Sforno questo è dovuto al fatto che la generazione che lasciò l’Egitto era composta da individui unici, ciascuno degno di essere menzionato, mentre la generazione successiva non era a quel livello. Da questo commento è chiaro come per lo Sforno la generazione che lasciò l’Egitto era più grande della generazione che entrò nella Terra d’Israele. Questo concetto è difficile da comprendere: Le persone che lasciarono l’Egitto erano schiavi che non avevano quasi alcuna istruzione o opportunità di apprendere. Fin da bambini, hanno avuto poco tempo per concentrarsi su qualcosa di diverso dalla stretta sopravvivenza. La generazione che entrò nella Terra d’Israele era nata nel deserto e poteva ogni giorno osservare la Gloria di D-o sul Mishkan, le nuvole di gloria che li accompagnavano da un luogo all’altro, la manna che scendeva giornalmente, il miracolo di una roccia che forniva loro acqua, non erano impegnati a guadagnarsi da vivere; La loro intera attenzione era rivolta all’apprendimento della Torà, liberi da bisogni fisici o distrazioni. Chiaramente, conoscevano più Torà delle persone che avevano appena lasciato l’Egitto. Come avrebbe potuto la generazione precedente essere più grande di questa?
La risposta è: Non importa da dove vieni, è importante il percorso. A nome del Gra si dice che quando una persona lascia questa terra, si troverà davanti al Tribunale Celeste e gli verrà mostrata un’immagine, l’immagine di una grande persona, un individuo che ha cambiato se stesso e ha cambiato il mondo stesso in cui viveva. Verrà domandato a questa persona: “Perché non sei tu?” – “Io? Nel mio piccolo?” risponderà quella persona. “Vuoi che io sia quel grand’uomo? Un talmid chacham, uno tzaddik?» E loro risponderanno: “Quello sei tu, se fossi stato all’altezza del tuo potenziale, se fossi diventato ciò che eri destinato a essere. Il punto è che mostrano una foto di quell’uomo, in base ai suoi talenti e alle sue capacità, in base all’epoca in cui è vissuto. L’unica domanda che fanno è: “Quanto del suo potenziale ha raggiunto? Questa sembra essere la risposta dello Sforno. La generazione che lasciò l’Egitto, non poté studiare la Torà fino a tarda età. La loro crescita ha richiesto loro di rinunciare a tutto ciò a cui erano stati esposti, lasciarsi alle spalle il mondo che avevano conosciuto. Quindi, anche se oggettivamente forse non erano allo stesso livello della generazione successiva, in realtà erano molto più grandi, perché in base alla loro provenienza e al livello che avevano raggiunto, erano cresciuti molto di più.
L’insegnamento che scaturisce dal commento dello Sforno è che il nostro vissuto ha certamente importanza, ma è importante, oltre lo studio e la shemirat mitzvot, il percorso fino a diventare la versione migliore di noi stessi, grazie alle nostre risorse uniche che ci permettono di svilupparci. e influenzare positivamente il prossimo