Bemidbar è la parashà che dà il nome al quarto libro della Torà. In esso sono raccolti i racconti di ciò che accadde durante la permanenza dei quaranta anni nel deserto, prima dell’ingresso nella terra di Israele.
Molti degli episodi narrati sono spiacevoli e finiscono sempre o quasi, con la morte di gran parte del popolo.
Con ciò si vuol insegnare che coloro che uscirono dall’Egitto erano soprattutto esseri umani con i loro pregi ed i loro difetti.
Il deserto è stato considerato il crogiolo del popolo, il luogo nel quale si sono mescolati e fusi elementi di natura diversa, il luogo nel quale per il suo caldo intenso, il popolo è stato plasmato, e da un gruppo di schiavi è divenuto popolo, nell’accezione di “reame di sacerdoti, popolo santo”.
Il deserto è anche il luogo dove il popolo riunito ha potuto ascoltare la parola di D-o, sia direttamente che attraverso l’insegnamento di Mosè.
Il deserto rappresenta il luogo in cui tutta l’Umanità ha potuto ascoltare direttamente dalla voce di D-o gli Aseret ha dibberot – I Dieci Comandamenti, che sono il cardine dell’etica ebraica e del rapporto sociale fra esseri umani e che costituiscono il simbolo della libertà e la garanzia dell’uguaglianza fra uomini.
Il deserto quindi, può definirsi il luogo dove per ogni uomo è possibile ascoltare direttamente la voce di D-o; l’unico luogo al mondo che non appartiene a nessuno e che nessuno può rivendicarne la proprietà. Per questo che la Torà è stata data nel deserto, affinché ogni uomo possa farla sua ed osservarne i suoi comandamenti.
Shabbat shalom e chodesh tov