“I Miei Sabati osserverete…” (Vayikrà 26, 2). Su questo verso si domanda il commentatore cabalista Rabbì Hayim ben Attar, conosciuto con il nome dell’opera da lui composta Or Hachayim; perché mai il testo della Torà ritorna sul precetto dell’osservanza dello Shabbàt, essendo esso già stato detto varie volte? La risposta è che la Torà ha voluto intenzionalmente porre la mitzvà dello Shabbàt vicino a quella che la precede e che è “non fatevi degli dei”. Ciò per insegnarci che così come l’Avodà Zarà (il culto idolatrico) fa da contrappeso a tutta la Torà (come è scritto nel Talmud – Kiddushìn 40a – “chiunque la rinneghi – l’idolatria – è come se riconoscesse l’intera Torà”); altrettanto il precetto dell’osservanza sabbatica fa da contrappeso a tutta la Torà, perché è scritto, nel Talmud Yerushalmì – Berakhòt 1, 5 – che “lo Shabbàt pesa come tutte le mitzvòt messe insieme”.