“Va iar Balak ben Zippor et kol asher asà Israel la Emorì – E vide Balak figlio di Zippor cosa aveva fatto Israele agli emorrei”
La nostra parashà inizia con la descrizione di una azione del corpo umano che è quella del vedere: solitamente un re non vede con i propri occhi ciò che accade al suo o ad altri popoli, ma viene a saperlo attraverso ciò che gli viene riportato.
In questo caso Balak seguiva da vicino le gesta del popolo ebraico, sin dalla sua uscita dall’Egitto: “Hinnè ha am jazzà mimizraim va ichas et en ha arez – ecco il popolo che è uscito dall’Egitto ed ha oscurato l’occhio della terra”.
Balak aveva paura del popolo e quando si ha paura di qualcosa la si tiene costantemente sotto osservazione diretta.
Non è la prima volta che queste espressioni si sentono sulla bocca di un nemico del nostro popolo, ancora oggi si parla di Israele che oscura il volto della terra.
Ogni nemico del popolo ebraico, dal faraone a quelli più moderni, cerca espressioni che influenzino i loro uditori e che li impressionino al punto di escogitare mezzi di annientamento contro di esso.
Balak non sa come fare; ha paura di perdere una guerra contro il popolo, guerra peraltro mai dichiarata, per cui cerca una diversa strategia e si affida a quella dell’incantesimo.
E’ impensabile che un re, seppure pagano, possa credere che attraverso il vaticinio e la maledizione si possa annientare un popolo!
La cosa peggiore è ciò che lui dice ai suoi saggi, riguardo invece a ciò che dirà la Torà, quando lo stregone Bilam, intento a maledire il popolo lo vede “giacere fra le sue tribù”.
Balak ha paura del popolo ebraico, nello stesso modo di cui ne ha paura il faraone; la Torà adopera lo stesso termine “vajakoz” che esprime la condizione di “spina” nel fianco.
Israele è considerata da tutti i suoi nemici una spina nel fianco, non tanto militarmente, quanto per il fatto di esistere.
Sia nei confronti del faraone, che nei confronti di Balak il popolo ebraico, non aveva mai manifestato intenzioni bellicose: Israele ama stare tranquilla, proprio come è scritto: “shokhen lishvatav – se ne giaceva fra le sue tribù”.
Il fatto si manifesta proprio nel momento in cui lo stregone Bilam si accinge a maledirlo, perché è impossibile che espressioni di bestemmia o maledizioni si possano avverare nei confronti di un popolo.
Tanto più quando un popolo, seppur piccolo come Israele è compatto, nulla può contrastare la sua esistenza.
Questo è accaduto nel corso dei secoli e questo accadrà nel futuro.
Shabbat shalom