In una discussione del 1907, un giovane studente mette in discussione addirittura il miracolo dell’olio consacrato degli otto giorni della festa. Come reagisce il rabbinato italiano a tanta temerarietà? Ce ne parla rav Jacov Di Segni
Una conferenza. È un sabato sera, 21 dicembre 1907, da poco è passata la festa di Chanukkà, e nella Comunità di Modena, alla presenza del Rabbino Capo, Giuseppe Cammeo, in una spaziosa sala sfarzosamente illuminata dell’Asilo Israelitico, “il colto giovane modenese Ecc. sig. Gustavo Castelbolognesi”, allievo del Collegio Rabbinico di Firenze, “lesse davanti a un pubblico scelto e numeroso una bellissima conferenza” dal titolo “Una delle pagine gloriose dell’Ebraismo” (resoconto di Rav G. Cammeo, Corriere Israelitico, anno XLVI n. 9, pag. 292-293). Il giovane maskil Gustavo Bonaventura Castelbolognesi (Modena, 1884 – Milano, 1947) sarebbe poi diventato Rabbino Maggiore nel 1913 e Rabbino Capo di diverse comunità, tra cui Tripoli e Milano.