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Cultura ebraica a tutto campo

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Author page: Rav Alberto Somekh

Dove porta la porta

Le porte sono fatte per essere aperte o per essere chiuse?

Moked.it ‍‍19/03/2025

Mi spiego meglio: le porte servono per segnare il passaggio da un ambiente all’altro, introducendo chi le attraversa a una nuova esperienza, una nuova fase della sua esistenza, o per selezionare, se non addirittura precludere un transito del genere? I due versetti dell’Hallèl ben noti: «Apritemi le porte della giustizia, passerò per esse, ringrazierò D. Questa è la porta per H., i giusti passeranno per essa» (Tehillim 118, 17-18) è così commentato dal Midrash Shocher Tov: «Nel mondo a venire si chiederà a ciascuno che cosa ha fatto nella vita. Se risponderà: ho dato da mangiare agli affamati, gli si risponderà: Questa è la porta per H.’, entra pure». Così anche a chi avrà risposto: ho dato da bere agli assetati, ho dato da vestire agli ignudi, ho cresciuto degli orfani. Ma quando si presenta il re David e dichiara: «Le ho fatte tutte», gli si spalancano tutte le porte. La cosa può essere paragonata a un mercante in viaggio con la sua mercanzia. Incontra coloro che minacciano di ucciderlo, li paga; incontra i rapinatori, li paga. Ma quando infine arriva alle porte della città, i gabellieri gli dicono di stare attento, perché lì c’è il governatore: «Se non versi tutti i dazi, ti confisca tutto». Nel primo versetto che esprime la richiesta dell’uomo, “porte” è scritto al plurale e “giustizia” al singolare: uno crede che sia sufficiente un solo merito affinché gli vengano aperte tutte le porte. Nella risposta di D., invece, è tutto l’inverso: “porta” è scritto al singolare e “giusti” al plurale. Il punto di transito è uno solo, ciò che conta è l’insieme delle Mitzwot: ha diritto alla ricompensa solo colui che si è dato da fare per compierle tutte.

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