Fanno scalpore le parole contenute nel memoir appena uscito in Israele. Ma sua madre e i fratelli la smentiscono: “Padre attento e amorevole”
Sharon Nizza
“Un meraviglioso uomo di famiglia e un uomo di pace e moderazione”, così Fania, la figlia maggiore di Amos Oz, si separava dal padre, mancato nel 2018 a causa di un tumore. A sconvolgere l’immaginario collettivo di uno degli intellettuali israeliani più amati, noto in tutto il mondo per la sua prosa tradotta in trenta lingue e per l’impegno civile contro il fanatismo, è la secondogenita di Oz, Galia, 56 anni, anche lei scrittrice, che ha pubblicato un libro autobiografico, “Qualcosa travestito da amore”, in cui denuncia i “continui abusi, fisici e mentali”, subiti dal padre.
“Durante la mia infanzia, mio padre mi ha picchiato, insultato e umiliato. Era una violenza creativa: mi trascinava dentro casa e mi buttava fuori. Mi chiamava spazzatura. Non si trattava di una perdita di controllo passeggera o di uno schiaffo qui e lì, ma di una routine di abusi sadici. Il mio crimine ero io stessa, quindi la punizione era interminabile. Aveva bisogno di assicurarsi che mi sarei spezzata». Con questo durissimo j’accuse si apre il libro uscito ieri in Israele, tra lo sconcerto generale del grande pubblico e degli intellettuali israeliani. Fania Oz-Salzberger, la figlia maggiore, storica con cui Oz intratteneva un rapporto molto stretto che li ha portati anche a pubblicazioni congiunte, ha rilasciato una dichiarazione a nome della famiglia: “Abbiamo conosciuto un padre diverso, caloroso, affettuoso, che ha amato la sua famiglia con un amore profondo pieno di preoccupazione, devozione e sacrificio. La maggior parte delle accuse che Galia gli lancia contraddice completamente i nostri ricordi. Galia ha scelto di tagliare ogni rapporto con noi sette anni fa. Papà, pur non riconoscendosi nelle sue accuse, ha cercato fino all’ultimo suo giorno di parlarle e di capirla. Il dolore di Galia probabilmente è vero e struggente, ma noi abbiamo ricordi diversi. Totalmente”. In un post molto intimo, il figlio minore, Daniel, poeta 42enne, pur chiedendo di non giudicare Galia e sostenendo di poter intravedere un nucleo di verità nelle sue parole, ha descritto il padre come “la persona più buona che abbia mai conosciuto”. “C’è un arcano nella mia vita” ha continuato. “Non so veramente cosa abbia ucciso lentamente mio padre: il cancro o il fatto che mia madre vivesse il lutto ‘di una figlia morta’”.
Nili, l’inseparabile compagna con cui Oz ha condiviso 66 anni di vita, è descritta nel libro della figlia come vittima della stessa violenza. “Posso garantire che nessuno ha fatto del male ai miei figli” ha dichiarato alla radio. “Io so cosa è successo. È una storia problematica. Ma non intendo dire nulla al riguardo. Il problema è di chi ha scritto quelle parole”.
Tra i pochi a esprimersi apertamente sulla vicenda, lo scrittore Yehuda Atlas, molto vicino a Galia Oz, che ha raccontato di essere a conoscenza di questi racconti. “Evidentemente anche la luna ha un lato oscuro”. Dorit Zilberman, scrittrice e studiosa delle opere di Oz – nonché parente della moglie dello scrittore – a colloquio con Repubblica non nasconde il turbamento. “Shock. Siamo tutti scioccati”. Racconta che, quando sette anni fa Galia ruppe con il padre e poi con il resto della famiglia – impedendo anche ai figli di interagirvi -, Oz le rivelò solamente di aver detto “qualcosa che non avrei dovuto dire e non sono più riuscito a farmi perdonare”. “Voglio pensare come Amos ci ha insegnato, quando dei palestinesi diceva che era necessario sentire il dolore delle due parti e non giudicare. Ecco, scelgo di non giudicare”.