Tre momenti del giorno
L’usanza di pregare tre volte al giorno in determinati momenti della giornata era certamente nota fino dai tempi biblici: “Alla sera, al mattino e al pomeriggio mediterò e gemerò ed Egli ascolterà la mia voce” (Salmi LV, 18). L’origine di questa usanza però è oggetto di discussione nel Talmud: “È stato insegnato: Rabbi Josè ben Rabbi Chaninà diceva: Le preghiere furono istituite dai patriarchi. Rabbi Jehoshua ben Levi diceva: Le preghiere furono istituite in corrispondenza ai sacrifici quotidiani. C’è un insegnamento che concorda con quello di Rabbi Josè ben Rabbi Chaninà e un altro che concorda con quello di Rabbi Jehoshua ben Levi.
L’insegnamento che concorda con quello di Rabbi Josè ben Rabbi Chaninà dice: “Abramo istituì la preghiera mattutina, come è detto” e Abramo si recò di mattina presto nel luogo in cui era stato al cospetto del Signore (Genesi XIX, 27), e stare (‘amidà) non è altro che pregare, perché si dice: “E Pinechàs stette (va–ja ‘amòd) e pregò” (Salmi CVI; 30) (1).
Isacco istituì la preghiera vespertina, come è detto: “E UIsacco uscì verso sera nella campagna per meditarvi” (Genesi XXIV, 63), e meditare (Sichà) non è altro che pregare, infatti si dice: “La preghiera dell’afflitto quando è sgomento e, davanti al Signore, effonde la sua meditazione (sichà)” (Salmi CII, 1).
Giacobbe istituì la preghiera serale, come è detto: “Egli capitò (va–ifgà’) in un luogo (2) e vi pernottò” (Genesi XXVIII, 11) e capitare (peghi’à) non è altro che pregare, infatti si dice: “E tu non pregare, né innalzare per loro lamento e preghiera e non avvicinarti (tifgà’) a me” (Geremia VII, 16).
C’è un insegnamento che concorda con quello di Rabbi Jehoshua ben Levi; perché hanno detto che la preghiera mattutina si può recitare fino a mezzogiorno? Perché il sacrificio quotidiano del mattino si poteva fare fino a mezzogiorno… Perché hanno detto che la preghiera vespertina si può recitare fino alla sera? Perché il sacrificio pomeridiano si poteva fare fino alla sera… Perché hanno detto che per la preghiera serale non c’è un tempo fisso? Perché le membra e i grassi (del sacrificio pomeridiano) che non si erano consumati prima del calar della sera, continuavano a bruciare per tutta la notte. Perché hanno detto che la preghiera di Musaf (3) si può recitare in un qualsiasi momento della giornata? Perché il sacrificio di Musaf si poteva fare in qualsiasi momento della giornata (4).
Delle due opinioni espresso nel Talmud, Maimonide (5) sceglie la seconda perché, a differenza della prima, giustifica anche l’aggiunta di una preghiera speciale per le feste (Musaf).
L’opinione di Rabbi Josè ben Rabbi Chaninà viene probabilmente intesa da Maimonide come una semplice ashmachtà, e cioè appoggio ulteriore, a conferma di un’usanza o di un precetto non chiaramente menzionato nella Torà.
Nel Talmud a fronte di queste due interpretazioni, che potremmo definire in una certa misura storiche, ne troviamo un’altra che collega le preghiere ad alcuni mutamenti nella natura, e che l’uomo avverte in modo particolare: “Rabbi Shmuel bar Nachmani dire: Ti ringrazio o Signore, Dio mio e Dio dei miei padri, che mi hai fatto uscire dalle tenebre; al pomeriggio, l’uomo deve dire: Ti ringrazio, o Signore, o Signore, Dio mio e Dio dei miei padri, perché così come mi hai mostrato il sole a oriente, me lo hai mostrato a occidente; alla sera deve dire: Tu sia gradito, o Signore Dio mio e Dio dei miei padri di farmi uscire dalle tenebre così come dalle tenebre mi hai portato alla luce” (6).
Altre interpretazioni più tarde vedono nelle tre preghiere un mezzo per produrre nell’uomo quei mutamenti che sono possibili solo attraverso un’educazione quotidiana di sé.
Secondo Jeshajà Horowitz (7), scopo delle tre preghiere è rafforzare nell’uomo la fiducia di Dio, perché essa sola può permettergli di superare completamente le prove che gli riserva la vita: “Dato che la vita dell’uomo si divide in tre parti — gli anni della crescita, della stasi e della decadenza —, i nostri Maestri stabilirono di recitare tre preghiere al giorno: Shachrit, Minchà e Arvit… al mattino, nel momento della crescita, al pomeriggio, nel momento della stasi e alla sera nel momento della decadenza, per insegnarti che Egli, benedetto sia, ci fornisce tutto ciò di cui abbiamo bisogno in questi tre momenti — nei nostri periodi di crescita, di stasi e di decadenza —, e senza il Suo aiuto non potremmo sopravvivere e resistere per un solo istante” (8).
Scrive il Maharal (9) di Praga: “… perché si dicono tre preghiere in determinati momenti (della giornata)? … Perché è opportuno che l(uomo sottometta se stesso al Signore, benedetto sia, servendolo sia col corpo che con l’anima e con i suoi averi, in base a quanto è scritto”: E amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutti i tuoi averi”. Al corpo dell’uomo si accenna nelle parole “con tutto il tuo cuore” (10), che i Maestri… hanno spiegato (Berachot 54a): “Con i tuoi due istinti, con l’istinto del bene e con l’istinto del male”, “con tutta la tua anima, con tutti i tuoi averi, cioè perfino se Egli ti prende tutto il tuo denaro” (11).
Secondo il Maharal, non c’è niente di più materiale del sonno del mattino, perché in quel momento l’anima è come assopita e inattiva e l’uomo deve fare un grande sforzo per alzarsi e pregare. Compiendo questo atto, l’uomo sottomette il proprio corpo al Signore. La preghiera del pomeriggio, detta nel pieno dell’attività dell’uomo, ha invece lo scopo di distoglierlo dai suoi affari, per fargli consacrare i propri averi al Signore. LA preghiera della sera, che è il momento in cui l’anima umana chiede di riposare, ha infine lo scopo di asservire l’anima al Signore.
Il Maharal osserva però che in fondo, questa interpretazione non contrasta con quelle espresse nel Talmud e in particolare con quella di Rabbi Josè ben Rabbi Chaninà: non a caso Abramo, Isacco e Giacobbe vengono chiamati Avot (patriarchi) e non solo Giusti. Essi sono l’inizio, la base su cui poggia e da cui scaturisce il mondo: come la preghiera unisce la creatura al Creatore, così i patriarchi costituiscono la prima fase di unione tra Creato e Creatore.
Abramo stabilì la preghiera del mattino perché fu il primo dei patriarchi, e Isacco quella di Minchà, che è il momento in cui la giornata arriva al suo compimento. Giacobbe introdusse ‘Arvit perché la sera è il simbolo del Mondo che si affida a Dio: così come l’uomo affida la propria anima a Dio alla sera prima di dormire, così il Mondo è affidato nelle mani di Dio. Giacobbe è infatti, tra i patriarchi, quello che più spesso sia affida a Dio.
Secondo il Maharal di Praga la preghiera ha quindi un ruolo fondamentale; quello di purificare l’uomo da quei difetti che gli impediscono di avvicinarsi a Dio per meglio completarsi.
Per concludere: le preghiere dette in momenti precisi della giornata, hanno lo scopo di collegare l’Ebreo con diversi mutamenti che avvengono nella natura e con alcuni aspetti della Sua storia, sia individuale che collettiva; Esse costituiscono, inoltre un punto di riferimento per la sua continua elevazione dal ruolo di semplice creatura ancora imperfetta, a quello di creatura tendente a un’unione più stabile con Dio.
S.B.
NOTE
(1) Amidà è anche il nome della preghiera delle diciotto benedizioni che si dice stando in piedi.
(2) Makòm, luogo, è nella terminologia rabbinica uno dei modi con cui può essere chiamato Dio stesso.
(3) Preghiera che si aggiunge di Sabato, nei giorni festivi, e di capomese.
(4) Berachòt 26b.
(5) Mishnè Torà, Hilchòt tefillà cap. I, 5.
(6) Talmud Jerushalmi, Berachòt 4°, 1.
(7) Rabbino del 16°-17° sec. di tendenze cabbalistiche, noto come il “Santo Shelàh), dalle iniziali della sua opera più famosa Shené Luchot Ha-berit” (Le due tavole del patto).
(8) Shené Luchot ha–berit, massechet Tamid, ‘Injanè tifillà.
(9) Rabbi Jehudà Low ben Rabbi Bezalel, maestro cabbalista del 16° secolo.
(10) Levav, cuore, è scritto con due bet: da qui l’interpretazione rabbinica dei due istinti.
(11) A. Kariv, Kitvè maharal mi–Prag, (Scritti del Maharal di Praga), Mossad Ha–rav Kuk 5720 pp. 186-187.