Tishà be-av
Il paradosso ebraico
Nella tradizione ebraica la vita e la morte, la gioia e il dolore non sono vissuti necessariamente come due momenti separati; è anzi tipico della mentalità ebraica, anche nel momento in cui la morte e la distruzione sembrano prevalere, indicare la strada per fare riemergere la vita. È questo atteggiamento che spiega il paradosso di Tishà be–av: il digiuno del nove di Av se da una parte è un giorno di lutto che riassume in sé la memoria di tutte le esperienze più tragiche della nostra storia, le più antiche assieme alle più recenti, dall’altra è considerato moèd, giorno di festa: è questo infatti il motivo per cui non si possono recitare le techinnot, le preghiere di supplica dei giorni feriali. Stabilendo questo uso, la tradizione ha voluto esprimere non solo la speranza, ma la certezza che così come le profezie di dispersione e distruzione si erano realizzate, così pure quelle di consolazione e redenzione non avrebbero tardato a manifestarsi. Nessuna generazione meglio della nostra ha avuto la prova di come Israele sia rinato proprio dalle ceneri.
Dopo la fondazione dello Stato d’Israele, molti hanno ritenuto che, nonostante le sue implicazioni di sofferenza e resistenza, Tishà be–av dovesse essere cancellato dall’anno ebraico: invece è proprio alla luce di questa resistenza e sofferenza che va riletta e costruita la storia ebraica.
La tradizione ebraica non si limita alle affermazioni, ma riveste le idee con modi di comportamento precisi e significativi. Infatti, è antico uso in Israele conservare la candela alla cui luce, il giorno del nove di Av, si è letto il libro delle Lamentazioni per accendervi i lumi di Chanukkà. Questo accostamento paradossale tra Chanukkà, la festa che celebra la riconsacrazione del Tempio, e Tishà be–av, il giorno che ne ricorda la distruzione può essere capito ricordando quando affermano i Maestri, e cioè che proprio il giorno in cui fu distrutto il Santuario, nacque il Messia, simbolo della liberazione di Israele dalle leggi della storia che lo vorrebbero già scomparso e della consacrazione di Israele alla sua funzione.
Ebbene: proprio nel momento in cui la luce sembrava oscurarsi la presenza divina si stava manifestando attraverso nuove e misteriose vie.
Non dimentichiamo però che questa certezza di redenzione dipende anche da noi: sta infatti a noi conservare intatto questo debole lume per riaccendere la luce della speranza messianica.