L’unicità della creazione dell’uomo
E Dio creò l’uomo a Sua immagine
La creazione dell’uomo presenta una stranezza rispetto a tutto ciò che fu creato prima di lui sulla terra. Solo per l’uomo è detto che l’intenzione di crearlo precedette la creazione stessa.
1, 26 E Dio disse: facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza.
I commentatori hanno da tempo considerato la parola “facciamo”, che anticipa la creazione dell’uomo, come un segno del superiore livello di questo in confronto a tutte le altre creature. Così si esprime infatti il Ramban:
“E Dio disse: facciamo l’uomo”, Un “maamor” (comando, lett. Detto) è stato dedicato alla creazione dell’uomo, in virtù della sua superiorità, poiché la sua natura non è uguale a quella delle bestie e degli animali che furono creati con il maamor precedente.
Questa idea è stata ampliata, pur se in un’altra direzione, da Rabbi Yehudà Leib Shapira, autore del libro Ha–rechasim le–biq’à (“E i monti vennero spianati”, vedi Isaia 40, 4):
“Facciamo l’uomo”. Viene data un’anticipazione della creazione dell’uomo, e ciò accade anche riguardo alla creazione della donna, cove è detto (2, 18): “non è bene che l’uomo resti solo, gli farò un aiuto”. Questo non avviene per le altre creature… In ciò si rivela la giustizia del Creatore agli occhi di tutti gli esseri, affinché questi siano preparati alla venuta di un dominatore (l’uomo) su di loro, e non abbiano a temere per la sua improvvisa comparsa. Perciò disse loro “facciamo l’uomo” allo stesso modo in cui un re, volendo imporre una tassa sul suo popolo, dice a questo “orsù, poniamo una tassa sul paese, perché ciò è per il vostro bene”1.
La superiorità dell’uomo sulle altre creature è evidenziata anche dal fatto che egli venne creato per ultimo. Il Radaq così afferma:
Per il proprio onore l’uomo fu creato per ultimo, per render chiaro che tutti gli esseri della terra furono creati per lui, ed a lui sarebbero stati sottoposti.
In maniera più ampia si è espresso Rabbi Shelomò Dubna, nel Beur (“Spiegazione”):
… per indicare la maggiore gloria e l’onore con cui (l’uomo) fu circondato rispetto a tutti gli altri esseri viventi, per renderlo solo di poco inferiore a Dio (vedi Salmi 8), per porre in esso un’anima intelligente che riconosca il suo creatore e non inciampi negli ostacoli, e per far sì che egli domini su tutta l’opera della creazione con la forza della sua intelligenza, (Dio) disse accingendosi a crearlo, “facciamo l’uomo”… dopo aver creato tutto ciò per le necessità dell’uomo, per il suo uso e il suo godimento, entri ora il padrone nel suo palazzo.
E in effetti, questa posizione dell’uomo, come scopo ultimo della creazione e come la parte migliore di questa, viene messa in risalto con questi festosi versi:
1, 27 E Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò.
Il tono del verso è poetico ed elevato. Tre volte il verso torna sul fatto che l’uomo fu creato. Per due volte si ripete la differenza fra l’uomo e tutte le altre creature: l’essere stato creato “a immagine di Dio”. Da questo fatto derivano conseguenze gravi e importanti. Da ciò tutto l’onore e la gloria che l’uomo ha, ma anche tutti i suoi obblighi e le sue responsabilità.
Il prof. Guttman, nel suo libro “Religione e Scienza” (Gerusalemme 1966, p. 265), parlando del concetto l’”immagine di Dio”, fa notare:
Si può parlare di immagine solo se vi è un rapporto intimo fra “personalità”. La personalità dell’uomo si trova di fronte alla personalità di Dio. C’è in vero un approccio religioso (non ebraico) che vede nell’annullamento della personalità l’ideale della religione; la personalità dell’uomo viene considerata (secondo questo punto di vista) come una barriera fra lui e la realtà… ma per la religione morale non è così. Solo fin tanto che l’uomo si pone come una personalità, può egli stare in rapporto con Dio. L’uomo rappresenta un mondo a sé stante, e non deve farsi inglobare dalla natura.
Da ciò deriva il valore assoluto dell’uomo, di ogni uomo, poiché ogni uomo è stato creato a immagine di Dio. Come è scritto nella Mishnà (Sanhedrin):
Per questo fu creato un solo uomo (ossia, una sola coppia umana): per insegnarci che chiunque uccida anche una sola persona, viene considerato come se abbia ucciso un mondo intero; e viceversa, sostenere una sola persona, equivale a sostenere il mondo intero.
E questa unicità dell’uomo, di ogni uomo, questa irriproducibilità che rende ogni essere umano un mondo a sé stante e un mondo intero, diverso da chi l’ha preceduto e da chi lo seguirà, emerge anche in queste parole dello stesso brano della Mishnà:
… e per sottolineare la grandezza di Dio, perché a differenza dell’uomo, che quando conia le monete in un unico stampo le produce tutte uguali, il Re dei re, il Santo Benedetto coniò tutti gli uomini secondo l’impronta del primo uomo, ma non ve n’è uno uguale all’altro.
Subito dopo la sua apparizione nel mondo, viene conferita una benedizione a questo uomo creato a immagine di Dio, e gli viene imposto un incarico. Ma egli non è la prima creatura a essere benedetta da Dio. L’hanno preceduto i pesci; anche il contenuto della benedizione è simile, ma con una notevole differenza.
Per i pesci è detto:
1, 22 e Dio li benedisse dicendo “prolificate e moltiplicatevi”.
Per l’uomo si dice:
1, 28 e Dio li benedisse e Dio disse loro “prolificate e moltiplicatevi”.
Ai pesci non viene rivolta la parola direttamente; viene data loro la forza per prolificare e moltiplicarsi, e questa è la loro benedizione. Per l’uomo è differente, perché non solo egli ha in sé la forza di prolificare e moltiplicarsi, ma gli viene detto che prolifichi e si moltiplichi, ed egli sa di avere questa capacità. Ciò che per gli altri esseri è un fatto esistente, per l’uomo è anche un fatto di cui è consapevole.
In modo simile leggiamo nei Pirké Avoth (3, 19):
Caro è l’uomo perché fu creato a immagine di Dio, ma un affetto maggiore gli fu dimostrato facendogli conoscere che fu creato a immagine divina.
Questo uomo che fu creato a immagine di Dio ricevette un incarico nei riguardi del mondo e degli altri esseri così sostanzialmente diversi da lui:
1, 28 e Dio li benedisse e Dio disse loro: prolificate e moltiplicatevi, riempite la terra e conquistatela governate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che si muovono sulla terra.
La parola “conquistatela” può sorprendere. Questo è un termine legato alla guerra, e invece l’uomo – la prima coppia umana – fu creato unico (e non furono create più coppie) proprio con l’intenzione di evitare guerre fra di loro. Come è detto nella Toseftà (Sanhedrin 88):
L’uomo fu creato unico nel mondo affinché non ci fossero rivalità fra le famiglie. E se adesso, pur essendo stato creato unico, le famiglie combattono l’una contro l’altra, a maggior ragione rivaleggerebbero se più di un uomo fosse stato creato.
E con ancora maggiore chiarezza i nostri maestri hanno sottolineato il concetto della fratellanza umana, contro ogni tentativo di dividere l’umanità in “razze” e di distruggere l’amore fra gli uomini.
In Sanhedrin 37a si dice:
Per questo l’uomo fu creato unico… perché vi sia la pace fra gli uomini, e uno non dica al suo compagno: mio padre è più importante del tuo.
Come va inteso, dunque il termine “conquistatela”? Che senso ha questo comando, e la terra di chi dovrà l’uomo conquistare, se fu creato unico?
Bene ha commentato il Ramban:
Diede loro il potere e il dominio sulla terra, perché disponessero secondo la loro volontà di ogni specie e delle piante, estraessero minerali dalle montagne e così via…
La conquista di cui si parla non è quindi una conquista di qualcosa appartenente a un altro uomo, non implica far guerra contro un altro uomo, ma si tratta di combattere contro la desolazione della natura: non un’opera di distruzione e di annientamento, ma di restauro e di costruzione, un’opera civilizzatrice, l’asservimento delle forze della natura, l’addomesticamento degli animali, la coltivazione del “non per farne un deserto l’ha creata, perché sia terreno, lo sfruttamento dei beni naturali, poiché abitata Egli l’ha formata” (Isaia 45, 18; cfr. Gittin 41b). Il diritto a ergersi come dominatore su tutta la creazione e su tutti gli esseri viene conferito all’uomo dal suo creatore che è anche il loro creatore.
1, 28 e dominerete sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su tutte le bestie che si muovono sulla terra.
L’ordine degli esseri viventi seguito in questo verso corrisponde all’ordine nel quale furono creati, i pesci e gli uccelli nel quinto giorno, i quadrupedi e i rettili nel sesto. Tutti furono sottoposti al dominio dell’uomo creato per ultimo – scopo finale di tutta la creazione. Il prof. Guttman, nel libro citato, vede in questo verso l’indicazione della posizione dell’uomo rispetto al mondo.
Da un punto di vista religioso, la posizione dell’uomo non è di sottomissione al mondo. Le forze della natura non sono potenze divine a lui superiori. Egli si trova piuttosto dalla stessa parte di Dio di fronte alla natura.
Quello che viene detto nella benedizione di Dio all’uomo – dall’alto in basso – rivolgendosi in seconda persona all’uomo, viene ripetuto dal divino salmista quando si pone di fronte al cielo e alle sue schiere, e si sente piccolo e umile, ma anche onorato della gloria di chi domina – e si rivolge in seconda persona a Dio dal basso all’alto:
Salmi 8, 4-9 Quando io vedo i Tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che Tu vi hai disposto, esclamò: Che cosa è l’uomo, che Tu lo ricordi, e l’essere umano perché Tu ne tenga conto? Eppure lo hai reso solo di poco inferiore agli esseri divini e lo hai circondato di onore e di gloria; lo fai dominare sulle opere delle Tue mani, tutto hai messo ai suoi piedi: il bestiame minuto e quello grosso, tutti, e anche le fiere della campagna, gli uccelli del cielo e i pesci del mare, ogni essere che percorre le vie del mare.
NOTA
1 La questione del plurale in “facciamo“, oggetto di dibattito dal tempo degli antichi maestri fino ai commentatori contemporanei, non è rilevante per il nostro argomento che riguarda piuttosto la differenza fra l’uomo e le altre creature. Ricorderemo qui per inciso soltanto l’opinione di Rav Sa’adia Gaon, che ci sembra la migliore espressa finora su questo problema; egli afferma, in Emunoth ve-de’oth “Credenze e opinioni“): “la lingua degli ebrei permette a chi è superiore, anche se è un singolo di dire “agiamo, facciamo“. Come disse Balak (Numeri 22, 6): “colpiamolo“, e come disse Daniele (2, 36: “Questo è il sogno. Ora daremo al re la spiegazione.”