Per il nove di Av
Il dolore e la gioia
“Nel giorno in cui è stato distrutto il Santuario è nato il liberatore“. (Ekhà Rabbà 1).
Vi è uno stretto legame tra distruzione e liberazione. La rovina non è mai definitiva, e il punto più basso della caduta è anche l’inizio della risalita. L’affermazione interpretata letteralmente ha dato origine alla credenza della nascita del Messia nel nove di Av. Shabbetài Zevi, il noto falso messia del 1600, sosteneva di essere nato in quel giorno.
“R. Aqivà dice: ‘Chiunque lavora il nove di Av non vede mai un segno di benedizione’. I maestri dicono: Chiunque lavora il nove di Av e non fa lutto per Gerusalemme non ne vedrà la gioia, come è detto ‘Gioite per Gerusalemme… tutti coloro che per lei sono in lutto’ (Is 66:10). Di qui dedussero: ‘Chi fa lutto per Gerusalemme avrà il merito di vederne la gioia, e chi non fa lutto per Gerusalemme non ne vedrà la gioia’“. (Taanit 20b)
La gioia di Gerusalemme è quella della sua ricostruzione e ripopolazione. I Maestri vogliono tra l’altro sottolineare che questo obiettivo è possibile solo se si mantiene la memoria storia della distruzione e la partecipazione affettiva e pratica a questo avvenimento.
“Rabban Shimòn ben Gamlièl dice a nome di R. Jehoshùa: ‘Da quando è stato distrutto il Santuario non c’è un giorno senza una maledizione”. Ravà aggiunge: ‘E ogni giorno la maledizione è peggiore del giorno prima’”. (Sotà 49)
“‘Chi ha appiccato l’incendio dovrà pagare’ (Esodo 22:5). Il signore benedetto disse: ‘Sono Io che devo pagare per l’incendio che ho appiccato; Io ho acceso il fuoco a Sion, come è detto in Lamentazioni 4:11, e Io in futuro la ricostruirò con il fuoco, come è detto: ‘E Io sarò per lei – dice il Signore – come un muro di fuoco intorno, e in gloria sarò entro a lei’ (Zaccaria 10:9)”. (Bavà Kamà 60a)
La forza che sostiene Israele mentre le sciagure si abbattono di continuo e sempre più gravi è la certezza che non si interromperà mai il legame di amore con il Signore che continuerà sempre a proteggere il suo popolo.