Itinerari ebraici/4 La Puglia (L. Fiorentino)
Sannicandro Garganico, Venosa, Trani, Oria, S. Cesarea Terme. Percorrenza totale: 420 km.
Gli itinerari suggeriti nei numeri precedenti di Alef-Dac erano concepiti come percorsi locali, da coprire in una, massimo due giornate. Il presente giro della Puglia si snoda invece su un itinerario di 420 km circa ed è certamente un giro da effettuarsi nel contesto di una più completa visita turistica della regione. L’intero percorso può pertanto essere coperto in più giorni.
La presenza ebraica nella regione ha antichissime origini, in quanto la Puglia fu luogo di transito di mercanti e dei loro traffici già più di duemila anni fa. Da qui passavano persone e merci provenienti dal Medio Oriente e dirette a Roma. Molti porti, primo fra tutti quello di Brindisi, servivano alle navi in arrivo dal bacino del Mediterraneo, mentre la via Appia consentiva ai viaggiatori di raggiungere Roma, evitando il periplo della penisola. Lo stanziamento ebraico in questa regione seguì pertanto le sorti di quei traffici, tanto che tra i centri dove fu più intensa la vita ebraica si annoverano molti dei porti affacciati sull’Adriatico. Nei primi dieci secoli dell’era Volgare l’attività ebraica nella zona fu particolarmente intensa, tanto che moltissimi centri anche dell’interno furono sede di comunità ebraiche.
Dotti ebrei venivano visitati qui da altri ebrei provenienti da comunità del nord-Africa.
Ancora nei primi secoli del nostro millennio, pur se con alterne vicende, gli ebrei rappresentarono una presenza cospicua in tutto il meridione d’Italia.
Di quel periodo le notizie più esaurienti si hanno dagli appunti di viaggio del mercante ebreo spagnolo Benjamin da Tudela, che nella seconda metà del secolo XII viaggiò dalla Spagna verso l’estremo Oriente attraverso l’Europa e il Medio Oriente. Le notizie che ha lasciato sono pertanto del periodo della dominazione normanna, e riguardano numerose comunità tra cui Melfi, abitata allora da 200 famiglie di ebrei, lo stesso numero di Trani, la cui comunità era cresciuta con l’apporto di ebrei e cripto-ebrei provenienti dalla Spagna meridionale, che era stata invasa dai musulmani almoadi. Visitò poi Bari e le altre città che si affacciano sull’Adriatico. Quelle terre passarono poi nel 1198 a Federico II di Svevia, che aveva solo 4 anni e che, finché fu sotto la tutela papale, per ragioni di età accondiscese a seguire le disposizioni politiche del papato. Una volta autonomo Federico si dimostrò particolarmente benevolo nei confronti delle comunità ebraiche dei suoi possedimenti, togliendo tra l’altro ai vescovi il controllo fiscale sulle giudecche e lasciando ad ebrei il monopolio della seta e della tintoria delle stoffe.
Alla fine del XIII secolo, morti Manfredi e Corradino di Svevia i territori pugliesi passarono sotto la monarchia angioina, che con Carlo I e Carlo II, nuovamente legati strettamente al papa, riprese a vessare fiscalmente le comunità ebraiche, ad imporre agli ebrei di portare il segno di riconoscimento, mentre proteggeva, contradditoriamente, alcuni saggi e medici ebrei della corte reale.
Verso la fine del ‘200 si abbatté su quella comunità una violenta ondata conversionistica voluta dai frati domenicani e non ostacolata dal re, con accuse di omicidio rituale e i tratti caratteristici della campagna antisemita.
Il ‘300 si presentò invece come un periodo di maggiore respiro, sebbene vari episodi ricordarono agli ebrei che le sofferenze non erano finite (vessazioni fiscali a Trani e trasformazione in chiese di lacune sinagoghe. Così fu per l’inizio del XV secolo, mentre nel 1442 gli Aragonesi sostituivano gli Angioini al potere. La nuova monarchia accordò agli ebrei un’amnistia e abolì l’obbligo di portare il segno distintivo, mentre episodi isolati di violenza si verificarono a Bari e Lecce nel 1463, e ancora a Lecce, Brindisi e Trani alla fine del secolo. Mentre il 1492 aveva segnato la cacciata degli ebrei dalla Spagna e dalla Sicilia, sembrava che nel resto del Meridione le nubi non si addensassero così minacciose. Determinante fu, per la cacciata finale dal Meridione, la spartizione delle terre del regno di Napoli tra i re di Francia e Spagna. Quest’ultimo, Ferdinando il Cattolico, ottenne da principio Puglia e Calabria, riunendo poi nel 1505 tutti i territori sotto la propria corona, decretando un lento ma definitivo esodo ebraico dalle proprie terre.
Scomparvero nel giro di pochi anni comunità antichissime, mentre molti ebrei evitarono il trasferimento forzato con la conversione, che spesso lo fu solo di facciata, in quanto venivano conservati nel segreto delle case i riti e gli usi della tradizione ebraica.
Di quell’esodo fece parte anche il dotto esegeta, mistico Isaac Abravanel, fuggito dalla Spagna (e divenuto consulente economico del re di Napoli Ferrante, poi del re Alfonso d’Aragona) che abitò gli ultimi anni prima della fuga a Monopoli, abbandonata nel 1503 con destinazione Venezia, dove ebbe ancora incarichi di prestigio.
Le località che si consiglia di visitare hanno in comune le vicende storiche descritte, ma a causa del tempo trascorso dalla data di estinzione di quegli antichi insediamenti è possibile trovare oggi scarse vestigia.
Sannicandro Garganico viene consigliato solo per la storia particolare di cui sono stati protagonisti alcuni abitanti del paese. Nel 1930 Donato Manduzio, dopo aver studiato da autodidatta la Torah, fece proseliti nel paese e chiese alle autorità rabbiniche di potersi convertire con i proseliti. Dopo una certa riluttanza la conversione fu accettata nel 1944. Quasi tutte le 70 persone convertite dopo il passaggio all’ebraismo scelsero di andare a vivere in Israele. Attualmente risiede in paese un piccolo nucleo di ebrei. Passando per Foggia, Candela e Melfi che, come si è detto, ospitò una delle più fiorenti comunità del Meridione, si giunge a Venosa, dove si arriva passando dalla Puglia all’alta Basilicata. Due epigrafi sepolcrali ricordano che a Venosa già nel V secolo alcuni ebrei facevano parte del consiglio municipale; di altre cariche pubbliche parlano due epigrafi più tarde. Vi furono rinvenuti due cimiteri ebraici, uno esterno del nono secolo, un altro sotterraneo di tipo catacombale utilizzato tra il quarto e il settimo secolo. Quest’ultima dovrebbe essere visitabile in futuro, mentre oggi non è accessibile in quanto sono in corso lavori di restauro statico. Da Venosa, per Canosa e Andria, si arriva sulla costa a Trani. Qui, come a Venosa e a Bari, sono state rinvenute iscrizioni sepolcrali in ebraico all’incirca dell’ottavo secolo. Benjamin da Tudela segnala, come si è detto, circa dell’ottavo secolo. Benjamin da Tudela segnala, come si è detto, circa 200 famiglie ebraiche, mentre il traffico di ebrei era molto fitto, perché qui avvenivano più di frequente gli imbarchi per la Palestina.
Per la visita all’antica giudecca, un quartiere di notevoli proporzioni nella parte vecchia, è sufficiente addentrarsi nei vicoli dando le spalle all’insenatura del porticciolo e chiedendo della “via la Giudea”. È una strada stretta e lunga, che passa davanti alla chiesa di Sant’Anna, che sorge sui resti di un’antica sinagoga, del tipo raccolto che architettonicamente è tipica delle comunità della diaspora. Piegando a destra dopo la chiesa si arriva, per vicoli tortuosi, alla chiesa “scolanova”, che nel nome inconfondibile ricorda la vecchia sinagoga che era qui ospitata. La struttura della costruzione, ad una sola navata, con un piccolo abside rivolto ad oriente, ricorda quella di una sinagoga (si chiama anche via sinagoga la stradina che parte proprio da piazza Scolanova). Da Trani, per Bari, Alberobello, Martina Franca, Ceglie Messapico, Francavilla Fontana, si arriva a Oria. Sia la città che la comunità ebraica che fu ospitata ad Oria per molti secoli ebbero un’importanza che ora il piccolo centro dell’interno non ha più. Qui fiorì nell’alto medioevo una rinomata accademia di studi ebraici. Eminenti furono le figure di Shabbatai ben Abraham Donnolo (farmacologo, medico, scienziato, del sec. X) e Achimaaz (poeta del sec. XI), che affermava che il nucleo ebraico di Oria discendeva dai prigionieri che l’imperatore Tito aveva condotto da Gerusalemme.
L’attuale rione Giudea, che ha per simbolo la menorah (che si trova realmente all’ingresso del paese), occupa l’antica giudecca e due colli ad esso adiacenti. Al limite della zona della vecchia giudecca si trova la “porta degli ebrei”.
Da Oria si torna verso Brindisi, in una zona che fu fittamente popolata da ebrei. Si passa per Otranto, fino ad arrivare, quasi al termine della costa adriatica della penisola salentina, a S. Cesarea Terme, dove non è segnalata un’antica presenza ebraica, ma dove si trova una scritta in ebraico su un palazzo della via principale.
La scritta, celeste su parete bianca, ha a fianco una cartina della Palestina prima della formazione dello stato d’Israele. La presenza ebraica qui, che a prima vista sembra esserci ancora (il Comune restaura la scritta di frequente), è stata in realtà temporanea e occasionale. A S. Cesarea rimasero per poco tempo, durante la seconda guerra mondiale, i soldati ebrei della brigata palestinese dell’ottava armata inglese (a quanto si racconta in paese) durante il cammino che, risalendo la penisola con gli eserciti alleati, li avrebbe portati via via verso nord.
Si può completare il giro risalendo la penisola salentina lungo la costa ionica, attraversando altri centri che ospitarono ebrei ma che oggi non conservano nulla di quel passaggio, se non la storia della fioritura anche culturale di quella presenza.
Luca Fiorentino