- Le ali del colombo: I Tefillìn (R. Di Segni)
- La “preghiera col corpo” (S. Bahbout)
- La morte dell’innocente (Stefano Taché) (M.E. Artom)
Viene dal Vangelo la smentita all’accusa di deicidio
Nei libri scolastici di storia viene riportata quasi sempre l’accusa di deicidio, nel quadro di una presentazione più o meno denigratoria dell’Ebraismo. Questa accusa, per secoli argomento centrale dell’antisemitismo, viene però riportata in versioni diverse fra loro; qualche autore accusa i sacerdoti, altri accusano i farisei, in un caso si attribuisce la colpa ad Erode Antippa mentre Ponzio Pilato viene presentato quasi sempre come troppo debole di fronte al Sinedrio. In questa varietà di versioni si trova però un dato comune: gli autori dei testi trascurano dati di pubblico dominio, rilevabili anche in libri in comune commercio, che degli storici sarebbero tenuti a conoscere.
I fatti narrati nel Nuovo Testamento sono strettamente legati alla storia ebraica, così come sono continui i riferimenti nei Vangeli e nelle Epistole alle discussioni fra le varie scuole rabbiniche dell’epoca.
Essendo l’ignoranza un terreno fertile per ogni propaganda di odio, appare opportuno riassumere alcuni punti fondamentali della storia ebraica del periodo del secondo Tempio, periodo poco studiato dagli storici e quindi male esposto nei libri di testo di storia anche nei casi in cui l’autore non abbia preferito trascurare del tutto ben cinque secoli di storia.
L’inizio della Diaspora
1) Come inizio della Diaspora. Diaspora intesa quale centro lontano da Gerusalemme, si può considerare, con sicurezza, l’epoca di Ciro il Grande, quando solo una parte degli Ebrei esiliati si decise al ritorno in patria, mentre un’altra parte (forse la maggiore) preferì restare in Babilonia, ponendo le basi della comunità babilonese.
2) Sotto il Regno Persiano, quale primo governatore di Gerusalemme viene nominato Zorobabel, principe della Casa di David; è da notare inoltre che Esdra e Nehemia arrivarono a Gerusalemme con la nomina di governatore. Successivamente, sotto Alessandro Magno si ha una maggiore diffusione di comunità ebraiche; sorge quindi la comunità di Alessandria.
3) Dopo la morte di Alessandro Magno si hanno Comunità ebraiche in regni in guerra fra di loro, cosa che influirà sulla stori ebraica successiva. Nel mondo ellenistico si ha quindi:
- a) Regno Telemaico: dominio sull’Egitto (Comunità di Alessandria) e fino al 198 a.E.V. su Palestina e Fenicia (quindi anche su Gerusalemme)
- b) Regno Seleucida: dominio sull’oriente (Comunità di Babilonia) e, dopo la vittoria di Antioco II il Grande, sulla Palestina. (Gerusalemme)
- c) Regno Macedone: presenza ebraica nelle città greche.
4) Antioco IV Epiphanes cerca di arrestare la decadenza del regno Seleucida con l’ellenizzazione forzata. Nel 168 a. E.V. inizia la rivolta dei Maccabei che termina nel 142 con la creazione del regno di Giudea sotto la dinastia degli Asmonei.
La piena indipendenza del Regno di Giudea è ottenuta dopo la morte di Antioco VII Sidetes (138-129) che rioccupa Gerusalemme nel 134 e lotta contro i Parti. Il primo sovrano asmoneo indipendente è Giovanni Hircanos I (134-104) e inizia l’espansione.
5) Il regno asmoneo ha una vita travagliata sotto il governo tirannico dei re sacerdoti. I partiti assumono una fisionomia definitiva:
- a) Aristocratici già sincretisti (che vogliono fondere insieme varie dottrine, ndr), in seguito ellenofili, alla fine poi romanofili, formano il partito dei Sadducei (sacerdoti e seguaci).
- b) Nazionalisti già “puri” confluiscono in gran parte nel partito popolare dei Farisei; sono in opposizione agli Asmonei ai quali rimproverano l’usurpazione della corona regale, spettante invece alla Casa di David.
- c) Intransigenti o partigiani che lottano contro qualcuno dei re asmonei e, in seguito, formeranno la resistenza armata anti-romana: Zeloti.
- d) Pietisti, in ritiro spirituale, noti come Esseni.
Si ricorda la rivolta dei farisei contro Alessandro Iannait durata ben sette anni. Nell’anno 63 a.E.V. Pompeo sottomette la Giudea, che subisce perdite territoriali e il debole Ircanos II diventa etnarca e sommo sacerdote. Nell’anno 39 a.E.V. i Romani nominano re della Giudea Erode il Grande che entra a Gerusalemme al seguito delle truppe romane, diventando così una figura tragica, incapace di farsi comprendere dal popolo e di comprendere i sentimenti popolari.
La divisione del regno
6) Alla corte di Erode il Grande si ha la divisione del regno fra i figli: Archelao ha la Giudea e Erode Antippa la Galilea. All’inizio dell’Era volgare il popolo ebraico risulta diviso geograficamente come segue:
- a) Giudea: Prima regno di Archelao (esiliato nell’anno 6 E.V.) e successivamente, fino all’anno 37, provincia imperiale.
- b) Galilea: Regno vassallo di Erode Antippa (esiliato nell’anno 36).
- c) Comunità sparse nell’Impero Romano: molti ebrei erano già cittadini romani.
- d) Comunità ebraiche nel regno dei Parti: Nel regno dei Parti tutte le minoranze erano rispettate; le comunità ebraiche (babilonese) godevano di grande autonomia e l’Exilarca (discendente di Casa David veniva trattato con tutti gli onori.
- e) Comunità disperse: Nell’Etiopia, in India, ecc. fuori dei confini dell’Impero, delle quali non abbiamo notizie precise, perché all’epoca non avevano più contatti regolari con Gerusalemme.
7) All’epoca dei fatti narrati dal Nuovo Testamento, lo schieramento dei partiti formatisi sotto gli Asmonei può essere riassunto così:
- a) Sadducei: Sacerdoti e loro seguaci, accentratori, gelosi dei propri privilegi e quindi favorevoli a Roma.
- b) Farisei: Maestri e loro seguaci, sia in Palestina che nella Diaspora, contrari ai privilegi sacerdotali, molto critici verso la corrotta civiltà greco/romana (del “panem et circens” e dei cattivi costumi) in contrasto netto con i comandamenti morali ebraici.
- c) Zeloti: Resistenza armata contro il dominio romano, particolarmente numerosi in Galilea, geograficamente adatta alla lotta partigiana.
- d) Esseni: Pietisti in ritiro spirituale, spesso in comunità monastiche.
Nel Sinedrio, erano rappresentati i Sadducei e i Farisei, sempre in disaccordo in materia dottrinale. Il Sommo Sacerdote arrivava alla carica per interferenze romane, spesso in violazione alle regole stabilite.
Il dominio romano
8) Il dominio romano nelle province, specie in quelle di confine, era molto duro e può essere definito col termine moderno di etnocidio. Chi non era “civis romanus” era privo di garanzie giuridiche di fronte alle autorità romane. Dietro la facciata dello splendore romano, dei letterati, dei giuristi, degli architetti, c’è la lunga serie di rivolte di popolazioni disperate contro la durezza del dominio romano, contro l’enorme corruzione dei funzionari imperiali. Nel diritto romano lo schiavo era considerato una cosa, non un essere romano; data tale condizione si ebbero anche rivolte di schiavi: famosa è la rivolta guidata da Spartaco (73-71) repressa da Pompeo a Crasso solo dopo duri combattimenti. In questo quadro di insieme diventa più facile comprendere sia i fermenti che agitavano la popolazione ebraica della Giudea e della Galilea, sia, successivamente, la disperata lotta suicida degli Zeloti a Gerusalemme e a Massada.
9) In Giudea, come in tutte le altre province imperiali di confine, gli “unici detentori di poteri reali” erano erano i governatori romani, che certo non subivano pressioni da parte di esponenti di un popolo soggetto. Mentre normalmente i governatori (procuratori) rimanevano in carica circa cinque anni. Ponzio Pilato rimase in carica ben dieci anni (26-36) e viene descritto da Giuseppe Flavio come particolarmente crudele e corrotto. Durante il periodo di governo di Pilato la romanizzazione forzata si scontrava con la Fede del popolo. Il periodo di Ponzio Pilato è da mettere in relazione con i seguenti dati di fatto:
- a) Il governo tirannico di Tiberio, con l’ondata di processi per “lesa maestà”, prima e dopo la caduta di Seiano (31).
- b) Posizione strategica della Giudea; Roma era in conflitto sia con i Parti, sia con i Nabbatei. In particolare, Roma, intorno all’anno 35, appoggiò un principe parto nelle sue pretese al torno, per ottenere con intrighi ciò che non poteva ottenere con le armi: la sottomissione dei Parti.
10) Alla morte di Tiberio (37), Caligola apparentemente cambia politica e, essendo stato esiliato Erode Antippa, unifica la Giudea con la Galilea e nomina Erode Agrippa I, nipote di Erode il Grande, prima Etnarca e poi Re.. Erode Agrippa comprende meglio l’importanza della Fede del popolo e, pertanto, viene meglio comprese di Erode.Però, sotto l’Imperatore Claudio, nell’anno 44 Erode Agrippa I muore, a Cesarea, in circostanze misteriose. Il figlio, Erode Agrippa II, viene esiliato e compensato con un regno nel Libano, conservando il controllo sul Tempio, cioè una partecipazione ai proventi delle offerte. Anche altri membri della famiglia di Erode vengono compensati con piccoli regni in altre parti dell’Impero. Tutta la Palestina diventa quindi la Giudea, provincia imperiale di confine, sotto i governatori. La corruzione e la durezza di questi funzionari porta, sotto Nerone, alla rivolta che dà inizio alla Guerra giudaica. Mentre, a suo tempo, la dotta dei Maccabei si poteva giovare di vari fattori favorevoli, la lotta spontanea scoppiata nell’anno 66 è priva di appoggi esterni. La rivolta termina nell’anno 70 con la distruzione del secondo tempio. AL riguardo si cita Giuseppe Flavio.
Si tratta qui solamente di dati riportati in libri comunemente in commercio, che storici di professione sicuramente conoscono. Facendo una sintesi di quanto esposto, dovrebbe risultare chiara l’assurdità dell’infame accusa del deicidio. La storia è materia profana, da studiare scientificamente, in base a documenti, tenendo conto di dati di fatto.
La condanna non era in potere dei sacerdoti
Si ritiene peraltro opportuno citare alcuni passi del Nuovo Testamento, al solo scopo di dimostrare che respingendo l’accusa del deicidio e negando responsabilità ebraiche per la condanna a morte di Gesù non si offende in alcun modo il Cristianesimo.
A) Gv. 11,17 ssg. Il Sinedrio discute sulla predicazione di Gesù molto prima della cattura, sotto il timore di gravi rappresaglie romane contro tutta la popolazione.
B) Gv. 18,12 ssg. Gesù viene catturato durante la notte pasquale da un tribuno, seguito da soldati della coorte (alle guardie del sommo sacerdote si accenna solo marginalmente), vene portato prima (sempre di notte) alla casa privata del Sommo Sacerdote, Gesù viene portato, sempre durante la notte, dai soldati della coorte al Pretorio, dinanzi a Pilato. Inizia un nuovo interrogatorio sommario (non è precisato in quale lingua anche se non si accenna ad un interprete) al termine del quale Pilato pronuncia la condanna a morte, da eseguire subito, in profanazione di una Festa Solenne Ebraica. In particolare:
C) Gv. 19,19 Si descrivono le reali condizioni di potere (“… Non mi parli? Non sai che ho potestà di liberarti e potestà di crocifiggerti?”
D) Gv. 19,22 La scarsa considerazione di Pilato per i sacerdoti, che chiedono di cambiare l’iscrizione trilingue sulla croce di Gesù, viene sintetizzato con il verso “Pilato rispose: Quel che ho scritto, ho scritto”.
E) Atti 5,34 Rabbi Gamaliele difende Pietro nel Sinedrio, facendoLo liberare.
F) Atti 23,6 ssg. Paolo si proclama “Fariseo, figliuol di Farisei” e viene quindi difeso, nel Sinedrio, dagli scribi farisei. Essendo stato arrestato dal Tribuno, e quale cittadino romano, viene portato a Cesarea, davanti al governatore Felice.
G) Atti 24,1 ssg. La posizione del Sommo Sacerdote in carica nell’anno 58 è tale che, per lanciare le sue accuse contro Paolo, è costretto a presentarsi a Cesarea, davanti al Governatore Felice, facendosi accompagnare dall'”oratore” Tertulliano (non ebreo) che tiene il discorso. Notevole in quella requisitoria è la mancanza di ogni riferimento alla condanna di Gesù. Eppure Paolo è accusato proprio di essere il capo dei Cristiani (Nazarei)!
H) Atti 24,26. Felice, pur potendo liberare Paolo, si aspetta un’offerta di denaro da parte del prigioniero. Paolo resta prigioniero.
I) Nell’anno 60, il nuovo governatore, dopo aver sentito i sacerdoti a Gerusalemme, dispone che Paolo esponga le proprie difese davanti a Erode Agrippa II in modo da sapere che cosa riferire a Roma. Quindi, (Atti 26,32) al termine della difesa di Paolo, Erode Agrippa II non trova contrasti dottrinali tra Ebraismo e quanto predicato da Paolo e, date le circostanze, deve dire: “Quest’uomo poteva essere liberato se non si fosse appellato a Cesare”.
J) Mt 10,6 – Mt 10,18 – Mt 10,23. L’intero capitolo, ma in particolare i passi citati, sono da mettere in relazione alla grande dispersione delle comunità ebraiche nel mondo. Le pecore smarrite della casa d’Israele sarebbero quindi le diverse Comunità troppo lontane da Gerusalemme per avere contatti regolari; governatori e re sono citati al plurale essendo le comunità ebraiche disperse fra vari regni e province; la gravità di questa dispersione risulta chiara quando viene detto che prima del raggiungimento di tute le città d’Israele (città = comunità) sarà arrivato il Messia.
Si è voluto mettere per ultima la citazione dal Vangelo di Matteo allo scopo di dimostrare la necessità di studiare i fatti narrati nel Nuovo Testamento nel contesto delle condizioni del popolo ebraico (disperso e oppresso) all’inizio dell’Era volgare.
I sacerdoti di Gerusalemme possono essere incolpati di tante cose (corruzione, cattivi costumi, ecc.); mai è lecito incolparli di una condanna a morte che non era in loro potere pronunciare, o eseguire.
Chi continua ad incolpare i Farisei omette di considerare che i sinedriti farisei avevano sempre difeso, sia Pietro (cfr. punto E), sia Paolo (cfr. punto F.). Paolo si proclamava, lui stesso, Fariseo!
Infine, come doveva valutare Ponzio Pilato i seguenti fatti: a) L’ingresso di Gesù in Gerusalemme, ove viene acclamato da una folla di seguaci. b) La cacciata dei mercanti dal Tempio. c) La risposta: “Il mio regno non è di questo mondo”. Fatti avvenuti in una città piena di pellegrini convenuti a celebrare Pesach, festa della Liberazione dall’Egitto. Si era, poi, vicini ai confini, in un periodo di conflitti.
Non è lecito, né limitarsi a citare singoli versetti, né a cercare spiegazioni fantascientifiche; lo studio serio e approfondito è doveroso!
Wolf Murmelstein