Ci ha lasciato stamattina il rabbino che con il suo monumentale lavoro di una vita ha reso il Talmud accessibile anche agli ebrei lontani
Ho avuto modo di conoscere personalmente Shteinzalz fin dai primi anni in cui veniva a Roma e passava per la Pensione Carmel che gestiva mia madre z.l. Lo conoscevo per i suoi commenti al Talmud e non solo. Aveva un modo di parlare affabile e con una voce che sembrava un sussurro e una faccia sorridente. Per chi studiava al Collegio Rabbinico sui testi logori di Talmud del Settecento e ottocento fu una vera grande scoperta. La domanda che ci facevamo era se sarebbe riuscito a terminare il commento, cosa che gli riuscì andando ben oltre. Il rapporto si fece più forte quando mi trasferì per diversi anni in Israele e andai ad abitare a cinquanta metri dal Centro Steinzalz. Potevo entrare a qualsiasi ora e avevo sempre la possibilità di entrare nel suo studio e fargli qualche domanda. Fu questo rapporto che mi permise di chiedergli di essere presente all’inaugurazione del Beth hamidrash che avevo fondato a Gerusalemme, poco lontano dal suo centro. Accettò l’invito e fece un discorso che sbigottì tutti per la sua capacità di spaziare e andare ben oltre le fonti ebraiche. Subito dopo la malattia, avevo in programma una visita in Israele che purtroppo dovetti rinviare a causa dell’epidemia.
Qual è la genesi del commento al Talmud di Steinzalz? Egli racconta che il padre, convinto socialista, gli disse: puoi essere un apikoires – un eretico – ma noi puoi essere un ‘am haaerz, un ignorante. Lo mandò quindi dal nonno a studiare. Questa la genesi di ogni ebreo che tiene alla sua identità e a quella dei figli. Quella scelta ci ha regalato il Talmud Steinsalz.
Se un tempo era impossibile studiare il Talmud senza avere a disposizione il commento di Rashi, da quando Steinzalz intraprese il progetto di traduzione e commento, migliaia di persone hanno potuto avere accesso al testo grazie al suo commento e all’impianto della pagina con tutte le spiegazioni e gli approfondimenti che integrano il commento stesso. Molti progetti (anche quello della traduzione in italiano) hanno avuto inizio dopo che Steinzalz iniziò a pubblicare il suo commento al Talmud: furono necessarie molte persone per portare a termine questi commenti.
Al cognome Steinzalz, dopo che gli fu assegnato premio il Pras Israel per la sua opera, venne aggiunto al suo nome anche quello di Even Israel, Pietra di Israel.
La parola Even אבן in ebraico è una sintesi di Av אב , padre, e Ben בן , figlio. Ogni ebreo che studia il Talmud con il suo commento, in una certa misura, diventa suo figlio. Alla parole Even fu aggiunta la parola Israel. ll sabato sera alla fine dello shabbat noi cantiamo il componimento “Al tirà avdì Ya’akov”: non temere, o mio servo Giacobbe. Steinzalz diceva che ogni ebreo nel giorno dello shabbat è la quintessenza di ciò che deve essere un Israel, ma anche quando torniamo ad essere Ya’akov, non dobbiamo temere, perché arriverà un altro sabato e torneremo ad essere Israel se lo vorremo.
Ogni volta che un ebreo terrà in mano un volume del Talmud e quello di Steinzalz in particolare potrà sentirsi veramente Israel.
Il suo ricordo sarà di benedizione per ogni ebreo che si avvicinerà allo studio della Torà e del Talmud in particolare.