Ariela Piattelli
Si è spento a Roma Shalom Tesciuba, leader degli ebrei di origine libica per 50 anni, che guidò la rinascita della comunità ebraica tripolina in Italia e contribuì a rivitalizzare l’ebraismo romano dopo la guerra. Nato a Tripoli nel ‘34, Tesciuba scampa ai pogrom e alle rivolte arabe contro gli ebrei, riesce ad arrivare in Italia nel luglio del ’67, durante il grande esodo dell’intera comunità. Di lì inizia subito il suo impegno nell’aiutare i profughi appena arrivati ad integrarsi nella Capitale, nel mantenere vivi culto e usanze millenarie dell’ebraismo libico, trasformandoli in una grande ricchezza, in nuova linfa, per l’intera comunità ebraica romana. «I rapporti con la Comunità di Roma sono stati molto stretti sin da subito – raccontava Tesciuba in un’intervista a La Stampa -. Il Rabbino Capo Elio Toaff si adoperò molto per noi, e mi diede carta bianca nel far rispettare a tutti le regole ebraiche». E’ così che Tesciuba aiuta Toaff a ricostruire l’ebraismo a Roma, ancora profondamente colpito e indebolito dalla guerra e dalla Shoah, ed è così che, facendosi interprete dell’integrazione, contribuisce ad una nuova rinascita degli ebrei romani.
Uno dei valori più importanti di cui si fa portatore è la “tzedakà” (dall’ebraico “giustizia”), ovvero aiutare i bisognosi “per bilanciare il mondo”: «Questo è un principio importantissimo per tutti gli ebrei, – teneva a sottolineare – non solo per i tripolini». Negli anni ’70 fonda il “Talmud Torà”, una scuola religiosa, nel quartiere africano, dove vivono molti ebrei tripolini. Il Rabbino Elio Toaff lo vuole come consigliere, e diventerà prima assessore al culto, poi alla Deputazione (ente di assistenza) della Comunità Ebraica di Roma.
Grazie anche alla sua attività, l’affluenza alle sinagoghe e ai gruppi di studio raggiunge i massimi livelli negli anni ’80. Così Tesciuba trasforma un vecchio cinema in una sinagoga, il Beth El, tutt’oggi uno dei cuori pulsanti di vita ebraica a Roma.
Nel giugno del 2017, insieme a Sion Burbea, altro leader degli ebrei libici, viene insignito di un riconoscimento dall’allora Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in occasione della cerimonia al Tempio Maggiore i Roma per i 50 anni dall’arrivo degli ebrei di Libia in Italia.