Annalisa Lo Monaco
“L’arte del silenzio”: così il grande mimo francese Marcel Marceau definì la sua straordinaria capacità di esprimere, senza l’ausilio della parola, la poesia della vita. Bip il Clown, il personaggio che lo ha reso famoso, era una maschera al tempo stesso comica e tragica, com’è del resto la realtà. Nella sua vita Marceau non si è distinto solo come attore, ma anche come coraggioso membro della Resistenza francese, durante l’occupazione nazista. Molti bambini ebrei chiusi in un orfanotrofio riuscirono a salvarsi dalla deportazione nei campi di sterminio: Marceau li condusse sani e salvi in Svizzera, grazie anche alla sua capacità di stupire con la mimica, usata per tenere buoni i piccoli.
Marcel, il cui vero cognome era Mangel, apparteneva a una famiglia ebrea che viveva a Strasburgo, proprio vicino al confine con la Germania. A 16 anni comprese bene cosa avrebbe significato l’occupazione nazista, per sé e per la sua famiglia, che si trasferì a Limoges, nella Francia centrale.
Marcel Mangel capì che avrebbe dovuto lottare per sopravvivere, e quando l’esercito francese capitolò davanti alle forze di invasione tedesche, decise di cambiare il cognome in Marceau, in onore di un generale della Rivoluzione Francese. Insieme al cugino George Loinger si unì alla Resistenza, ma non riuscì comunque a salvare il padre, che venne catturato e mandato ad Auschwitz, dove morì.
Durante gli anni della guerra riuscì a sfuggire ai nazisti grazie a documenti falsi, cambiando spesso identità. La sua conoscenza dell’inglese e del tedesco, oltre che ovviamente del francese, lo rese adatto a diverse missioni, come tenere i collegamenti con il generale Patton, dell’esercito statunitense.
Nel 1944, quando i nazisti volevano arrivare quanto prima alla soluzione finale, sterminando anche i bambini ebrei ormai rimasti orfani, Marceau si improvvisò eroe, e riuscì a salvarne molti.
C’era un orfanotrofio appena fuori Parigi, che ospitava molti bambini ebrei. La loro evacuazione divenne indispensabile, perché entro breve sarebbero stati portati nei campi di sterminio nazisti. Marceau, impersonando un capo dei boy-scout, per tre volte portò via i piccoli dall’orfanotrofio, fingendo di accompagnarli a una gita in montagna. Non si sa molto di come il futuro mimo sia riuscito in quest’impresa, ma un piccolo particolare dà la misura della sua versatilità.
Marcel, che all’epoca non era ancora il grande artista che poi diventò, era rimasto affascinato, già all’età di 5 anni, da Charlie Chaplin, soprattutto dal personaggio di Charlot, l’iconico vagabondo del cinema muto. Da bambino si divertiva a improvvisare scenette teatrali per i suoi amici, sullo stile di Charlot. Questa capacità gli tornò molto utile quando si trovò a dover tenere tranquilli molti bambini, durante un viaggio estremamente pericoloso: se fossero stati scoperti dai tedeschi nessuno di loro avrebbe avuto scampo. Marceau ideava personalmente delle pantomime che, come ha detto Phillipe Mora, il figlio di un amico e compagno d’armi di Marcel, servivano a “tenere i bambini tranquilli mentre scappavano. Non aveva nulla a che fare con lo spettacolo. Stava facendo il mimo per (salvare) la sua vita”.
Secondo George Loigner “I bambini adoravano Marcel e si sentivano al sicuro con lui. Aveva già iniziato a fare spettacoli nell’orfanotrofio, dove aveva già incontrato un mimo istruttore. Doveva sembrare che i bambini stessero semplicemente andando in vacanza in una casa vicino al confine svizzero, e Marcel li ha davvero messi a loro agio “. Geniale l’idea di tenerli in silenzio, durante i momenti più pericolosi, usando l’arte del mimo!
Arte che probabilmente gli salvò la vita quando, ormai verso la fine della guerra, si imbattè in un’unità di 30 soldati tedeschi. Usando la sua mimica finse di essere un soldato d’avanguardia di una consistente forza francese, e riuscì convincere i nazisti a ritirarsi.
La sua prima esibizione in pubblico avvenne nel 1944 (dopo la liberazione di Parigi), davanti a tremila soldati americani, ma fu alla fine della guerra che iniziò a studiare mimo, e nel 1947 nacque il suo personaggio più famoso, Bip, il perdente per antonomasia che al tempo stesso è un simbolo di speranza, vestito con una camicia a righe e un cappello a cilindro ornato da un fiore rosso.
Fino al 2001, quando gli è stata conferita la medaglia Raoul Wallenberg, Marceau non aveva mai parlato del suo passato nella Resistenza, perché:
Le persone che sono tornate dai campi di concentramento non sono mai state in grado di parlarne… Mi chiamo Mangel. Sono ebreo. Forse questo, inconsciamente, ha contribuito alla mia scelta del silenzio.
Marcel Marceau: il Re del Mimo francese salvò Centinaia di Bambini Ebrei dalle esecuzioni Naziste