Eisner realizza un’opera rigorosa, animata da un forte impegno civile, dando voce al disprezzato Fagin per mettere in luce le nefaste conseguenze dell’uso degli stereotipi, in questo caso di carattere razziale.
Questa nuova edizione è partita dalla riscansione ad alta qualità di tutti gli originali delle tavole disegnate e ha permesso di recuperare tantissimi dettagli persi nelle precedenti edizioni.
Dopo L’ultimo giorno in Vietnam, continua l’edizione in grande formato cartonato delle principali opere di Eisner dove grazie alla cura della stampa, il bianco e nero del segno dell’autore emerge con forza e carattere.
L’edizione è arricchita da uno scritto dello stesso Eisner, da una prefazione di Brian Michael Bendis e da un saggio critico di Jeet Heer.
DALLA PARTE DEI VINTI, OVVERO “RILEGGERE” UNA STORIA PER RACCONTARE LA VERITA’…
«Esaminando le illustrazioni dell’edizione originale di Oliver Twist, trovai indiscutibili esempi di diffamazione razziale all’interno della letteratura classica. Il ricordo dell’uso che ne fecero i nazisti durante la Seconda guerra mondiale, circa cento anni dopo, aggiunse prove alla persistenza di certi stereotipi negativi. Combatterli era diventato per me una sorta di ossessione, e non mi rimase scelta: dovevo realizzare un ritratto rispettoso di Fagin, raccontando la storia della sua vita nell’unico modo che mi si addicesse. Questo libro, dunque, non è un adattamento di Oliver Twist! E’ la storia di Fagin l’ebreo.» (Will Eisner)
«Io sono Fagin, l’ebreo di Oliver Twist. Questa è la mia storia, rimasta sconosciuta e ignorata nel libro di Charles Dickens» (Moses Fagin)
La storia dimentica spesso le ragioni dei vinti, mentre le spregiudicatezze dei vincitori si trasformano di solito in abili strategie. Will Eisner non ci sta, vuole ribaltare le regole.
Nel 2003 scrive Fagin L’Ebreo, decidendo di raccontare, utilizzando il fumetto, la storia di Oliver Twist dal punto di vista del perdente, ovvero di Fagin. Moses Fagin. Fagin “l’ebreo”.
Eisner immagina che Fagin e Dickens, il personaggio e il suo creatore, si incontrino, in carcere, la notte prima che Fagin sia impiccato. Fagin racconta la “sua” versione dei fatti allo scrittore, con la speranza che questi comprenda meglio le sue ragioni e che, finalmente, la verità venga alla luce.
Il libro di Dickens (pubblicato per la prima volta nel 1837) descriveva una Londra travolta dalla rivoluzione industriale, incapace di salvaguardare gli orfani e di frenare lo sfruttamento delle fasce deboli. E’ in questa storia di poveri che si colloca il personaggio di Fagin, lo sfruttatore ebreo, avido di ricchezza e incapace di amare, a meno che non sia per il proprio vantaggio. Fagin è il carnefice e il giovane e candido Oliver la sua vittima. Eisner prova, invece, a stravolgere l’immagine losca, ambigua e, tutto sommato, carica di malvagità del personaggio che Dickens offre ai suoi lettori. Lo fa semplicemente ponendosi una domanda: e se fosse Fagin a raccontarla, questa storia? Se fosse Fagin a spiegare come ha fatto a diventare quel turpe personaggio che corrompe l’innocenza di Oliver, avviandolo a una carriera criminale?
Su questo presupposto Eisner costruisce il suo romanzo (che è una vera e propria contro-narrazione), raccontando non solo del passato del vecchio ebreo, ma anche dello scenario storico in cui è ambientata la vicenda: i rapporti tra l’Inghilterra dell’800 e la comunità ebraica, specialmente quella degli Aschenaziti, e suoi tentativi d’integrazione. Eisner non tralascia, ovviamente, il racconto della storia di Oliver, l’incontro tra Fagin e il crudele Sikes, così come tutte le dolorose e tristi vicende che Dickens aveva messo sulla carta.
Eisner mescola didascalie esplicative con vignette in cui pochi segni bastano a restituire tutta l’emozione dei sentimenti. Le sue tavole non hanno gabbia, le vignette non conoscono spaziature e si possono collegare idealmente e contemporaneamente l’una con l’altra. Ma questa scelta grafica non comporta né caos, né inquadrature ardite. Piuttosto, spesso vi sono grandi vignette a tutta pagina, in cui i personaggi prendono la scena come fossero i protagonisti di una rappresentazione teatrale. Lo sguardo avvincente, nuovo e partecipato di Eisner verso la materia della narrazione sembra donare una straordinaria ricchezza alla sua arte, sempre complessa ed evocativa.
La sua sentita introduzione, così come il ricco apparato iconografico finale sulle rappresentazioni di Fagin nell’800, dimostrano il forte interesse dell’autore rispetto al pregiudizio e alla semplificazione del raccontare.
Dall’introduzione di Will Eisner a proposito di Fagin l’ebreo
“Stavo facendo ricerche sulla narrativa popolare, forse inconsciamente, perché sicuramente contengono il meglio della narrativa più duratura. E lentamente mi resi conto che in questi racconti ai malvagi o ai personaggi ci si riferiva sempre con una connotazione etnica. Per esempio, c’è un italiano? Subito veniva chiamato “l’italiano” o qualcosa del genere, per tutto il racconto, e si smetteva di usare il suo nome. Oppure “il negro”. E questo mi portò a rendermi conto che siamo tutti esposti a stereotipi creati da altri. E che questo ha delle ricadute sulla nostra stessa etica”.
“Rileggendo Oliver Twist di Charles Dickens, con grande stupore scoprii che per tutto il libro Fagin veniva chiamato “l’ebreo”, senza che nessun altro venisse indicato o riconosciuto attraverso una categoria. Iniziai così a fare un po’ di ricerche e imparai che all’epoca, attorno al 1740, gli Ebrei immigrati in Inghilterra erano di una stirpe specifica. Le caricature, come quelle dell’epoca di Cruikshank, erano tutte sbagliate e contribuirono a creare un personaggio che in effetti non esisteva. È la stessa cosa che capita negli USA con la Mafia e i fuorilegge italiani; di solito, nella narrativa americana i malavitosi sono italiani. Il che è ingiusto, ma il punto è che abbiamo creato degli stereotipi che, come un virus, si iniettano nel nostro corpo intellettuale”.
“Nel libro, sono stato molto attento a non accusare Dickens di antisemitismo. Dickens non è stato antisemita, è stato cinico. E più tardi si è reso conto delle proprie responsabilità: in una edizione successiva di Oliver Twist ha corretto alcuni dei riferimenti a Fagin. Sono convinto di avere lavorato in un ambito che in questo linguaggio non era mai stato trattato e spero di riuscire ancora a scoprire nuove strade.”
e come il padre del graphic novel. Eisner è stato uno dei primi veri autori di fumetti, attivo sin dalla nascita dell’industria fumettistica americana, e i suoi traguardi professionali hanno segnato ogni passaggio significativo della maturazione del medium come espressione letteraria e artistica. E’ stato un innovatore nell’arte del fumetto, creando molti personaggi e serie memorabili, tra cui The Spirit, che debuttò nel 1940, e ha influenzato un’intera generazione di giovani fumettisti con il suo storytelling e il suo design innovativo. The Spirit, capitolo imprescindibile del canone letterario del fumetto, ha continuato a ispirare generazioni di lettori di fumetti. Nel 1978, il seminale graphic novel di Eisner, Contratto con Dio, ha rivoluzionato il fumetto, aprendo la strada al cambiamento da intrattenimento periodico usa e getta a una forma culturale innovativa e duratura.
Eisner ha realizzato in seguito altri venti libri a fumetti durante i suoi anni di “pensionamento”, collezionando vari premi sia negli Stati Uniti che all’estero, e affermando il graphic novel come forma letteraria dalla vita propria. I premi più importanti del mondo del fumetto nordamericano, i Premi Eisner, sono intitolati in suo onore.
Nel 2002 Eisner ha ricevuto dalla Jewish Society il Lifetime Achievement Award per “avere contribuito all’apprezzamento della cultura ebraica nella società”.
Abbiamo parlato di:
Fagin l’Ebreo
Will Eisner
Traduzione di Valerio Stivé
001 Edizioni, 2018
132 pagine, cartonato22x30, bianco e nero – 24,00 €
ISBN: 9788871820095
data di uscita: 8 marzo 2018