In Germania la Cdu-Csu prepara una legge contro chi non tollera gli ebrei. Comprese le popstar che invitano a non comprare i prodotti di Israele.
Carlo Nicolato
Senza tregua contro l’odio, che sia quello sui social o quello per strada contro chi indossa la kippah, Berlino ha deciso che i seminatori di rancore vanno arginati, puniti, allontanati. Dopo la discussa legge che regola i post online dovrebbe infatti arrivare a settimane quella che castiga l’antisemitismo, specie quello dei nuovi arrivati, degli immigrati musulmani che rischiano l’espulsione immediata.
Il testo della mozione
«Chi respinge la vita ebraica in Germania o mette in dubbio il diritto all’esistenza di Israele non può avere un posto nel nostro Paese», dice testualmente la bozza della mozione che sarà presentata al Bundestag dai conservatori al governo, cioè Ude e Csu insieme, proprio in occasione del Giorno della Memoria, cioè il prossimo 27 di gennaio.
Si tratterebbe di un’integrazione alla legge tedesca sul permesso di soggiorno varata nel 2016, che prevede già l’espulsione per chi trasgredisce la legge, ma che molte volte va a cozzare con il diritto al ricongiungimento familiare o con quelli acquisiti per via della minore età dell’immigrato al momento del suo arrivo.
La mozione di Cdu e Csu aggiungerà al concetto generico di rispetto per la convivenza pacifica quello di rispetto integrale di parti specifiche della popolazione, nel caso gli ebrei, e renderà più facili le eventuali espulsioni dei trasgressori.
Le proteste a Berlino
Una misura che certamente non arriva per caso, ma è la diretta conseguenza delle vergognose proteste contro lo Stato israeliano a Berlino il mese scorso, scatenate dalla decisione del presidente Donald Trump di trasferire l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme. I manifestanti, quasi tutti immigrati, bruciarono indisturbati per le strade della capitale tedesca le bandiere israeliane, scandendo slogan antisemiti in un Paese che ancora porta le cicatrici e gli indelebili sensi di colpa per l’Olocausto.
L’invito al boicottaggio
Il vicepresidente del gruppo al Bundestag, Stephan Harbarth, ha altresì chiarito che va in particolare contrastato l’antisemitismo degli immigrati «con un background arabo e africano», ma che le intenzioni di Cdu e Csu sono anche quelle di estendere una posizione più dura e ufficiale contro tutte le manifestazioni di odio contro Israele e gli ebrei in genere. Ci si riferisce tra le altre a campagne tipo «Boycott, Divestrnent and Sanctions», alle quali hanno aderito anche personaggi molto popolari come i musicisti Brian Eno, Roger Waters e Sinead O’Connor.
Sanzioni appropriate
«Il Bundestag tedesco condanna fermamente la richiesta di un boicottaggio delle imprese e dei beni israeliani» ha detto Harbarth, e sarebbe compito della magistratura «esaminare la portata di tali reati e, nel caso, imporre sanzioni appropriate agli autori». Ma c’è di più, perché il governo tedesco sarebbe anche intenzionato a proporre misure legislative contro quelle compagnie aeree arabe che discriminano gli israeliani. E anche in questo caso la misura non arriva dal nulla, ma da un caso che solo un paio di mesi fa ha provocato indignazione e la vergogna di un’intera nazione. Nel novembre scorso infatti la Corte Regionale di Francoforte ha respinto una causa intentata da un cittadino israeliano che studia in Germania contro la Kuwait Airways che si è rifiutata di imbarcarlo su un volo per Bangkok. La compagnia si è appellata a una legge del 1964 che vieta accordi con cittadini israeliani, mentre secondo la sentenza del tribunale gli israeliani non appartengono ad alcuna razza o religione o minoranza etnica e dunque in quel caso la discriminazione nei confronti del cittadino in questione non esiste. Nonostante l’intervento del ministro degli Esteri Sigmar Gabriele, di quello del suo vice Michael Roth, che definì «incomprensibile» il fatto che «nella Germania di oggi un cittadino non possa salire su un aereo semplicemente in base alla sua nazionalità», alla fine non se ne fece nulla. Ora però «è arrivato il momento di colmare il divario giuridico», ha sottolineato la vicepresidente della Commissione Cdu-Csu, Gitta Connemann: «Chiunque voglia fare affari in Germania deve rispettare le nostre regole e coloro che non vogliono, qui non atterreranno più».
Libero – 7.1.2018