I responsabili di allora si oppongono oggi anche alla targa commemorativa. La figlia ricorda con affetto Luciano Campagnano.
Sheila Campagnano
È accaduto a noi, 20 lunghi anni fa, in quel grigio mattino di novembre che ti porta via, all’improvviso senza preavviso, il destino ti sorprende, pochi attimi e non c’è più tempo per nulla. Era il 20 di Cheshvan 1996. Il sipario cala per sempre e ti strappa a noi, impreparati a questa separazione, troppo presto, impossibile, inaccettabile….
Ma come ricordavi spesso tu con i tuoi famosi proverbi in francese, la tua madre lingua, “l’homme propose e Dieux dispose” …e così il Signore aveva deciso, proprio quel Shabbat non avresti raggiunto il Tempio come ogni sabato mattina. Inutili le mie corse in aereo da Israele dove vivevo, con quella speranza in tutto il viaggio che ti avrei rivisto, che mi avresti aspettato, che avremmo superato anche questa… Grazie a D-o in questi anni ho avuto e ho mia mamma sempre vicino, i miei due splendidi figli che sarebbe stato il mio sogno tu conoscessi, mia zia, mio zio, mia cugina, una piccola ma meravigliosa famiglia, unita nei momenti importanti. Ma quel modo unico di amarmi che avevi tu, quello l’ho perso per sempre. Niente è stato più come prima, hai lasciato un vuoto incolmabile che nemmeno il trascorrere di tutti questi anni ne ha diminuito l’intensità. E al tempo stesso, però, mi hai lasciato una forza che anche io non mi spiego, una forza di quei valori che mi hai inculcato, di quell’amore unico che mi avevi trasmesso e che ho capito, nel momento in cui mi hai solo fisicamente lasciato, avrei dovuto tirar fuori tutta. E non mi sono più fermata, mi ha permesso di superare difficoltà non banali, raggiungere traguardi che mai avrei pensato possibili.
Ma ritorniamo a te Papà, perché in questa importantissima ricorrenza la Comunità alla quale sei appartenuto per così tanti anni ti dedica questo spazio. Non so se tutta, in parte, poco importa, la questione è che anche se tu per tutti questi anni non sei stato qui, improvvisamente circa due anni fa sei rientrato nelle vite di tutti.
La tua verità, quella che per anni avevi urlato, quella per cui ti eri battuto, non ti eri piegato, che ti era costata umiliazioni, che aveva drammaticamente influito sulla tua salute, che di fatto ha segnato la vita della nostra famiglia. Una serenità per sempre perduta a causa della paura che quella tua volontà di non piegarti e di combattere – con un cuore con cui invece non si poteva scherzare – ci sarebbe costata molto, troppo.
Quando il caso Lainati è apparso sui giornali, non potevo credere a quello che si stava profilando sotto i miei occhi. Quanti anni prima ti avevo sentito raccontare tutte quelle cose e per tutto quel tempo inascoltato, quanta solitudine – realizzavo solo ora – avevi vissuto, avendo intuito tutto questo… La nostra Comunità era stata consegnata a quel “ladro”, non avevi mai esitato ad apostrofarlo così pubblicamente e ora tutta quella disonestà, sbattuta sulle prime pagine dei giornali, di dominio pubblico.
Proprio quello era stato il tuo primo scrupolo in tutti quegli anni, proprio il tuo essere ebreo nel profondo t’impediva di cercare all’esterno conferme di quello che solo tu all’interno della Comunità ebraica, che per te aveva un valore morale superiore e per questo motivo tutto quello che vedevi e avevi capito era ancor più inaccettabile… E invece di crederti, di apprezzare il valore della persona che avevano davanti, sei stato invitato ad una, per te ignobile, proposta di prepensionamento, che sono convinta deve ancora pesare sulle coscienze di chi l’ha portata avanti e ha avuto il coraggio di proportela.
E dopo tanti anni, anche da lassù ancora una volta, Luciano Campagnano, mi hai dimostrato i tuoi valori, la tua integrità e che la verità alla fine vince su tutto! Su questo vorrei concludere questo spazio che mi viene concesso in tuo onore. Sui tuoi valori, su quella meravigliosa persona che eri Papà e chiunque ti ha conosciuto direttamente può testimoniarlo. Voglio citare la tua particolare sensibilità, la saggezza, quel sorriso speciale che tantissimi ancora ricordano; mi è capitato nell’ultimo periodo che mi fermassero persone che non conoscevo, per dirmi una parola, per condividere un ricordo speciale, qualcosa di particolare che avevi detto o fatto per loro. Perché tu eri speciale.
Forse poi non tutti conoscevano quella cultura esagerata che ti eri costruito. Leggevi talmente tanto che nel corso degli anni eri divenuto un pozzo di scienza, si poteva parlare di tutto con te, confrontarsi su ogni cosa. Infine, come non citare il tuo amore incondizionato per Israele, quello che mi hai trasmesso nel DNA: quando fin da piccola ti vedevo metterti sull’attenti quando nelle notizie veniva nominato Israele, quando ogni crisi, dai missili agli attentati stavamo le notti insieme in piedi a seguire.
Quando mi davi il permesso di partecipare a qualsiasi manifestazione pro Israele, pericolosa o no, capivi ed eri con me in prima fila su tutto.
Quando mi dicevi: “se un giorno io non ci sarò e in Europa cominciano dei movimenti strani contro gli ebrei, ricordati che noi abbiamo uno Stato, Israele, la nostra casa è lì”.
Avevi un sorriso per tutti, ma non faceva sconti e compromessi su integrità e valori e lì eri un vero leone, non temevi nessuno; eri una persona troppo poco materialista e troppo idealista forse. Nelle scelte importanti della tua vita lo avevi dimostrato con i fatti e con dei gesti di amore di una generosità non comuni. Per una scelta d’amore verso i tuoi genitori, dovendo scappare dall’Egitto con la salita al potere di Nasser e la cacciata degli ebrei, tutta la tua numerosa famiglia benestante e ben radicata da anni aveva dovuto lasciare praticamente tutto; tu avresti voluto andare in Israele, ma essendo figlio unico hai scelto di non lasciare i tuoi genitori e accettato la decisione di tuo padre di tornare in Italia. E così sei arrivato a Milano, quasi non sapendo bene nemmeno la lingua, dovendo ricominciare da zero. E rinunciando da giovane al tuo sogno più grande: Erez Israel. Un gesto d’amore per mia madre quando, appena sposato prima di entrare in Comunità, lavoravi nel Gruppo Safra e Edmond Safra in persona ti aveva proposto di andare in Brasile con lui. E per amore della mamma avevi rinunciato ad un’occasione di carriera che ti avrebbe cambiato la vita. Beh, questa cosa, sinceramente, gliela hai “pesantemente e carinamente” ricordata ad ogni occasione!
E poi arriva l’impiego in Comunità e nello stesso anno nasco io e credo veramente da quel momento tu non abbia mai amato nessuno tanto quanto me. La ricchezza vera, per te, era questa: l’amore per la tua famiglia, i valori integerrimi di onestà per cui non si scende a compromessi, la tua cultura, la tua adorazione viscerale per Israele.
Questi erano i principi in cui mi hai cresciuto, tramite i quali eri convinto si potesse affrontare ogni cosa, in cui credevi senza se e senza ma. Eri un’idealista, eri e sei il mio meraviglioso Papà.
Voglio ringraziare tutti coloro che mi hanno avvicinata in questi ultimi anni dopo il mio inaspettato intervento a quell’assemblea in Comunità che sarà difficile dimenticare dove veniva presentato il caso Lainati; a tutti quelli che hanno voluto sapere, capire, che hanno avuto un sussulto o una parola di conforto, a chiunque non è stato indifferente, siete stati tanti, molti.
Ma un ringraziamento speciale a Davide Romano, la passione, il sincero interessamento e la sensibilità non comune che ha dimostrato per la mia storia personale, è stato qualcosa fuori dall’ordinario; un grande coraggio perché era molto più comodo non prendere così a cuore questa vicenda per molti versi “scomoda”. È stata quindi una scelta impegnativa e coraggiosa che ti fa un grande onore. E sento qualcuno che condivide con me questo pensiero da lassù…
Grazie Davide.
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