Mentre molte piccole Comunità agonizzano e all’Unione delle Comunità si cercano ebrei “lontani” dove non ci sono più ebrei, a Ostia nasce una nuova, piccolissima “Comunità”. La settimana scorsa è stata inaugurata la sedicesima sinagoga di Roma, Shirat ha Yam, a dimostrazione che i numeri e i soldi non contano. Contano le idee e la volontà di realizzarle. DP
Il discorso di inaugurazione di Loretta Kajon
Per me e per noi è un momento importante: il punto d’arrivo di un’avventura iniziata un anno e mezzo fa, un punto di partenza per il futuro della nostra Comunità. Mi fa piacere ricordare l’SMS che mi mandò il nostro presidente, Riccardo Pacifici, durante il ritorno a Roma, dopo il primo incontro, chi c’era sicuramente ricorderà in un ristorante di Casalpalocco (un anno e mezzo fa), dove era scritto “Loretta, quando ho chiesto al pubblico, se c’erano volontari e si è alzato Giorgio, mi sono emozionato e commosso”. Anche lui aveva sentito e apprezzato il potenziale di questa zona, non solo paesaggistico e ambientale ma anche umano.
Mi fa piacere ricordare tutte le attività di questi circa 18 mesi: i due seder allo stabilimento Venezia, shavuot, lag baomer, i moadim al villaggio dei pescatori. Siamo stati “erranti” ospitati da amici, ed approfitto di questo incontro per ringraziare nuovamente tutti (Ruggero Barbadora dello Stabilimento Venezia, Ciabocco del Parco Madonetta, l’associazione Borghetto Dei Pescatori, Tony Buda, dell’hotel Bellavista e voglio ringraziare anche l’instancabile Rav Ariel di Porto, con Alberto di Consiglio, Pino dell’Ariccia, Giorgio Foà, Pacifico Di Segni, Armando Moresco, Arianna Perugia, l’architetto Fabrizio Properzi, e tutte le persone che mi spiace non poter nominare, che hanno partecipato attivamente per la realizzazione di questo nuovo centro.
Una grossa parte dei ringraziamenti vanno alle Autorità, dal Sindaco Alemanno, al presidente del Municipio, l’amico Giacomo Vizzani, che mettendo a disposizione tutti i suoi uffici, a reso possibile la realizzazione di questo ambizioso progetto, e quindi questa stessa giornata, pensando veramente a tutto persino a fiori e piante che abbelliscono la sede.
Abbiamo avuto modo anche di collaborare positivamente con molti servizi del comune di Roma, e del municipio di Ostia, che non citiamo tutti, anche se ci piace ricordare l’Ufficio Tecnico ed il Servizio Giardini
Ricordo anche la Soprintendenza Archeologica di Ostia Antica che ha consentito l’apertura del tempio di Ostia Antica per Rosh Hodesc elul, appuntamento che speriamo di riprendere ed far diventare una nuova tradizione.
Ci tengo a ricordare che tra un anno ricorre il cinquantesimo anniversario della scoperta del tempio nel sito archeologico di Ostia Antica, rinvenuto durante i lavori per la costruzione della strada per l’aeroporto di Fiumicino. Mi piacerebbe poter far coincidere in questa data la sistemazione del nuovo tempio, quasi una staffetta tra l’antico ed il moderno, tra il sito archeologico ed un centro vitale, che offre pasti kasher vita e atmosfera ebraica.
Ieri mi è arrivato a casa il lunario. Ho notato che il nostro beth ha keneset è il 16^ a Roma. E mi ha emozionato, Quando ero bambina, ce ne erano solo 4 . Ma questo non sarà solo un beth ha keneset ma potrà essere un bel centro sociale e culturale, con una bella cucina kasher, il primo forno a legna per la pizza a Roma, punto di incontro ed aggregazione per bambini, famiglie ed anziani, non solo di Ostia. Mi immagino come potrà essere piacevole la prossima estate un campo estivo, e qui al mare (magari utilizzando ed attrezzando, il Presidente Vizzani ci aiuterà senz’altro, un pezzo di spiaggia libera qui davanti) sviluppando la positiva collaborazione già sperimentata con l’Ufficio Giovani.
Non a caso abbiamo voluto chiamare questo tempio Shirat ha Yam. Il cantico del mare. La Shirat ha Yam è il canto che intonò Mosè quando si richiusero le acque del mar Rosso.
Perché ci è sembrato così adatto: Innanzi tutto perché evoca il mare, e questo è il nuovo beth ha keneset vicino al mare, dopo 2.000 anni.
E poi perché la Shirat ha Yam fu intonata da Moshè, e da tutti i figli d’Israele, non solo dal suo capo, come solista, ma da tutti quanti assieme, nessuno escluso, oggi potremmo dire, dai professori e dalle persone più semplici. Certamente senza il contributo di tutti, volontari ed istituzioni non avremmo questa sede, e certamente c’è bisogno di ancora tanta partecipazione personale per poter esprimere fino in fondo le potenzialità di questo luogo, che oggi presentiamo come prima ipotesi per avviare il confronto.
Nella Torà viene citata la profetessa Miriam che esorta le altre donne a prendere gli strumenti musicali per unirsi al coro. Bene, questo centro, già dal nome, si propone alle famiglie e vogliamo rivolgerci soprattutto a quelle donne che coraggiosamente, tutti i giorni, affrontano i problemi dei loro cari, della crisi economica, dalle malattie ma anche vivendo i momenti importanti di realizzazione dei propri figli . Sappiamo anche che in questa zona ci sono molte anziane sole (purtroppo di sera non vengono ma a loro vorremo destinare delle attività) ci sono donne che da sole affrontano problemi gravi che purtroppo colpiscono anche la nostra Comunità.
Vorrei concludere con una nota personale.
Cercando un disegno con la Shirat ha Yam su internet, la prima immagine trovata, è stata quella (stampata all’ingresso) tratta dall’Hagadà di Sarajevo. Mi è sembrata un segno perché mio padre Joseph Kajon era nato a Sarajevo, sopravvissuto alla deportazione è arrivato dopo la guerra a Roma dove ha conosciuto mia madre. A lui, alla Comunità di Sarajevo ormai scomparsa, alla mia famiglia che non c’è più dedico questo pensiero, come a tutte le persone che sono vissute in questa zona. Fra questi, mio fratello Giacomo (z”l), amico di molte persone qui presenti, che ha partecipato con entusiasmo alle prime attività qui ad Ostia e che oggi non c’è più.
Adesso i progetti: cosa vogliamo fare e come vogliamo sfruttare questa sede:
Gli orari dei moadim e la cena sotto la sukka sono sulle sedie.
Abbiamo intenzione di aprire uno “sportello sociale,” in collaborazione con la Deputazione, per l’assistenza alle persona che abitano in zona, che non dovranno più recarsi fino a Trastevere.
Grazie al vostro aiuto desideriamo tenere aperto il Centro almeno due volte la settimana.
Il nostro instancabile Rav, Ariel Di Porto, organizzerà delle lezioni e incontri di studio, saranno comunicati gli orari.
Vogliamo costruire un campetto di basket per i ragazzi, allestire un collegamento internet dove sarà possibile anche parlare gratis con Israele o con altre parti del mondo.
Vogliamo anche organizzare, sempre in collaborazione con la Deputazione un pulmino che da casa porta soprattutto le persone anziane, qui al centro, per attività ricreative, almeno una volta a settimana.
Loretta Kajon