“Adesso non rattristatevi e non risentitevi con voi stessi per il fatto di avermi venduto qui…” (Bereshìt 45, 5). Secondo Rabbì Itzhak Luria, conosciuto come Arizal, Yosèf dice ai suoi fratelli di non rattristarsi. Allontanate il vostro cuore dalla disgrazia della tristezza, poiché se vi allontanerete dalla sensazione di tristezza e di dolore, riuscirete a percepire la volontà del Santo Benedetto Egli Sia, e a capire il perché il Signore ha voluto che voi mi vendeste all’Egitto. “Poiché per conservarvi in vita mi ha mandato prima di voi”. Com’è ben risaputo uno dei fondamenti della Chassidùt è servire Dio con gioia, allontanando la tristezza dalla nostra vita. Secondo gli insegnamenti di Rabbì Israel Baàl Shem Tov, fondatore della Chassidùt, la tristezza ha la capacità di confondere l’uomo, di non far riconoscere e percepire la presenza di Dio. Rabbì ‘Aharon di Karlin diceva: la gioia di per se non è una mitzvà, ma nonostante ciò ha la facoltà con la sua forza di portare l’uomo ad adempiere a tutte le mitzvòt della Torà. D’altra parte la tristezza non è di per sé una trasgressione, però essa ha la capacità di portare l’uomo a compiere tutte le trasgressioni di questo mondo.