“Un leader ebreo nell’auto-difesa di Maidan: alla fine del giorno, vivere in questo Paese ne è valsa la pena, perché abbiamo vissuto per vedere Maidan”
Marco Tosatti
Hanno fatto il giro del mondo le foto dei religiosi ortodossi che a Maidan, la piazza dell’Indipendenza di Kiev, si frapponevano con le croci in mano fra i manifestanti e i “Berkut”, la milizia antisommossa. In questo blog abbiamo parlato a più riprese della posizione assunta dalla Chiesa Greco-Cattolica dell’Ucraina a favore dei diritti del popolo contro un regime dittatoriale e criminale; e abbiamo riportato la testimonianza di un sacerdote sposato greco-cattolico in prima linea nei giorni degli scontri e del massacro. Ma c’è un altro aspetto dell’unità religiosa che si è costituita in piazza, e riguarda questa volta quelli che Giovanni Paolo II ha definito i “nostri fratelli maggiori”. “Un leader ebreo nell’auto-difesa di Maidan: alla fine del giorno, vivere in questo Paese ne è valsa la pena, perché abbiamo vissuto per vedere Maidan”.
Hanno fatto il giro del mondo le foto dei religiosi ortodossi che a Maidan, la piazza dell’Indipendenza di Kiev, si frapponevano con le croci in mano fra i manifestanti e i “Berkut”, la milizia antisommossa. In questo blog abbiamo parlato a più riprese della posizione assunta dalla Chiesa Greco-Cattolica dell’Ucraina a favore dei diritti del popolo contro un regime dittatoriale e criminale; e abbiamo riportato la testimonianza di un sacerdote sposato greco-cattolico in prima linea nei giorni degli scontri e del massacro. Ma c’è un altro aspetto dell’unità religiosa che si è costituita in piazza, e riguarda questa volta quelli che Giovanni Paolo II ha definito i “nostri fratelli maggiori”. “Un leader ebreo nell’auto-difesa di Maidan: alla fine del giorno, vivere in questo Paese ne è valsa la pena, perché abbiamo vissuto per vedere Maidan”.
Ecco il testo originale dell’intervista: QUI
Un berretto invece della Kippah, il giovane “potrebbe passare per un docente di una Yeshivah” (una scuola religiosa ebraica). Ma invece è uno dei leader della difesa dei manifestanti a via Hrushevsky (Hrushevskoho). Chiede di mantenere l’anonimato. Dice di essere venuto a Maidan nei primi giorni. “Quello che ho visto mi ha colpito: tutto era così disorganizzato. Mancanza di leaders, di una strategia chiara e così via. Allora, con mia sorpresa, cominciai a organizzare, anche se all’inizio non la consideravo la ‘mia guerra’. Ho organizzato l’auto-difesa, la costruzione delle barricate, e poi sono diventato un leader dell’unità di protezione”.
Il religioso che ha fatto il servizio militare nell’esercito israeliano, si è reso conto che non era possibile prendere l’iniziativa contro i Berkut a Maidan. “Ho capito che ci sarebbe stato molto sangue. Ho contato le persone sulle barricate, mi sono reso conto che l’equilibrio delle forze era assolutamente inaccettabile per un azione offensiva e li ho convinti a rinforzare il ridotto, e a prendere una posizione difensiva”. Ed è suo il merito di aver ottenuto che duecento soldati e poliziotti sgomberassero la Casa Ukraina, dove erano asserragliati, con 1500 manifestanti intorno pronti all’attacco, e la crisi si risolvesse senza la minima violenza.
L’interlocutore ha spiegato a Voices of Ukraine che “ci sono altri quattro israeliani con un’esperienza di combattimento come la mia nella mia unità. Come me, sono venuti a Maidan per aiutare a evitare che ci siano delle perdite umane non necessarie. Chiamerei il nostro gruppo ‘elmetti blu’ , in analogia alle forze di pace dell’Onu.
Alla domanda se in quei giorni ha visto elementi di antisemitismo fra i manifestanti, ha risposto: “Non c’è stato neanche un accenno a quel genere di comportamento. Sono stato in contatto con attivisiti di ‘Pravy Sector’, (Settore di Destra, un gruppo militante di estrema destra) UNA-UNKSO (Autodifesa del Popolo Ucraino, anch’esso di destra) . Mi sono sempre presentato come un ebreo, e religioso, per di più. Ho decine di guardie della resistenza georgiani, azeri, ameni e russi che non cercano neanche di parlare ucraino e non siamo stati mai intolleranti gli uni con gli altri. Sono tutti rispettosi verso la mia fede, sanno già quello che posso e non posso mangiare, e non c’è nessuna ostilità”.
http://www.lastampa.it/2014/02/24/blogs/san-pietro-e-dintorni/un-hassid-ebreo-a-maidan-V2BGrFGDKRhsg6yl517mjP/pagina.html
Ecco il testo originale dell’intervista: QUI
Un berretto invece della Kippah, il giovane “potrebbe passare per un docente di una Yeshivah” (una scuola religiosa ebraica). Ma invece è uno dei leader della difesa dei manifestanti a via Hrushevsky (Hrushevskoho). Chiede di mantenere l’anonimato. Dice di essere venuto a Maidan nei primi giorni. “Quello che ho visto mi ha colpito: tutto era così disorganizzato. Mancanza di leaders, di una strategia chiara e così via. Allora, con mia sorpresa, cominciai a organizzare, anche se all’inizio non la consideravo la ‘mia guerra’. Ho organizzato l’auto-difesa, la costruzione delle barricate, e poi sono diventato un leader dell’unità di protezione”.
Il religioso che ha fatto il servizio militare nell’esercito israeliano, si è reso conto che non era possibile prendere l’iniziativa contro i Berkut a Maidan. “Ho capito che ci sarebbe stato molto sangue. Ho contato le persone sulle barricate, mi sono reso conto che l’equilibrio delle forze era assolutamente inaccettabile per un azione offensiva e li ho convinti a rinforzare il ridotto, e a prendere una posizione difensiva”. Ed è suo il merito di aver ottenuto che duecento soldati e poliziotti sgomberassero la Casa Ukraina, dove erano asserragliati, con 1500 manifestanti intorno pronti all’attacco, e la crisi si risolvesse senza la minima violenza.
L’interlocutore ha spiegato a Voices of Ukraine che “ci sono altri quattro israeliani con un’esperienza di combattimento come la mia nella mia unità. Come me, sono venuti a Maidan per aiutare a evitare che ci siano delle perdite umane non necessarie. Chiamerei il nostro gruppo ‘elmetti blu’ , in analogia alle forze di pace dell’Onu.
Alla domanda se in quei giorni ha visto elementi di antisemitismo fra i manifestanti, ha risposto: “Non c’è stato neanche un accenno a quel genere di comportamento. Sono stato in contatto con attivisiti di ‘Pravy Sector’, (Settore di Destra, un gruppo militante di estrema destra) UNA-UNKSO (Autodifesa del Popolo Ucraino, anch’esso di destra) . Mi sono sempre presentato come un ebreo, e religioso, per di più. Ho decine di guardie della resistenza georgiani, azeri, ameni e russi che non cercano neanche di parlare ucraino e non siamo stati mai intolleranti gli uni con gli altri. Sono tutti rispettosi verso la mia fede, sanno già quello che posso e non posso mangiare, e non c’è nessuna ostilità”.
http://www.lastampa.it/2014/02/24/blogs/san-pietro-e-dintorni/un-hassid-ebreo-a-maidan-V2BGrFGDKRhsg6yl517mjP/pagina.html