“Ella lo afferrò per il vestito… ma egli le lasciò il vestito in mano e fuggì…” (Bereshìt 39, 12). R. A.Y. Heshel disse: Yosèf ha meritato il titolo di tzaddìk – giusto, perché riuscì a dominare il suo istinto nella dura prova a cui fu sottoposto con la moglie di Potifar. Tuttavia non gli fu perdonato da Dio il peccato di maldicenza verso i suoi fratelli e che portò alla schiavitù d’Egitto. Yehudà, suo fratello, invece non superò la prova a cui fu sottoposto con Tamar, ma ebbe pietà di Yosèf quando disse: “Che beneficio c’è se uccidiamo nostro fratello…”. Per questo ebbe il merito che dalla sua stirpe nasca il Re Messia redentore d’Israele. I Maestri vogliono insegnarci che per ogni azione compiuta deriva una conseguenza diretta anche se non immediata.