Articolo perfetto per Chanukkà e gli ellenizzanti. Aumentano gli ebrei contro la circoncisione e si aggiungono agli anti-semiti. “Mio figlio è perfetto così” (non ha letto il Midràsh). Ri-leggete anche Kolòt (1, 2, 3)
Fabio Scuto
Finirà davanti alla Corte Suprema di Israele il caso di Elinor H. e di suo figlio, che la madre si rifiuta di far circoncidere. Perché una Corte rabbinica, che ha giurisdizione legale in Israele per tutte le questioni che hanno che fare con la religione- e quindi anche matrimoni, divorzi, nascite – ha stabilito che la donna dovrà pagare una multa di 500 shekel (120 euro) per ogni giorno di attesa se non farà circoncidere il figlio entro una settimana.
«Il bambino è nato con un problema di salute, quindi non poteva essere circonciso l’ ottavo giorno, come di consueto», ha raccontato Elinor al quotidiano Haaretz. «Poi col passare del tempo, ho iniziato a leggere ciò che realmente accade nella circoncisione, e ho capito che non potevo fare questo, a mio figlio. È perfetto così com’ è». La madre racconta che anche il padre del bambino ha avuto una parte nella decisione, ma quando la coppia ha iniziato a discutere del loro divorzio davanti alla Corte rabbinica, il marito ha «inaspettatamente» deciso di insistere sul fatto che il loro figlio deve essere circonciso.
«La circoncisione è una procedura chirurgica standard che viene eseguita su ogni bambino ebreo, così quando uno dei genitori lo richiede, l’ altro non può ritardare il fatto se non si è dimostrato che è pericoloso dal punto di vista medico», hanno scrittoi tre rabbini-giudici che componevano la Corte. «Effettuare la circoncisione nonè solo un atto chirurgico», scrivono nella loro sentenza, «… Brit Milah, (il rito della circoncisione), è un patto che Dio ha fatto con il suo popolo eletto, la nazione di Israele». Poi precisano: «La rimozione del prepuzio prepara l’ anima del bambino ad accettare il giogo del Cielo, studiare la Torah e i comandamenti di Dio».
Il ricorso di Elinor alla Corte Suprema, attraverso il suo avvocato Marcella Wolf, arriva in un momento molto delicato in Israele. Alla Knesset sono in discussione diversi progetti di legge – sostenuti da laburisti, centristi di Yesh Atid e dalla signora Livni, ministro della Giustizia, – per una progressiva limitazione della religione nella vita politica e sociale. E una piccola rivoluzione è probabilmente alle porte: si sta discutendo del matrimonio civile, perché in Israele esiste solo quello religioso, dell’ unione omosessuale davanti a ufficiali di stato civile. Questo con grande scandalo dei partiti religiosi – che negli ultimi dieci anni sono sempre stati al governo impedendo ogni riforma in questo senso – e la rivolta annunciata dalle comunità religiose, specie quelli più osservanti come gli ultra-ortodossi che sono un terzo degli abitanti di Israele.
Sulla liceità della circoncisione maschile e della mutilazione genitale femminile, in quanto pratiche rituali che comportano menomazioni fisiche imposte ai bambini che non possono decidere autonomamente, si discute da tempo in Europa e anche negli Usa. Una nuova sensibilità che arriva soprattutto nei paesi del nord Europa, dove è cresciuta la componente islamica e il problema si fa sentire tra le comunità di immigrati. In termini generali la totalità della popolazione maschile di religione ebraica è circoncisa, così come la maggioranza dei maschi musulmani (l’ atto avviene però tra gli 8 e i 10 anni).
Ma anche negli Stati Uniti la maggioranza dei maschi è circoncisa: non è stata la religione ad averne alimentato la diffusione, ma la convinzione di medici e genitori degli effetti benefici sulla futura salute del figlio, anche come prima difesa contro l’ Aids.
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