«Ad Auschwitz saresti stata attenta». Frase antisemita contro un’alunna. Il ministro Profumo chiede una relazione. Classe in rivolta
ROMA – Il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo ha chiesto una «relazione scritta» in merito alla frase antisemita che, secondo quanto riferito da Repubblica, sarebbe stata pronunciata da una docente di matematica nei confronti di un’alunna ebrea in una scuola romana: «se fossi stata ad Auschwitz saresti stata più attenta». La richiesta del ministro è stata fatta alla preside dell’istituto Caravillani, Anna Maria Trapani, la quale già il 21 gennaio aveva inviato un richiamo scritto alla professoressa, che ore si trova in malattia. Il fatto sarebbe accaduto a ottobre ed è stato reso noto giovedì durante una visita della classe della giovane al Museo della Comunità ebraica.
La preside, rende noto Viale Trastevere, si è detta del tutto disponibile a fornire la relazione al ministro Profumo, spiegando che in ogni caso la questione non era stata sottovalutata, non solo con l’invio del richiamo scritto alla docente, ma anche attraverso un incontro con i ragazzi nel corso del quale si era discusso della vicenda.
Dal ministero dell’Istruzione è stato fatto rilevare come la relazione sarà data direttamente a Profumo, che in questi mesi si è dimostrato particolarmente attento a questi temi, ad esempio con il minuto di silenzio proposto nelle scuole italiane in occasione della strage della scuola ebraica di Tolosa o con i viaggi della Memoria ad Auschwitz. La relazione della preside sarà poi inviata anche all’Ufficio Scolastico regionale, che a quel punto potrà prendere gli eventuali provvedimenti e sanzioni dopo un equilibrato e attento esame sulla vicenda.
Classe in rivolta. «È un qualsiasi giorno di ottobre quando Yael entra come sempre in classe. Oggi, però, non si sente bene. Ha un forte mal di testa. È a disagio. Esce dall’aula. Prova a mangiare qualcosa. Ma nulla. Il dolore resta. Eppure decide di rientrare in classe. Yael prova a seguire. Non riesce. Non è attenta alla lezione. La docente lo nota. Forse pensa sia distratta da altro. La guarda. E con una frase lapidaria la riprende: “Se tu fossi stata in un campo di concentramento, avresti ascoltato”. Yael resta di stucco. La classe anche. I suoi compagni sono prima sbigottiti, poi si stringono intorno all’amica. Attaccano la professoressa, le dicono che è razzista. Protestano. Alcuni, in tre, decidono che d’ora in avanti non avrebbero più seguito le sue lezioni. Uno scatto d’orgoglio e senso civico da parte del Caravillani. Un fatto che cattura l’attenzione dell’ebraismo romano». L’episodio viene raccontato così nel portale romaebraica.it.
Ieri, si legge sul sito, «il quarto F del liceo artistico Caravillani è stato in visita al Museo Ebraico della Cer. Una visita speciale, accompagnata del presidente Riccardo Pacifici che ha voluto guardare in faccia quei giovani che pochi mesi fa avevano dimostrato di voler combattere contro l’antisemitismo, contro l’indifferenza, contro una professoressa che sfacciatamente, di fronte a una classe intera, aveva dimostrato tutta la sua intolleranza nei confronti di una giovane ebrea di quella scuola».
«Riccardo Pacifici ha voluto organizzare la visita della scuola al Museo, con gli alunni accompagnati dalla preside Anna Maria Trapani – continua il portale – Il presidente, a metà percorso, ha riunito i ragazzi nel Tempio Spagnolo per ringraziarli. Sono commosso di fronte all’appoggio che avete dato alla vostra compagna – ha confessato Pacifici -. Mi capita spesso di andare nelle scuole per parlare di Shoah, per ricordare l’importanza della tolleranza nei confronti del prossimo. Ma mai mi era capitato di assistere a un fatto simile. In un periodo di crescente intolleranza antisemita, xenofoba e razzista, un episodio del genere dovrebbe essere premiato. Lo vorrei segnalare, quindi, alla Presidenza della Repubblica affinché tutti voi abbiate il dovuto riconoscimento, affinché la cittadinanza riconosco quali sono gli esempi positivi. È facile parlare e portare sulle cronache dei giornali fatti negativi, stavolta dobbiamo dobbiamo dare voce a ciò che di buono c’è stato in questo vostro gesto che noi, come ebrei romani, non dimenticheremo».
Una scuola così, continua Pacifici, «sa rispondere a quelli che, come la Finelli, si vantano di aver fatto piangere un’alunna e si dicono non razzisti, ma preoccupati di un’Italia che dà troppo spazio ai figli di immigrati». Come ulteriore ringraziamento il Presidente, d’accordo con la responsabile della comunicazione del Museo Ebraico, Irit Levi, ha invitato gli studenti del liceo artistico a sfruttare la raccolta di tessuti più vasta d’Europa custodita tra le mura del Tempio. «Bisogna assolutamente premiare chi ha capito che migliorare la nostra società civile, significa – conclude Pacifici – mettere da parte ignoranza e omertà».
http://www.ilmessaggero.it/ROMA/CRONACA/frasi_antisemite_studentessa_scuola_roma_istituto_caravillani/notizie/263118.shtml