Esistono, sparsi per l’intera Diaspora ebraica, altri Purim da celebrare per lo scampato pericolo. Ecco quelli degli ebrei tripolini
Ariel Arbib
Non per far prevalere la mia opinione, sulla necessità storica di festeggiare ancora un altro Purim in ricordo dello scampato pericolo nel Giugno del 1967, ma solo per il piacere di rallegrarvi con aneddoti ebraici a lieto fine, vi voglio raccontare due bellissima storie libico-ebraiche, che hanno entrambe dato origine ad altrettanti Purim, ancora oggi festeggiati con eguale gioia e allegria, tra i tripolini e i bengasini sparsi per il mondo e tra gli Ebrei di Gerba in Tunisia.
Correva l’anno 1705 e nel mese di Gennaio, una nave tunisina, colta nelle acque di Tripoli da una burrasca, fu sequestrata senza un vero e proprio motivo, con tutti i suoi marinai e passeggeri e condotta nel porto di Tripoli, per ordine dell’allora governatore della città, l’altezzoso Halil Bey. Per vendicare il grave strappo subito, il Governatore di Tunisi, Ibrahim Bey Sharif, mise insieme a sua volta, una soldataglia, con l’intento di far scorrere il sangue a Tripoli. L’ordine dato ai suoi feroci sgherri era di non fare prigionieri.
Fu tentata allora invano, da parte di inviati e Ambasciatori, una mediazione per convincere e dissuadere il Bey Tunisino dal compiere la carneficina che aveva in mente di fare, ma purtroppo inutilmente. La popolazione ebraica di Tripoli, cominciò allora dal canto suo, a preoccuparsi per il serio evolversi di quegli avvenimenti, in quanto nella minacciata rappresaglia del Bey Sharif, ci sarebbero andati di mezzo sicuramente anche tutti loro.
I capi della Comunità, interpellarono sul da farsi il loro Rabbino, il famoso Cabalista Rav Josef Aghib, il quale decretò che tutti gli Ebrei dovessero fare un giorno intero di digiuno, per trovare verso Hashem misericordia e per invocare un aiuto per la loro salvezza. L’invasione e la battaglia che ne scaturì, come annunciato, ebbe inizio, ma inaspettatamente e come per miracolo, nonostante le forze messe in campo dal tunisino fossero decisamente superiori, il Bey Ibrahim Sharif ebbe la peggio e fu ricacciato con quel che rimaneva del suo esercito oltre il confine. La il tripudio e la gioia per lo scampato pericolo per gli Ebrei di Tripoli, diede origine ad un nuovo Purim, che fu chiamato appunto: PURIM KATAN o PURIM SHARIF, dal nome dell’odioso aggressore.
A distanza di 86 anni, da tali avvenimenti e precisamente nel 1791, un altro doloroso evento si stava per abbattere sugli Ebrei di Tripoli e questa è la storia:
A seguito di una lotta fratricida, nata per la successione al potere e che vedeva contrapposti, assieme ai loro reciproci sostenitori, Ahmed e Jussuf, figli del Bey di Tripoli Alì Karamanli, quest’ultimo, per dipanare e risolvere la sanguinosa disputa fratricida, fu costretto a rivolgersi al supremo Monarca, il Gran Sultano di Costantinopoli. Questi, comprendendo i pericoli che potevano scaturire da una tale situazione, acconsentì ad inviare sul posto un suo zelante, ma sanguinario generale, un tremendo figuro insomma, al nome di Alì Bey Giurgi Burgol. Denigrando il mal governo dei Karamanli e sperando di potersi sostituire a loro, prendendo così il posto di comando nel dirigere in futuro a suo piacere le sorti di Tripoli, Alì Burgol soffiò nell’orecchio del Gran Sultano odiose calunnie nei confronti degli Ebrei di Tripoli, i quali secondo lui erano i veri responsabili della situazione e che per altro, venivano protetti dall’anziano Karamanli, (una di queste sue protette era la famosa e bella Ester Arbib, molto cara a chi scrive e se ne può intuire il perché…) che permetteva loro di ricoprire immeritatamente le alte cariche nel governo della città e di spadroneggiare nei commerci di qualsiasi mercanzia. Così facendo l’astuto Burgol, si preparava la strada per spodestare i Karamanli e ricondurre a se, qualsiasi potere a Tripoli. Alì Giurgi Burgol non ebbe difficoltà a farsi autorizzare la spedizione dal Sultano ed armato a sue spese un esercito di prezzolati e sanguinari saraceni, veleggiò alla volta di Tripoli. Il terrore assalì il vecchio Bay Karamanli che, preso dal panico per quanto stava per accadere, fuggì verso la Tunisia, lasciando aperta la strada all’invasore, che così indisturbato approdò in una spiaggia a pochi chilometri dal centro della città, luogo che da allora, prese il suo nome: la spiaggia di Giurgi.
Tripoli fu dunque assediata e le quattro porte della città, a Ovest quella che dava sul mare,a Sud Bab el Jedid (Porta Nuova), a Est Bab el Fonduk ( Porta del fonduco) e a Nord la porta del Castello, venivano così sbarrate agli assalitori. Le spesse mura spagnole della città resistettero, ai duri assalti ma all’interno di esse la vita diventava sempre più dura e difficile per la carenza di cibo. Una sola porta fu fatta aprire a singhiozzo, quella di Bab el Fonduk, per consentire agli Arabi, ma non agli Ebrei di approvvigionarsi di cibo. Burgol, pretese dagli Ebrei, per rendere loro l’esistenza più sopportabile, il versamento di 50.000 Scudi d’argento, in cambio della possibilità di uscire a orari stabiliti dalle mura per cercare fuori di esse quanto necessario per sostentarsi e per seppellire i loro morti, che fino ad allora, durante l’assedio, venivano tumulati, in uno spazio assai ridotto della città tra le macerie di alcune case diroccate.
E’ di questo periodo la grande opera caritatevole e di educazione ebraica venuta da un grande e amabile Rabbino, Rav Shalom Labi, di passaggio a Tripoli, proveniente dal Marocco e diretto a Gerusalemme, il quale, vista la situazione tragica ed ebraicamente inadeguata in cui viveva allora la Comunità tripolina, decise di trattenersi lì per risollevarne il morale e rieducarne i figli allo studio della Torà e della Mishnà. Suo figlio, Rabbì Jehuda Labi, divenuto in seguito una persona assai venerata in tutta la Libia, fu seppellito alla sua morte a Tripoli, nel piccolo Cimitero di Matta Sghera e da allora la sua tomba fu meta di pellegrinaggi e di passaggi di decine di migliaia di fedeli, fino agli anni del definitivo esodo degli Ebrei dalla Libi nel 1967.
Pagato il prezzo, dopo solo 10 giorni Burgol, pretese dagli Ebrei il versamento di altri 100.000 Scudi e per indurli, a pagare mise ai ferri la bella Ester Arbib, ricordata in seguito come Malik Ester (Regina Ester), come la sua omonima Regina persiana della festa di Purim, ricattando così ignobilmente tutti i suoi confratelli. Fu pagato, con grandi sacrifici un nuovo riscatto, ma per fortuna le cose stavano cambiando. I due bellicosi giovani fratelli Karamanli, finalmente riappacificati, richiamarono aiuti dalla Tunisia e ricacciarono in mare l’odioso Burgol ed i suoi mercenari. Da allora ed ancora oggi, come già detto, è in uso tra gli Ebrei tripolini e di Gerba in Tunisia, festeggiare il 29 di Tevet il PURIM BURGOL.
Altre due storie a lieto fine tramandateci con i nomi dei due tiranni di turno, che per i loro loschi propositi, hanno alimentato l’odio ed il disprezzo per gli Ebrei. Altri due Purim dunque, con un felice epilogo, come quello originale di Ester e Assuero, di Aman e Ahashverosh. Chissà quanti altri ancora meno conosciuti ne esistono nella millenaria storia ebraica della Golà, purtroppo troppo pochi rispetto alle tante, troppe storie finite senza un lieto fine.
Hag Purim Sameah.
P.S. Per scrivere questi due racconti, mi sono avvalso dell’aiuto del libro “Memorie” di mio padre Roberto Arbib z”l.