Costituzione (chukà) e chukat hatorà. In memoria dell’amico Gabriele Novelli, sempre pronto a fare il bene
Alfredo Mordechai Rabello
Nell’ultima lezione di teoria generale di diritto, quest’anno a Zefat una allieva mi chiede: Lei professore, ci ha parlato tanto della costituzione, della norma fondamentale (grund norm) e della norma di riconoscimento; nel nostro linguaggio giuridico chiamiamo la costituzione chukà , ma nella parashà di questa settimana apprendiamo che chukat hatorà si riferisce alla vacca rossa: trova lei una relazione?
È una di quelle domande tipiche dell’ambiente particolare che abbiamo a Zefat e preso come alla sprovvista provo a dare una risposta, facendo osservare innanzi tutto che ci troviamo di fronte a due sistemi normativi differenti, cioè la Torà da un lato, ed un sistema costituzionale moderno dall’altro; inoltre è fuori discussione che il diritto d’autore spetta alla Torà, che ha usato questo termine ben prima che si fosse pensato ad una costituzione e quindi il problema è quello di sapere come mai il legislatore moderno abbia adottato proprio questa parola chukà, per indicare la costituzione .
Innanzi tutto abbiamo un versetto nella parashà di Shelach che viene a dare una prima spiegazione: “Nella comunità lo stesso statuto (chukà achat) deve vigere per voi e per lo straniero che dimora fra voi…” (Numeri 15:15) non è forse questo un principio che i diritti moderni, che le moderne costituzioni cercano faticosamente di far prevalere, non è forse un principio fondamentale di diritto e di morale che la Torà ci viene ad insegnare? La Torà ci viene anche ad insegnare che questo è un nostro dovere: in questo mondo se vi è un diritto si deve spiegare chi ha il dovere di farlo rispettare.
Venendo al chukat hatorà della parashà di questa settimana mi sono servito del Commento di un autore moderno particolarmente sensibile all’aspetto etico, Rabbì Shimshon Refael Hirsh che osserva come compito della vacca rossa sia quello di permettere all’uomo di purificarsi “e non vi è purificazione senza libertà morale e tutta la Torà dipende da questo concetto“. Nella vacca rossa c’è il concetto che essa rende puri gli impuri, mentre fa divenire impuri chi purifica, regola che ci vuol forse far capire come non si tratti di magia, che non vi è vera purificazione senza una partecipazione morale, ed il Nachmanide ci insegna che lo stesso accade per le norme della Torà, che si possono osservarne le norme essendo naval birshut haTorà, un malfattore pur agendo col permesso della Torà; se così con la Torà a maggior ragione ciò può capitare con l’applicazione delle norme costituzionali.
Jerushalaim