L’argomento centrale della parashà è l’invio dei 12 esploratori prima dell’entrata del popolo nella terra d’Israele. Questa missione si concluderà tragicamente: gli esploratori torneranno e spaventeranno il popolo dicendo che quella è una terra che divora i suoi abitanti. Il popolo chiederà allora di tornare indietro vanificando in questo modo l’uscita dall’Egitto. Gli ebrei saranno costretti a vagare 40 anni nel deserto e tutti gli adulti usciti dall’Egitto non entreranno nella terra d’Israele. Rashì sostiene che la colpa non è solo degli esploratori, ma del popolo intero che ha voluto mandare degli uomini per controllare la terra dimostrando così di non fidarsi della promessa divina. Alcuni commentatori sostengono che il peccato del popolo è quello di non aver mantenuto l’impegno preso alle pendici del monte Sinai «faremo e ascolteremo» (na’asè venishmà’). Essi, invece di agire, come gli era stato prescritto da Dio, hanno «ascoltato» gli esploratori invertendo così i due principi, facendo precedere l’ascolto all’azione.