Forse, finalmente, la parola islamo-nazista inizierà ad avere una sua legittimazione nel dibattito politico e culturale che agita l’Europa
Gheula Canarutto Nemni
E ora che si sa la verita’. Che e’ chiaro che dietro a quel casco nero e a quella motocicletta maledetta si nascondeva un ennesimo musulmano, la moralita’ del mondo mediatico si svegli. Si scuota dal proprio torpore, paura, ansia politically correct, di dare contro apertamente alla cultura, alla ricerca spasmodica della morte, dell’islam. Non e’ un mondo intero da condannare, da denunciare.
E’ un mondo educativo da scoperchiare. Una civilta’ che educa i propri figli all’amore per la morte degli infedeli, alla ricerca assoluta del male altrui, alla sete di sangue, al paradiso attraverso l’uccisione degli infedeli. Trovino il coraggio quei giornali, quei giornalisti, che hanno urlato a caratteri cubitali il sospetto neonazista per la strage di Tolosa, di diffondere la verita’.
Che dietro all’ennesima strage sta l’ennesimo musulmano. Che analizzando statisticamente gli attentati nel mondo e i loro fautori e mandanti, la matrice comune ha sempre lo stesso nome. Estremismo islamico. Non sono cellule impazzite, sono persone imbottite. Di ideali contrari alla vita, alla democrazia, alla tolleranza. Colme di tritolo, di razzi, di mitragliatrici, fornite da chi vuole uccidere l’Occidente e i suoi valori. Il mondo mediatico ha di fronte a se’ un’unica via di scampo. Ritornare allo scopo primario di ogni giornalista, raccontando la verita’ assoluta, senza schermi, parafrasi e finte tolleranze.
Speriamo in un articolo in prima pagina, centrale, con tanto di foto e di didascalie ben chiare. Che racconti chi e’, da chi e’ indottrinato e finanziato l’assassino di tre bambini e innocenti e di un padre la cui unica gravissima colpa e’ l’essere ebrei. Senza titoli giustificativi (voleva vendicare i bambini palestinesi uccisi. Ma sanno i giornalisti cosa succede in Palestina e Israele prima di dare per veritiera la campagna mediatica palestinese diretta da Hamas movimento terroristico al comando?) Speriamo fermamente in una verita’ pulita da fronzoli ingannatori (che definiscono il terrorista un salafita, una cellula impazzita).
O sara’ la fine della liberta’ di parola e di stampa. Imbrigliata nella paura di parlare e denunciare assassini sparsi in tutto il mondo pronti a scagliarsi contro tutto cio’ in cui una volta in Europa, in Italia, si credeva davvero.