Parashat VaYishlach si apre con un’immagine drammatica e luminosa allo stesso tempo: Yaakov teme Esav e per contrastarlo “VaYishlach Yaakov Malachim” — Yaakov manda angeli veri, malachim mamash, incontro a suo fratello, che avanza verso di lui accompagnato da quattrocento “uomini”. La Torah non descrive semplicemente un’operazione diplomatica o militare, bensì uno scontro mistico: un esercito di luce guidato da Yaakov, e una forza oscura, severa, strutturata in 400 potenze, che accompagna Esav. I Maestri vedono nel numero 400 una cifra simbolica potentissima: è il valore numerico della lettera ת (Tav), l’ultima dell’alfabeto. Nello Zohar quando questa lettera si presenta ad Hashem per proporsi come lettera iniziale della creazione del mondo, viene descritta e rappresentata come antitetica: attraverso di essa avviene tanto il compimento della Kedushah quanto la severità estrema del giudizio.
È una lettera speculare, una soglia che può aprire alla vita o alla morte. La Gemarà in Masechet Shabbat (55a) rivela uno dei segreti più profondi di questa ambivalenza: «Il Santo Benedetto disse all’angelo Gabriele: Va’ e traccia una Tav di inchiostro sulla fronte dei giusti affinché gli angeli della distruzione non li tocchino; e traccia una Tav di sangue sulla fronte dei malvagi affinché essi abbiano dominio su di loro». È la stessa lettera, la stessa forma, la stessa cifra mistica: eppure può essere un sigillo di protezione oppure un marchio di vulnerabilità. il criterio di distinzione tra due possibilità opposte, non è la Tav in sé, ma ciò che la riempie: inchiostro o sangue, vita o distruzione, merito o impurità. Nella dimensione interiore della parashà, Yaakov si trova esattamente davanti a questo mistero: come fronteggiare le 400 forze di Esav, quelle potenze spirituali che la tradizione identifica con i dinim, le severità, che tentano di ferire l’anima chiamata Yaakov (vedi libro ahavat chaim parashat vayetzè).
Come si affronta una simile ondata di oscurità? Una risposta sorprendente arriva dal Ben Ish Chay, Parashat Balak (halachot anno primo), il quale interpreta il versetto “Ma tovu ohalecha Yaakov- come sono belle le tue tende Yaakov”, alla luce dell’antica istituzione delle cento berachot quotidiane. I nostri Maestri insegnano infatti che l’uomo è obbligato a recitare cento benedizioni ogni giorno. Questa fu l’istituzione del Re David quando constatò che morivano ogni giorno in Israele cento persone, senza causa apparente. Egli comprese tramite spirito di santità che mancavano cento elementi di protezione e comprese che erano proprio le cento berachot quotidiane: quando furono istituite, la morte cessò. Il Ben Ish Chay ci dice che un ulteriore accenno a questa necessità quotidiana deriva proprio dal pasuk della Torà: “Ve’ata Yisrael, MA Hashem Elokecha sho’el me’imach- Ora Israel COSA Hashem chiede da te”. Non si legga ma (‘cosa’), bensì me’ah (‘cento’), perché Hashem ti chiede le cento benedizioni che conducono al timore, all’amore e al ricordo costante di Lui.
Perché proprio cento? Perché nella Sitra Achra vi sono 400 forze, come alluso nel versetto “Ed ecco Esav veniva con quattrocento uomini”, e queste sono racchiuse nella Tav, cifra di morte, come detto nello Zohar. Ma come si arriva a contrastare 400 forze del male con 100 benedizioni? Come si arriva allo scontro della Tav del bene che si oppone alla Tav del male? La risposta è che nelle cento berachot ci sono cento menzioni del Nome Divino composto da quattro lettere corrispondenti anche ai quattro elementi con cui è formato l’uomo (vedi shaare kedusha). Si arriva così alle 400 lettere di Kedushah che annullano le 400 forze della morte. Hashem ti chiede cento berachot perché attraverso di esse si allontana il giudizio, si allontana la morte che contamina le tende di Yaakov. Questa perla del Ben Ish Chay getta una luce nuova sulla strategia spirituale di Yaakov.
Egli manda angeli, non perché possano combattere fisicamente, ma perché il mondo spirituale si muove prima di quello materiale. Le cento berachot sono i nostri angeli quotidiani, i nostri malachim personali: ogni Baruch Atah Hashem è un filo di luce che incide una Tav d’inchiostro sulla nostra fronte, trasformando la severità in protezione, il giudizio in vita. Le 400 forze dell’impurità e oscurità vengono dissolte da 400 lettere di luce: il mondo oscuro di Esav non viene affrontato con un’armata, ma con la costanza della santità quotidiana. Yaakov teme eppure non fugge: si prepara, prega, manda malachim, lotta con l’angelo, e alla fine trasforma il suo ed il nostro destino.
Comprendiamo, quindi, che ciascuno di noi ha il suo Esav interiore che avanza con quattrocento uomini, ma ognuno di noi ha anche la forza di Yaakov: la capacità di mandare avanti a sé i propri angeli, costruiti da parole di benedizione, cento respiri di luce che generano quattrocento lettere di protezione per trasformare la Tav — la soglia — da simbolo di giudizio a sigillo di vita. Che Hashem ci dia la forza, come Yaakov, di affrontare i nostri Esav, con luce, con coraggio, e con cento berachot che aprono quattrocento portali di luce, protezione e vita.
Shabbat Shalom
Marco Del Monte
