“Ya’akov mandò davanti a sé dei messi a Esaù suo fratello, nel paese di Seir, nella campagna di Edom. E dette loro quest’ordine: Direte così ad Esaù, mio signore: Così dice il tuo servo Ya’akov: ho soggiornato presso Lavan, e vi sono rimasto fino ad ora; ho buoi, asini, pecore, servi e serve; e lo mando a dire al mio signore, per trovar grazia agli occhi tuoi” (Bereshìt, 32:3-5).
R. Israel Belsky (New York, 1938-2016) in Einei Yisroel (p.239) commenta che alcuni Maestri apparentemente espressero delle critiche nei confronti del patriarca Ya’akov. Nel Midràsh (Bereshìt Rabbà, 75:3) alcuni Maestri affermano che il comportamento di Ya’akov è propriamente descritto dal versetto dei Proverbi (26:17) dove è scritto: “È simile a chi prende un cane per le orecchie un passante che si intromette nella lite di un altro”. Un cane che dorme è innocuo. Ma se lo provochi e lo prendi per le orecchie ti attaccherà. I Maestri ci dicono che Esaù era come un cane che dorme e che non presentava un pericolo immediato. Se Ya’akov non avesse annunciato il suo ritorno nella terra di Canaan, sarebbero potuti passare degli anni prima di doversi confrontare con il suo vendicativo fratello.
Vi è un altro Midràsh (Bereshìt Rabbà (75:2) che appare criticare il comportamento di Ya’alov. Di nuovo nei Proverbi (25:26) vi è un versetto che dice: “Fontana torbida e sorgente inquinata, tale è il giusto che vacilla di fronte al malvagio”. Come una fonte d’acqua sorgente diventa inbevibile se scaturisce da un posto pieno di sporcizia, così quando un uomo giusto si prostra davanti a un uomo malvagio, la sua rettitudine viene macchiata. Da questo versetto si impara che Ya’akov non avrebbe dovuto mostrare deferenza a Esau prostrandosi davanti a lui. Questi due midrashìm sono contraddittori: uno sostiene che Ya’akov avrebbe dovuto opporsi a Esaù, anche a costo di provocarlo. Mentre secondo l’altro midràsh Ya’akov non avrebbe mai dovuto comportarsi in modo da provocarlo.
Questi due midrashìm indicano che Ya’akov aveva commesso degli errori e avrebbe dovuto comportarsi in altro modo. Ma questa idea non regge se esaminiamo quello che il Nachmanide (Girona, 1194-1270, Acco) scrive nel suo commento alla Torà dove cita un terzo midràsh che viene citato dai Maestri e che insegna che il comportamento di Ya’akov doveva essere un esempio di come comportarsi nel trattare con i Gentili. Nel Midràsh (Bereshìt Rabbà, 78:18) è detto: “Quando rabbi Yannai andava verso la capitale (Roma) studiava la parashà di Vayshlàkh, e i romani non lo importunavano. Una volta si dimenticò di studiare questa parashà prima di andare a Roma e i Romani lo tormentarono a tal punto che ancora prima di arrivare ad Acco (al confine di Eretz Israel) fu costretto a vendere loro il suo cavallo”. È chiaro che da questo midràsh si capisce che r. Yannai vedeva nel comportamento di Ya’akov con Esaù un modello di diplomazia da usare con i Romani. Come prima cosa Ya’akov placò Esaù con una serie di doni di ovini, bovini e cammelli. Poi per aumentare l’impatto dei donativi fece sì che arrivassero ben distanziati. All’arrivo di ogni gruppo Esaù diventava meno ostile nei confronti di Ya’akov, al punto che quando si incontrarono, Esaù fu sinceramente commosso e i due fratelli si abbracciarono. Da qui impariamo che i midrashìm che criticano il comportamento di Ya’akov non vennero accettati dalla maggioranza dei Maestri. Ya’akov seppe prepararsi bene all’incontro con Esaù, inviando doni per rabbonirlo, con la tefillà all’Eterno e preparandosi a difendersi nel peggiore dei casi. Ya’akov seppe anche evitare di diventare troppo vicino a Esaù. Quando Esaù gli offrì di accompagnarlo, Ya’akov rispose che non sarebbe stato in grado di procedere con lui al suo ritmo per via dei bambini che erano piccoli e degli animali che allattavano (ibid., 13-14). Un modello di diplomazia per tutte le epoche.
