Yaakov fugge nel buio della notte. È solo, ferito, senza appigli. Eppure proprio ora, quando tutto sembra perduto, Hashem gli mostra un’immagine che profuma di antica promessa: la stessa promessa data ad Avraham, e che presto sarà ribadita a lui stesso con il nome di Israele: “La tua discendenza sarà come la polvere della terra… e come le stelle del cielo.” Polvere e stelle. Basso e alto. Limiti e infinito. Yaakov — che diventerà Israele — è l’essere umano che deve vivere entrambi: terra sotto i piedi, cielo sulla fronte. Ed è qui che la Torah svela il mistero: “Ed ecco: una scala era piantata nella terra, e la sua cima raggiungeva il cielo.” La scala non è un oggetto. È Yaakov stesso: il prototipo dell’uomo che unisce i mondi. La Ghemarà di Hullin ci rivela un grande segreto: gli angeli salivano e scendevano in lui: Salivano e vedevano la sua immagine celeste scolpita nel Trono, l’immagine dell’anima. Scendevano e vedevano Yaakov disteso sulla terra, l’immagine del corpo. Da qui anche le risposte a chi si chiede quando ci sarà la risurrezione, in che forma spirituale ci ritroveremo, ma questo è un altro tema.
L’archetipo Yaakov-Israel diventa quindi il modello di ciò che dovrebbe rappresentare l’essere Umano, l’Aadam. La Ghemarà di Baba Metzia afferma che la bellezza di Yaakov era come la bellezza di Aadam Harishon: Yaakov è come Adam HaRishon. Il termine stesso che definisce l’Aadam rachiude il concetto di scala: Aadam fatto di “Aadam-à” terra; Aadam come “Aadam-è“ (laElyon) “assomiglierò all’Eccelso”.
È l’essere umano ideale: scala vivente tra i mondi. E’ l’obiettivo finale della creazione: l’unione dei mondi: “Bereshit barà E-lokim et Hashamaim veet Haaretz-In principio H” creò il cielo e la terra”, non come entità separate ma come un unico inscindibile elemento. L’uomo in questa dinamica ha la potenzialità di agire con forze che sono come “angeli che salgono e scendono nella scala” Ogni parola è un angelo (vedi steinsaltz la rosa dai tredici petali). Ogni pensiero è un gradino. Ogni gesto crea una via verso l’Alto e verso il basso. Machshavah – pensiero (cielo); dibur – parola (mondo intermedio); ma’aseh – azione (terra). L’uomo è scala quando questi tre piani sono allineati. Quando sono disgiunti, l’uomo cade. Yaakov li unisce. Così opera un vero Israel: tocca la polvere, ma vive tra le stelle. Non a caso Yaakov ha nel suo nome “Yud Akev“ cioè il calcagno, il punto più basso eppure si chiama anche Israel ovvero l’anagramma di “Yud La Rosh” cioè la testa, il punto più alto (Ben Ish Chay), ma anche “Israel” letto come Iashar-E-l cioè colui che si dirige verso Hashem. Yaakov-Israel è l’archetipo dell’essere umano che punta verso l’alto con gli strumenti del basso. “In ognuno di noi c’è una scala… si deve solo scoprire che la cima già tocca il cielo.” Non devi creare la scala. Esiste già. Devi solo salirla. Continua a salire.
Il cielo ti riconosce già.
