Alle fine di questa parashà è scritto: “Non farete matrimoni con loro: la tua figlia non darai al loro figlio e la loro figlia non prenderai per tuo figlio. Perché essa farebbe allontanare tuo figlio da Me e servirebbero altri dei” (Devarìm, 7:3). Da questo versetto impariamo che la Torà proibisce entrambe le forme di matrimonio misto: a un uomo ebreo è proibito sposare una donna non ebrea e a una donna ebrea è proibito sposare un uomo non ebreo. Questo divieto si applica ugualmente agli individui delle sette nazioni cananee e a tutti gli altri gentili. Ciò è stato esplicitamente affermato nel Tanàkh [Nechemià, 10:31]: “Non daremo le nostre figlie ai gentili del paese e non prenderemo le loro figlie per i nostri figli”.
Tra le due trasgressioni vi è tuttavia una differenza: il matrimonio di una uomo ebreo con una donna non ebrea è considerata una trasgressione più grave perché i figli non saranno ebrei. Quando una donna ebrea sposa un non ebreo i figli sono invece ebrei.
R. Hershel Schachter (Scranton, 1941) in Insights and Attitudes (p.234) scrive che in Europa un uomo ebreo che prendeva in sposa una non ebrea era trattato come se si fosse convertito a un’altra religione. A Trieste su chi si era convertito si diceva che si era “samdato” dalla parola ebraica shemad, un termine usato altrimenti per le conversioni forzate.
Il Maimonide (Cordova, 1138-1204, Il Cairo) nel Mishnè Torà (Hilkhòt Issurè Biyà, 12:1) dove codifica le regole tratte dalla Torà scritta e orale, scrive: “Un israelita che ha rapporti matrimoniali con una gentile o una israelita che ha rapporti matrimoniali con un gentile, vengono puniti [per queste trasgressioni della Torà] con la pena delle percosse. Questo perché [nella Torà} è detto:”Non farete matrimoni con loro: la tua figlia non darai al loro figlio e la loro figlia non prenderai per tuo figlio”. Egli aggiunge (12:7) che non bisogna pensare che si tratti di una trasgressione di poco conto. Avere figli da una donna non ebrea causa un danno che non ha eguali tra tutte le altre relazioni sessuali proibite. Mentre un bambino concepito da qualsiasi altra unione sessuale proibita, anche se è un mamzer, è figlio [del padre] sotto ogni aspetto ed è considerato membro del popolo ebraico. Un figlio concepito da un ebreo e da una donna non ebrea, al contrario, è considerato solo figlio di lei e quindi non ebreo.
R. Schachter fa notare che nei matrimoni tra ebrei, se un Kohen o un Levi sposa una ebrea di altre tribù, lo stato dei figli è determinato dal padre e i figli sono kohanim o leviti. Questa regola è determinata dal versetto nel quale è scritto: “Secondo le famiglie e i casati paterni” (Bemidbàr, 1:2). Lo stato dei figli di matrimoni con gentili è invece determinato dalla madre. Quando si tratta di “famiglia” lo stato dei figli è determinato dal padre; quando invece di tratta di “nazionalità”, lo stato dei figli è determinato dalla madre. Il fatto di essere ebrei non è determinato dalla famiglia. Ne è una prova che un (o una) proselita appartengono al popolo d’Israele e sono ebrei come gli altri ebrei pur non appartenendo a una famiglia.