All’inizio della Parashà di Shemini leggiamo. “Vayehì bayom hashemini (E fu l’ottavo giorno) [Vayikra 9:1]“. Rashi spiega che quello a cui si riferisce la Torà era l’ottavo giorno della consacrazione del Mishkan. Mentre durante ciascuno dei primi sette giorni, Moshè costruiva e poi smontava il Mishkan per prendere familiarità con esso, in questo giorno il Mishkan fu eretto e rimase tale. La Parashà prosegue poi con la descrizione dei sacrifici offerti in quel giorno e, infine, della “esh zarà (fiamma estranea, non comandata) [Vayikra 10:1]” portata da Nadav e Avihu, due dei figli di Aharon. Due fili di fuoco uscirono dal Santo dei Santi, entrarono nelle loro narici e consumarono le loro anime. Relativamente a questo episodio, Rashì cita un Midrash secondo il quale Moshè dice ad Aharon: “Sapevo che ci sarebbe stata una santificazione del Mishkan attraverso la morte di coloro che erano più vicini ad Hashem e pensavo che saremmo stati o tu o io. Ora che questa santificazione è avvenuta attraverso di loro, mi rendo conto che erano più grandi di te e di me.” Questo Midrash sembra essere un po’ criptico e va capito cosa ci viene ad insegnare.
Per spiegare questo midrash dobbiamo partire dall’assunto che l’uomo , essendo una composizione di un essere spirituale e di un essere fisico, sperimenta nella sua vita eventi che appartengono a regni diversi. Mentre il “malach (angelo)” della persona era influenzato dalla rivelazione della Shechina (la Santa Presenza di Hashem) al Mishkan, l’aspetto fisico faticava a tenere il passo. Doveva essere spaventato dal potere straordinario di Hashem. A testimonianza di questo, nel Mishkan, in presenza di Hashem, nessun peccato sarebbe stato trascurato, nemmeno quando commesso dal più grande degli tzadikim. Più grande era lo tzadik, maggiore era la santificazione richiesta. Moshè comprese che se erano stati scelti per la santificazione, allora erano i più grandi. Dobbiamo quindi capire in che modo Nadav e Avihu, come riferito nel midrash, avrebbero potuto essere più grandi di Moshè quando sappiamo che Moshè fu scelto per guidare l’Esodo, per dividere il mare, per ricevere la Torà, ecc.
Il Talmud [Bava Batra 10:] racconta un episodio di quello che oggi chiamiamo un’esperienza di morte da vivo. Rav Yosef, figlio di Rav Yehoshua, rimase “morto” per un breve periodo di tempo e poi resuscitò. Alla domanda di suo padre su cosa avesse visto, rispose: “Ho visto un olam hafuch (un mondo capovolto). Gli elyonim (persone “elevate”) erano in basso e i tachtonim (persone “basse”) erano elevati“. Hai visto un olam barur (un mondo chiaro)!”, fu la risposta di suo padre.
Rashi prova a dare una spiegazione a questo episodio che vede protagonista Rav Yosef. Le persone che erano “elevate” in questo mondo per la loro ricchezza, erano in una posizione umile nell’aldilà. I poveri che erano trattati umilmente in questo mondo erano le persone importanti nell’aldilà. Rav Yehoshua rispose quindi al figlio che tramite questa esperienza aveva visto con chiarezza il vero stato di ogni persona. Rav Moshe Feinstein si chiede come potesse Rav Yosef chiamare ciò che aveva visto nell’aldilà “capovolto”. Non è forse ovvio che qui in questo mondo, con i nostri occhi fisici, siamo facilmente ingannati dalle azioni evidenti di una persona, che vediamo l’involucro esterno? In effetti, la spiegazione del Talmud è che i veri elyonim (persone “elevate”) di questo mondo erano considerati gli elyonim anche nell’aldilà e i tachtonim (persone “inferiori”) di questo mondo erano considerati i tachtonim anche nell’aldilà. Eppure, questi elyonim erano inferiori ai tachtonim. Era davvero un olam hafuch (mondo capovolto), ed è per quello che Rav Yosef non riusciva a capire perché Hashem avesse disposto il mondo della verità in quel modo. Suo padre gli spiega quindi che ciò che aveva visto era un olam barur (un mondo chiaro). Hashem esige da una persona solo ciò che è nelle sue capacità. Quello che D-o richiede da ognuno è di sforzarsi di massimizzare il proprio potenziale per realizzare lo scopo per cui è stato mandato in questo mondo, anche se in realtà sembra che compiano di meno, meno ma’asim tovim (buone azioni), studiando meno Torah. In questo modo potranno diventare davvero gli elyonim nel mondo della chiarezza. Quelle persone “elevate” che potrebbero aver “compiuto” di più e che sono state benedette con capacità straordinarie che non sono state sfruttate al massimo, quegli elyonim saranno i tachtonim nell’aldilà. Con questo possiamo capire come coloro che potrebbero non avere acquisito i successi più eclatanti possano essere considerati superiori a coloro che vantano un tale elenco. Forse, questo potrebbe spiegare perché Nadav e Avihu fossero superiori a Moshè e Aharon.
Ma in che modo possiamo arrivare a raggiungere questo obiettivo? La risposta ci viene data in questa stessa Parashà, quando riporta le leggi alimentari che stabiliscono quali animali possano e quali non possano essere mangiati. “Questi sono gli animali che possono essere mangiati tra tutti gli animali della terra. Tutti quelli che hanno lo zoccolo diviso e ruminano… [Vayikra 11:2-3]“. Queste leggi della kashrut si applicano e ci influenzano sia a livello fisico che spirituale. Sebbene abbiamo una certa conoscenza del mondo fisico, l’impatto che cose diverse potrebbero avere su di noi spiritualmente è chiaramente fuori dalla nostra portata. I Chachamim tracciano un interessante paragone tra diverse nazioni e gli animali che le rappresentano. Yisrael è paragonato a una pecora, Esav (il mondo occidentale moderno) a un maiale e Yishmael (il mondo mediorientale) a un cammello. Un aspetto interessante è che questi animali sono l’alimento base delle rispettive nazioni. Gli ebrei mangiano agnello, ma non il maiale o il cammello. Il mondo occidentale mangia il maiale come uno dei suoi alimenti base. Il mondo arabo musulmano non mangia maiale, ma il cammello. Le pecore possiedono entrambi gli attributi necessari per essere kasher tra i quadrupedi: Ruminano e hanno gli zoccoli divisi. I maiali hanno gli zoccoli divisi ma non ruminano, mentre i cammelli ruminano ma non hanno gli zoccoli divisi.
Gli zoccoli hanno a che fare con il viaggio. Questa idea di andare sempre avanti è esemplificata dal mondo occidentale moderno. Un padre è definito “il vecchio”, in senso quasi dispregiativo. La tecnologia rende obsolete le meraviglie di ieri. Con le teorie moderne, non c’è molta base per il rispetto delle generazioni precedenti. Il movimento deve sempre essere, ossessivamente, verso avanti, senza quasi voltarsi indietro. Hanno gli zoccoli divisi, come il maiale, ma non ruminano. Il ruminare può essere assimilato ad un rigurgito del passato. Il mondo mediorientale guarda indietro al successo e alla gloria della propria storia. Gli sviluppi in matematica e scienza non sono più di loro competenza, spesso lo stesso presente è in realtà arretrato, un rigurgito del passato, che indica un futuro piuttosto cupo. Ruminare ma non avere lo zoccolo diviso, come il cammello. Le pecore e gli altri animali kasher ruminano e hanno lo zoccolo diviso. Israele, inteso come popolo, si manifesta con un profondo rispetto e una riverenza per il passato – tanto da sentirsi profondamente vicini e da portare i Chachamim ad insegnare che in realtà siamo tra coloro che si trovavano sul Monte Sinai – e una fede e una speranza piena di fiducia nel futuro e nella gloria che esso riserva.
La Torà ci comanda: “Non vi contaminate con queste cose, perché io sono Hashem, il vostro D-o, siate santi perché Io sono santo… [Vayikra 11:43-44]“
È questa la ricetta del vero successo, la ricetta che ci dà la Torà per riuscire a diventare dei veri elyonim. Non occorre e non ci è richiesto di costruire o di fare meraviglie. Quello che ci viene richiesto è mettere impegno per essere dei veri animali kasher come le pecore, kasher nella nostra vita ebraica, Questo impegno ci potrà portare a brillare, a diventare la versione migliore di noi stessi, mettendo a frutto le capacità uniche che D-o ci ha dato ispirando il prossimo a fare altrettanto, contribuendo a creare una società migliore