I propagandisti della resa che agiscono tra noi chiedono di fermare la guerra e firmare un accordo. Come servizio pubblico, riportiamo le richieste di Hamas nell’ultimo negoziato. Impariamo invece dal settimo giorno di Pesach che segna l’apertura del Mar Rosso e la sconfitta definitiva del nemico.
Dror Eydar* – Israel Hayom 16 aprile 2025
1 “Tempo di guerra, anche l’immagine di queste cose era la sua immagine” (N. Alterman). Stiamo combattendo per la nostra esistenza. Non dobbiamo dimenticarlo, anche se ci sono tra noi quelli che cercano di danneggiare il nostro senso di giustizia. “Offuscherò la sua mente, e dimenticherà che la giustizia è con lui“, così Alterman descrisse l’azione di Satana di fronte al suo fallimento nel sconfiggere lo Stato d’Israele assediato. La demolizione del senso di giustizia è destinata a danneggiare la volontà di combattere. Perciò, non dobbiamo dimenticare.
Il settimo giorno di Pesach è dedicato alla divisione del Mar Rosso e al miracolo della salvezza del nostro popolo, una settimana dopo la sua uscita dalla casa della schiavitù. Vedendo i soldati dell’impero egiziano morti sulla riva del mare, i figli d’Israele intonarono in un cantica potente. Questo non accadde durante la piaga dei primogeniti, né durante l’uscita dall’Egitto, ma proprio lì, quando videro la sconfitta della forza militare dell’Egitto, cioè la sconfitta del regno oppressore, allora le masse di schiavi fecero veramente loro la libertà.
2 Loro sono morti, e noi cantiamo? Sì. Loro sono i malvagi. “Le opere delle mie mani affogano nel mare, e voi cantate?” fu detto agli angeli e non alle vittime designate che cantavano per il miracolo della loro salvezza. Nelle ultime generazioni è stato ulteriormente dimostrato che l’espressione “le opere delle mie mani affogano nel mare” si riferisce ai figli d’Israele che erano in grande difficoltà, e non ai malvagi che cercavano di sterminarli.
Il 7 ottobre, i nuovi nazisti hanno cercato di commettere un genocidio contro di noi. Avevano pianificato di farlo in tre fasi, ma sono riusciti a completare il loro piano solo nella prima fase. Inizialmente avevano pianificato di invadere gli insediamenti intorno a Gaza e le città vicine, poi di raggiungere città come Beer Sheva e Ashdod e persino Rehovot e Nes Ziona, e infine Tel Aviv.
Hanno decapitato i nostri figli, hanno violentato le nostre figlie fino a quando il loro bacino si è spezzato e poi hanno sparato alle loro teste, hanno legato genitori e figli e li hanno bruciati vivi, hanno distrutto comunità pacifiche, bruciato e saccheggiato tutto ciò che potevano, e poi hanno rapito centinaia di vivi e morti nelle gallerie preparate in anticipo. Si sono vantati di questo, hanno filmato e pubblicato sui social media. Terra, non coprire il loro sangue.
3 Un piccolo gruppo tra noi, che ha perso la bussola morale, tenta di convincerci che la guerra è ora senza scopo, e che stiamo colpendo inutilmente i gazawi. Anche altri cento anni non basterebbero per ripagare questi malvagi dei loro crimini. Tengono ancora 59 dei nostri fratelli e sorelle, vivi e morti. Dobbiamo combattere per il loro salvataggio e liberazione. Questo gruppo confuso racconta che gli ostaggi possono essere salvati con un accordo. In questo modo, gettano sabbia nei nostri occhi e prolungano la permanenza degli ostaggi in prigionia di Hamas, e naturalmente ne aumentano il prezzo. Ancora più grave, la propaganda per porre fine alla guerra da parte del nostro popolo mette in pericolo il nostro futuro e le nostre vite qui nella terra desiderata dai nostri padri.
I leader di Hamas osservano l’abbandono nelle nostre strade e nei media, e capiscono che possono insistere. Ecco una notizia di questa settimana: “Hamas ha informato l’Egitto che l’apertura per qualsiasi accordo è un cessate il fuoco e un ritiro (da tutta la Striscia), non il disarmo della resistenza (cioè l’organizzazione Hamas), e che respingono categoricamente qualsiasi discussione sulla questione delle armi; è completamente inaccettabile“. Non solo secondo questi nazisti è inaccettabile, ma anche secondo i propagandisti della resa tra noi.
Ci occuperemo di Hamas dopo, dicono. Ovvio, come non ci hanno pensato? Dopo Oslo, il ritiro dal Libano, il disimpegno dalla Striscia di Gaza, la liberazione di Gilad Shalit e altro – abbiamo promesso che l’avremmo fatto. Ma non l’abbiamo fatto, piuttosto abbiamo permesso la creazione di un’enorme entità terroristica, la cui ragion d’essere – dall’ultimo dei suoi bambini al più pericoloso dei suoi terroristi – è la distruzione di Israele e l’uccisione degli ebrei. Non l’abbiamo fermata in tempo, e abbiamo ricevuto il 7 ottobre. È pericoloso ascoltare coloro la cui mente è offuscata e che hanno perso il minimo senso della giustizia.
4 Per comprendere la portata della perdizione morale, militare e politica dei propagandisti della resa, ecco le richieste di Hamas nell’ultimo negoziato per il ritorno di dieci o undici ostaggi. Gli altri rimarranno nelle mani di Hamas, un promemoria del diavolo per assicurarsi che Israele non attacchi e mantenga poi l’impegno. Da Gilad Shalit hanno imparato che basta un ostaggio per disgregare la società israeliana.
Ebbene, secondo le pubblicazioni di questa settimana, tra cui l’eccellente canale Telegram di Guy Bechor (consigliato!), queste sono le richieste di Hamas che, nonostante la sua situazione, confida ancora nella sua capacità di sconfiggerci. Come abbiamo visto, Hamas rifiuta persino di discutere del suo disarmo e del suo esilio dalla Striscia di Gaza. Chiede di rimanere come organizzazione militare nella Striscia, parte del governo e della politica a Gaza dopo la guerra, e respinge qualsiasi tentativo di emarginazione. Chiede un completo ritiro di Israele fino ai confini del 6 ottobre, compresa la zona di sicurezza (“il perimetro”), e si oppone all’intervento straniero, anche di paesi arabi, e certamente dell’Autorità palestinese di Ramallah.
Sullo sfondo delle dichiarazioni pubbliche senza alcun copertura logica tra noi, cioè fare un accordo e violarlo subito dopo aver ricevuto i nostri ostaggi (geniale, no?), Hamas chiede “forti” garanzie internazionali che Israele non tornerà ad attaccare. In breve, chiede l’immunità per i terroristi che si riposizioneranno di fronte agli insediamenti di confine e pianificheranno il prossimo massacro. I miliardi per la ricostruzione della Striscia che doneranno gli sciocchi e gli ingenui del mondo, Hamas chiede di riceverli direttamente o in collaborazione con organizzazioni sotto il suo controllo come l’UNRWA, e assolutamente non all’Autorità Palestinese.
Tutto questo in cambio del rilascio di circa dieci ostaggi. Gli altri rimarranno in ostaggio fino alla completa riabilitazione dell’entità nazista e alla sua preparazione per la prossima invasione, dopo aver convinto il capo dello Shin Bet in carica che si tratta di un’entità parastatale ragionevole che preferisce gli affari e la gestione dell’economia alla propria distruzione, e naturalmente con il favorevole giudizio dei media. A ciò aggiungeremo il costante ombrello protettivo del sistema giudiziario, che continua a legarci le mani per non colpire preventivamente quelli che cercano di ucciderci, e che ci costringe a fornire loro aiuti “umanitari”.
Le conseguenze di un tale accordo significherebbero rendere ogni ebreo nel mondo un obiettivo legittimo per il rapimento. Questo diventerebbe d’ora in poi il certificato di assicurazione di ogni assassino di ebrei ovunque si trovi.
5 Non abbiamo ancora visto l’attuale Capo di Stato Maggiore condurre una guerra, poiché da quando è stato nominato stiamo combattendo a bassa intensità e le “porte dell’inferno” non sono ancora state aperte su Gaza. Il precedente Capo di Stato Maggiore era molto impegnato nella conquista della Striscia, e quindi ha operato con il metodo delle incursioni: l’IDF ha combattuto ed è uscito più volte nello stesso posto. Dopo le incursioni ci siamo ritirati dal territorio, permettendo al nemico di riorganizzarsi e soprattutto di prendere nuove energie e fiducia.
Le dieci piaghe sono simili al metodo delle incursioni. Dopo ogni piaga c’era una tregua e gli egiziani potevano riprendersi. Ciò ha portato il faraone a pensare che avrebbe superato il periodo difficile e sarebbe sopravvissuto. A differenza delle dieci piaghe, la divisione del Mar Rosso è stata il colpo finale. Perciò i nostri saggi nell’Haggadà esaltano anche le piaghe subite dagli egiziani sul mare e la grandezza della sconfitta egiziana lì.
E in effetti, solo dopo la divisione del Mar Rosso e l’annegamento dell’esercito egiziano con i suoi carri temibili – quando le masse di schiavi videro i loro precedenti padroni trascinati dalle onde del mare e gettati morti sulla riva – è scritto: “E credettero nel Signore e in Mosè suo servo“. Il termine “credere” nella Bibbia non si riferisce alla fede religiosa (questo è un significato più tardo, probabilmente dal periodo dei Geonim) ma alla fiducia. Solo allora il popolo giunse alla conclusione che si poteva contare sul Signore e su Mosè. E quando lo comprendono, dalle loro bocche erompe un potente canto di uomini liberi che si sono appena salvati dalla morte, al culmine di una lunga lotta per la loro liberazione dalla casa della schiavitù verso la loro patria storica. Non è stato un evento isolato. Vedremo ancora i giorni che ci illumineranno con luce preziosa. “Come nei giorni della tua uscita dall’Egitto, mostrerò meraviglie” (Michà 7, 15).
Ambasciatore d’Israele in Italia 2019-2022
https://www.israelhayom.co.il/magazine/hashavua/article/17763123