L’intervista ad Ariel Muzicant, leader del Congresso ebraico europeo sul pericolo del ritorno dell’ideologia bruna in Europa e in Austria
Berlino — Che l’estrema destra cresca in Paesi come l’Austria o la Germania, nelle patrie del nazismo, è qualcosa di «imperdonabile» per Ariel Muzicant. E che il leader della Fpö Herbert Kickl, appoggiato da una fetta dell’industria, possa coalizzarsi con i popolari per diventare cancelliere, per lui è «un déjà vu del 1933». L’imprenditore austriaco e capo del Congresso ebraico europeo (Ejc), non usa mezzi termini in quest’intervista con Repubblica sul pericolo del ritorno dell’ideologia bruna in Europa e in Austria: «Mi fa venire i brividi. E mi chiedo se noi ebrei non dovremmo ricominciare a fare le valigie».
Muzicant, Kickl ha avuto l’incarico da cancelliere. Perché sono falliti i tentativi delle forze moderate di formare un governo?
«Perché i popolari e i socialdemocratici non sono riusciti a fare il salto che sarebbe indispensabile in questa fase delicata; non sono riusciti a pensare in categorie storiche, e hanno continuato a fare gli interessi clientelari del loro elettorato e delle loro lobby, invece di elaborare un progetto serio per l’Austria. Uno degli ostacoli più seri è stato anche il disavanzo schizzato al 3,5%: trovare 18 miliardi è sembrata una missione impossibile per tutti, purtroppo».
E ora ci sarà un governo tra Fpö e Övp, a guida Kickl.
«Anzitutto non sappiamo se questa coalizione vedrà mai la luce. Conosco politici della Övp che sono persone perbene e mantengono la parola data. L’ex cancelliere Nehammer, coerentemente, si è dimesso piuttosto di coalizzarsi con Kickl. E l’ex ministro Alexander Schallenberg ha già detto che non farà parte di un governo con l’estrema destra. Non sarà facile chiudere quest’accordo, per fortuna. Anche perché la Övp dovrà far valere la sua posizione a favore di una maggiore integrazione europea contro la “disintegrazione” europea teorizzata da Kickl, e dovrà difendere il sostegno all’Ucraina, la libertà dei giudici, la decisione della Ue di sanzionare Orbán – alleato di Kickl – per le violazioni dello stato di diritto».
Quanto le fa paura Kickl?
«Non mi fa paura, non è la definizione corretta. Ma se è vero che c’è un generale spostamento a destra in Europa, è chiaro che c’è una differenza notevole tra la premier di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni o il leader della destra olandese Geert Wilders da un lato e Herbert Kickl o la capa dell’Afd tedesca Alice Weidel dall’altro. E questa differenza mi fa sentire in questo momento come in un déjà vu, come in Germania nel 1933. Allora la grande industria si illuse che si potesse sostenere Hitler perché avrebbe risollevato l’economia tedesca. E qualcosa di molto simile sta accadendo in Austria. C’è una parte dell’industria e una fetta di economia legata alla Övp che vuole assolutamente una coalizione con Kickl. Magari Kickl non sarà Hitler e il 2025 non è il 1933, ma a me queste cose fanno venire i brividi».
E se lo dice lei che è anche un imprenditore di successo fa impressione. Ma cosa la spaventa in particolare della Fpö?
«I loro attacchi alla libertà di stampa, alla cultura, all’Unione europea, la loro difesa di Putin. Ma penso più in generale che noi ebrei europei dovremmo cominciare a chiederci se abbiamo ancora un futuro qui. Mi chiedo se non dobbiamo ricominciare a fare le valigie. La Fpö non è semplicemente un partito di estrema destra. Il 40% della Fpö sono Kellernazis, “nazisti da cantina”, che lontano dai microfoni esprimono le loro idee e convinzioni nazionalsocialiste. Ogni tanto scoppiano degli scandali – si scopre il libro di canzoni antisemite di Udo Landbauer o il presidente del Parlamento Walter Rosenkranz che elogia le SS in un libro o tre parlamentari che vengono sorpresi a intonare canzoni delle SS – che ci dimostrano cosa si nasconde davvero dietro le apparenze. Sono molto angosciato da questo veleno che si sta diffondendo ovunque, ma è imperdonabile soprattutto in Paesi come l’Austria e la Germania che hanno enormi responsabilità storiche. Sono Paesi colpevoli, sono le patrie del nazismo. Ed è una vergogna che 1,4 milioni di austriaci abbiano votato un partito come la Fpö».