וַיִּשָּׂא עֵינָיו וַיַּרְא אֶת בִּנְיָמִין אָחִיו בֶּן אִמּוֹ וַיֹּאמֶר הֲזֶה אֲחִיכֶם הַקָּטֹן אֲשֶׁר אֲמַרְתֶּם אֵלָי וַיֹּאמַר אֱלֹהִים יָחְנְךָ בְּנִי: וַיְמַהֵר יוֹסֵף כִּי נִכְמְרוּ רַחֲמָיו אֶל אָחִיו וַיְבַקֵּשׁ לִבְכּוֹת וַיָּבֹא הַחַדְרָה וַיֵּבְךְּ שָׁמָּה:וַיִּרְחַץ פָּנָיו וַיֵּצֵא וַיִּתְאַפַּק וַיֹּאמֶר שִׂימוּ לָחֶם: וַיָּשִׂימוּ לוֹ לְבַדּוֹ וְלָהֶם לְבַדָּם וְלַמִּצְרִים הָאֹכְלִים אִתּוֹ לְבַדָּם כִּי לֹא יוּכְלוּן הַמִּצְרִים לֶאֱכֹל אֶת הָעִבְרִים לֶחֶם כִּי תוֹעֵבָה הִוא לְמִצְרָיִם: וַיֵּשְׁבוּ לְפָנָיו הַבְּכֹר כִּבְכֹרָתוֹ וְהַצָּעִיר כִּצְעִרָתוֹ וַיִּתְמְהוּ הָאֲנָשִׁים אִישׁ אֶל רֵעֵהוּ:
Bereshit 43, 29-33: (Yossef) levò i suoi occhi e vide Binyamin suo fratello, figlio di sua madre e disse: “E’ questo il vostro fratello più piccolo di cui mi avevate detto?” E aggiunse: “Che D. ti faccia grazia, figlio mio!” Yossef si affrettò, poiché gli ribollì dentro l’amore per suo fratello: cercava di piangere, pertanto entrò nella stanza e lì pianse.
Anche prima di incarcerare Shim’on era già scritto che Yossef “si voltò e pianse” (42, 24), ma allora non ravvisò la necessità di rinchiudersi in una stanza. Secondo il Midrash Shim’on fu colui che, insieme al fratello minore Levì, aveva proposto inizialmente di ucciderlo (Rashì ad loc.). La motivazione di quel pianto era quindi assai meno commovente e affettuosa.
Poi si lavò il viso, uscì e si trattenne. Disse: “Portate da mangiare”. E portarono a lui da una parte e a loro da un’altra (affinché i fratelli non si accorgessero che egli era ebreo come loro –Sforno-, ovvero perchè il principe aveva diritto a una high table –Hirsch-), nonché agli Egiziani che desinavano con lui da un’altra parte ancora, perché gli Egiziani non potevano condividere il pasto con gli Ebrei perché (il cibo) costituiva abominio per gli Egiziani (che non mangiavano la carne). (I fratelli) si sedettero davanti a lui (Yossef) il primogenito (per primo) secondo la sua primogenitura e il più giovane (per ultimo) secondo la sua giovane età: gli uomini si guardarono l’uno con l’altro alquanto sorpresi.
אלהים יחנך בני. בשאר שבטים שמענו חנינה, אשר חנן אלהים את עבדך, ובנימין עדיין לא נולד, לכך ברכו יוסף בחנינה: כי נכמרו רחמיו. שאלו יש לך אח מאם, אמר לו אח היה לי ואיני יודע היכן הוא, יש לך בנים, אמר לו יש לי עשרה, אמר לו ומה שמם, אמר לו, בלע ובכר וכו’, אמרלו מה טיבן של שמות הללו, אמר לו כלם על שם אחי והצרות אשר מצאוהו, בלע, שנבלע בין האומות. בכר, שהיה בכור לאמו. אשבל, ששבאו אל. גרא, שנתגייר באכסניא. ונעמן, שהיה נעים ביותר. אחי וראש, אחי היה וראשי היה. מפים, מפי אבי למד. וחפים, שלא ראה חופתי ולא ראיתי אני חופתו. וארד, שירד לבין האומות, כדאיתא במס’ סוטה (לו:), מיד נכמרו רחמיו
Rashì ad v. 29: “Che D. ti faccia grazia, figlio mio!” Questa espressione era già stata usata a proposito delle altre tribù: “(i bambini) di cui D. ha fatto grazia al tuo servo” (Bereshit 33, 5), allorché Binyamin non era ancora nato, perciò ora Yossef lo benedisse, invocando anche su di lui la grazia Divina.
Rashì ad v. 30, sulla base di Sotah 36b: “Yossef si affrettò, poiché gli ribollì dentro l’amore per suo fratello”. Gli domandò: “Hai un fratello per parte di madre?” e Binyamin rispose: “Sì, avevo un fratello, ma non so dove si trovi”. Yossef gli domandò allora: “Hai figli?” ed egli: “Ne ho dieci”. Domandò: “E come si chiamano?” Gli disse: “Bela’, Bekher, Ashbel, Gherà, Na’aman, Echì, Rosh, Muppim, Chuppim e Ard” (46, 21). “Che cosa significano questi nomi?” “Si riferiscono tutti a mio fratello e alle disgrazie che gli sono capitate…”. Immediatamente “gli ribollìdentro l’amore”.
Il Rebbe di Lubavitch (Torat Menachem ad v.) si domanda come mai la reazione emotiva non ha preso Yossef appena scorto il fratello, mentre leggiamo invece che per prima cosa lo benedisse. Egli spiega che il sentimento ribollì a Yossef solo dopo che gli ebbe parlato di grazia. L’espressione parallela citata da Rashì (ad v. 29), infatti, costituisce la risposta che Ya’aqovaveva dato a Esaù dopo che questi ebbe visto i suoi allora undici figli e gli ebbe domandato “chi sono costoro per te”. Ecco che il concetto di grazia Divina è strettamente legato alla figliolanza.Questa associazione di idee avrebbe ora indotto Yossef a fare altrettanto con Binyamin e a domandargli notizie prima di suo fratello e poi dei suoi figli.
וַיִּשָּׂא מַשְׂאֹת מֵאֵת פָּנָיו אֲלֵהֶם וַתֵּרֶב מַשְׂאַת בִּנְיָמִן מִמַּשְׂאֹת כֻּלָּם חָמֵשׁ יָדוֹת וַיִּשְׁתּוּ וַיִּשְׁכְּרוּ עִמּוֹ
Bereshit 43, 34: Recò loro doni da parte sua, ma il dono a Binyamin fu cinque volte più grande dei doni di tutti loro: bevvero con lui fino a ubriacarsi.
וַיִּשָּׂא מַשְׂאֹת, הֵבִיא מָנוֹת בִּסְעוּדָה. נָתַן לְכָל אֶחָד וְאֶחָד מֵהֶן מָנָה שֶׁלּוֹ. נָתַן לְבִנְיָמִין מָנָה שֶׁלּוֹ. נָתַןיוֹסֵף מָנָה שֶׁלּוֹ וּנְתָנָהּ לְבִנְיָמִין. נָטְלָה אָסְנָת מָנָה שֶׁלָּהּ, נָתְנָה לְבִנְיָמִין. נָטְלוּ אֶפְרַיִם וּמְנַשֶּׁה מְנוֹתֵיהֶם וּנְתָנוּם לְבִנְיָמִין. נִמְצְאוּ בְּיַד בִּנְיָמִין חָמֵשׁ מָנוֹת. לְכָךְ כְּתִיב: וַתֵּרֶב מַשְׂאַת בִּנְיָמִן
Midrash Tanchumà, P. Wayiggash, 4 (cfr. Bereshit Rabbà 92, 5; Rashì e R. Bachyè ad v.): “Recò… doni”: offrì i pasti in dono, consegnando a ciascuno la sua porzione. A Binyamin diede la sua porzione (al pari di ogni altro), dopodiché Yossef gli diede anche la porzione destinata a se stesso. Quindi anche Asenat (la moglie di Yossef) rinunciò alla propria per darla a Binyamin e altrettanto fecero i figli di Yossef Efrayim e Menasheh. In definitiva finirono nelle mani di Binyamin cinque porzioni di cibo.
Il commento Yefèh Toar scrive che Yossef aveva raccontato in segreto a sua moglie e ai suoi figli la storia di Binyamin. Yossef si era commosso all’idea della sofferenza che egli stesso doveva averprovocato nel padre con la richiesta che anche Binyamin scendesse in Egitto e i suoi famigliari condivisero il medesimo sentimento con lui (cfr. Chezqunì ad v.).
Midrash ha-Gadol ad loc.: Le “cinque porzioni” (di abiti) anticipano i cinque paramenti di cui si fregiò il suo discendente Mordekhay allorché trionfò su Haman:
וּמָרְדֳּכַי יָצָא מִלִּפְנֵי הַמֶּלֶךְ בִּלְבוּשׁ מַלְכוּת תְּכֵלֶת וָחוּר וַעֲטֶרֶת זָהָב גְּדוֹלָה וְתַכְרִיךְ בּוּץ וְאַרְגָּמָן וְהָעִיר שׁוּשָׁן צָהֲלָה וְשָׂמֵחָה
Ester 8, 15 (cfr. Meghillah 16): Mordekhay uscì dal cospetto del re con 1) abito regale, 2) lana azzurra, 3) stoffa bianca, 4) una gran corona d’oro e 5) e una stola di bisso e porpora. La città di Susa era festosa e gioiosa.
Il Midrash ha-Gadol dà una spiegazione diversa legata al futuro della tribù di Binyamin. La vicenda di Yossef e Binyamin ci insegna che talvolta si soffre per garantire la salvezza dei propri discendenti, come sarebbe avvenuto a Purim secoli più tardi. Un’altra spiegazione ancora viene da R. Shimshon Refael Hirsch e ci rimanda a Chanukkah:
דתניא רבי יהודה אומר כנור של מקדש של שבעת נימין היה שנאמר {תהילים טז-יא} שובעשמחות [את] פניך אל תיקרי שובע אלא שבע ושל ימות המשיח שמונה שנאמר {תהילים יב-א}למנצח על השמינית על נימא שמינית של עולם הבא עשר שנאמר {תהילים צב-ד} עלי עשור ועלי נבל עלי הגיון בכנור ואומר {תהילים לג-ב} הודו לה’ בכנור בנבל עשור זמרו לו שירו לו שיר חדש
‘Arakhin 13b (cfr. Bemidbar Rabbà 15, 14): Si insegna: R. Yehudah dice: la cetra del Bet ha-Miqdash aveva sette corde (pari alle sette note: il numero 7 denota la spiritualità entro la natura); quella di David ne ebbe otto (cfr. Tehillim 12, 1: לַמְנַצֵּחַ עַל הַשְּׁמִינִית מִזְמוֹר לְדָוִד); quella del tempo messianico, infine, ne avrà dieci (cfr. Tehillim 92, 4; 33, 2).
Shimshon Refael Hirsch ad v.: Nella vicenda egiziana domina il numero 5: lo ritroviamo nellapresentazione dei fratelli al Faraone (47, 20) e nell’imposizione della tassa agricola (41, 34; 47, 24-26). Nei circoli ebraici troviamo piuttosto il 7. La differenza è assai più generale. 5 deriva probabilmente dal 10 che rappresenta un intero dal punto di vista umano. Secondo il punto di vista ebraico l’intero non è ancora raggiunto, ma è sulla via: il 7 che condurrà al 10. Così la cetra che proclama la nostra visione del mondo ha 7 corde. Il re David le porterà a 8, ma solo il Mashiach lerecherà a 10, il numero della perfezione assoluta.
Con Chanukkah assistiamo al passaggio dal numero 5 (materialità degli Egiziani, ma anche dei Greci) all’8 (spiritualità sovrannaturale, in cui i pochi hanno vinto sui molti grazie all’aiuto Divino, proprio come si allude nello stesso Tehillim 12, 6: מִשֹּׁד עֲנִיִּים מֵאַנְקַת אֶבְיוֹנִים עַתָּהאָקוּם יֹאמַר ה’ אָשִׁית בְּיֵשַׁע יָפִיחַ לוֹ) aggiungendo 3.
בזכות שלימות העבודה בשלשה הנזכרים ניצולו מן שלשה גזירות שגזרו היונים: לבטל שבת, וחדש, ומילה. וגם זכות התורה שהיא חמש ספרים, הגן לבטל שלשה גזירות דראשי תיבות שלהם: “חמש” שהוא ראשי תיבות חדש מילה שבת. גם הנס היה בשמן, שתרגומו מש”ח ראשי תיבות הנזכרים. ולכן הנס נעשה בסוף החדש ונמשך שמונה ימים, כדי שיזדמן באלו הימין שבת וגם ר”ח, ולכן בלילה הראשונה נתקן שלשה ברכות
בליל ראשון מברכים שלשה ברכות להדליק ושעשה נסים ושהחיינו, ונתנו הפוסקים ז”ל סימן עשה לך שרף ושים אותו על נס וראה אותו וחי (במדבר כא, ח), גם נרמזו באותיות מספרם שהוא אותיות שלשה שגם בם סימנם שלש”ה ר”ת שעשה להדליק שהחיינו הנרות הללו וכו’
Ben Ish Chay, Hilkhot Chanukkah, Introd.: Attraverso l’impegno a servire D. nelle 3 vie: pensiero, parola e azione siamo stati salvati dai 3 decreti del re Antioco che voleva abolire lo Shabbat (richiamo al numero 7), il Rosh Chodesh e la Milah, le cui iniziali formano la parola chamèsh (5). Ci ha sostenuto anche il merito dei 5 libri della Torah. Il miracolo è avvenuto tramite l’olio che in ebraico si dice shemen, dalla stessa radice di shemonah, 8 e in aramaico meshàch, anagramma di chamèsh. La festa di Chanukkah, dal canto suo, dura 8 giorni come quelli richiesti per la Milah: essi comprendono almeno uno Shabbat e il Rosh Chodesh Tevèt. La prima sera si recitano 3 benedizioni, le cui iniziali formano la parola sheloshah (3, con quella di Ha-Nerot Hallalu).
Anche Mashiach contiene le consonanti di chamèsh per alludere, attraverso il raddoppio, alsovvertimento dell’ordine materiale. Con lui la cetra acquisterà infatti 10 corde (5×2), numero che rappresenta la Qedushah assoluta.