Marina Morpurgo – Giornalista, traduttrice e scrittrice per bambini
1. Ora, il serpente era la più astuta di tutte le bestie selvatiche che il Signore Dio aveva fatto. Egli disse alla donna: “È vero che Dio ha detto: Non mangiate di nessun albero del giardino?” 15. Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra il tuo seme e il suo seme; questi ti schiaccerà il capo e tu gli soffierai al calcagno
Dice Rashi: “La caduta del serpente fu corrispondente alla sua astuzia e alla sua grandezza: Più astuto di tutti e più maledetto di tutti.” Dice Rashi che Dio disse al serpente: “Siccome perderai la statura, tu potrai colpire l’uomo solo al calcagno, ma anche là potrai ucciderlo”
L’immagine che ci consegna Rashi del serpente è quella di un essere strisciante e maledetto e destinato a mangiare la polvere per l’eternità – “aveva i piedi ma essi gli furono tagliati via” – eppure potenzialmente mortale. Eppure, senza il serpente noi non avremmo la libertà.
Vivremmo in un mondo sazio, pacifico ma anche inebetito, soporoso. Non saremmo mai posti di fronte a scelte vitali, non avremmo la cognizione dell’esistenza del bene e del male: che razza di libertà sarebbe? Saremmo dei canarini in una grande e bella voliera, nutriti, senza un solo pensiero, solo sensazioni di grazia e piacevolezza, ma circondati dalle sbarre di una gabbia – della quale peraltro non ci accorgeremmo. Niente curiosità brucianti, niente dubbi, niente sfide.
Come può il serpente essere una presenza così negativa? Davvero inganna Eva? O forse sarebbe meglio dire che la induce a riflettere, la spinge a quello che oggi chiameremmo un fact-checking su ciò le avrebbe detto Dio? Il serpente è mosso dalla concupiscenza nei confronti di Eva, o è mosso dal desiderio di darle la possibilità di essere libera, di progredire? La scelta di puntare su Eva più che da motivi di carattere carnale potrebbe essere dettata dal fatto che lei è molto più sveglia di Adamo, e anche meno propensa allo scaricabarile (“La donna che tu mi hai posto accanto, lei è stata a darmi dell’albero ed io ne ho mangiato” non è una frase particolarmente indicativa di coraggio o di spessore intellettuale).
Se dovessi far uscire il serpente dal recinto biblico e dargli sembianze umane, lo penserei simile non a uno dei cattivi della storia, ma a Ulisse.
E se addirittura arrivassimo a vedere nel serpente la libertà, allora le parole di Rashi avrebbero un senso diverso: la libertà viene continuamente calpestata, c’è sempre qualcuno che cerca di schiacciarle la testa, è un animale senza zampe, poco difeso. Ed è vero anche che la libertà può uccidere, è pericolosa…