Le ultime quattro Parashot sono le più brevi di tutta la Torah: la divisione tiene conto della concomitanza con le feste, che richiedono studio e approfondimento a loro volta. D’altronde troviamo in esse un contenuto inusitatamente astratto: Moshe si congeda dal suo popolo definendo la “filosofia” della Torah. I commentatori osservano che il Patto stipulato al Monte Sinay era stato offuscato dalle grandi trasgressioni occorse nel frattempo, in particolare il Vitello d’Oro. Era necessario un nuovo Patto fra D. e il popolo, che Moshe conclude nelle piane di Moav.
Avanziamo di alcuni secoli. A contatto con la modernità l’ebraismo fondato sulla Torah ha dovuto affrontare una dura prova: numerose sono tuttora le spinte a edulcorare l’impegno, se non annullarlo del tutto a fronte della sfida rappresentata da ideologie differenti e all’apparenza più attraenti. Sh.R. Hirsch ha portato avanti la difesa della tradizione in Germania, dove i contrasti con chi propugnava una diversa visione delle cose sono stati particolarmente forti. Introducendo il suo commento alla Parashah odierna, Hirsch afferma che tre possono essere le tendenze che si oppongono alla Torah: 1) il riformismo: afferma che la Torah non è destinata nella stessa forma e sostanza a tutte le epoche, ma può essere cambiata in funzione delle circostanze, del sentire comune e delle mode; 2) l’individualismo, per il quale le regole della Torah sono sì eterne, ma vincolano esclusivamente gli individui, sul cui comportamento la Comunità non ha alcuna facoltà di vigilanza; infine 3) quello per cui potremmo coniare il nuovo termine “comunitarismo”: è in un certo senso l’ottica opposta alla precedente e prevede che l’obbligo delle Mitzwot incomba esclusivamente sulla Comunità in quanto tale: i singoli individui sono tenuti non per se stessi, ma solo per garantire affinché e finché la Comunità esca d’obbligo, ritenendo che con questa modalità di partecipazione il merito conseguito dalla Comunità valga anche per loro personalmente. Secondo Hirsch Moshe richiama il popolo al rischio di queste visioni parziali e distorte alla vigilia del loro ingresso nella Terra promessa, dove la società ebraica sarebbe finalmente divenuta stanziale al termine di quarant’anni di peregrinazioni nel deserto. Sapendo che egli non li avrebbe accompagnati oltre il Giordano, Moshe trasmette loro la sua ultima eredità spirituale: il messaggio percui la Torah è immutabile, eterna e vincola tanto il singolo che la collettività.
וְלֹא אִתְּכֶם לְבַדְּכֶם אָנֹכִי כֹּרֵת אֶת הַבְּרִית הַזֹּאת וְאֶת הָאָלָה הַזֹּאת: כִּי אֶת אֲשֶׁר יֶשְׁנוֹ פֹּה עִמָּנוּ עֹמֵד הַיּוֹם לִפְנֵי הֹ’ אֱלֹהֵינוּ וְאֵת אֲשֶׁר אֵינֶנּוּ פֹּה עִמָּנוּהַיּוֹם: כִּי אַתֶּם יְדַעְתֶּם אֵת אֲשֶׁר יָשַׁבְנוּ בְּאֶרֶץ מִצְרָיִם וְאֵת אֲשֶׁר עָבַרְנוּ בְּקֶרֶב הַגּוֹיִם אֲשֶׁר עֲבַרְתֶּם: וַתִּרְאוּ אֶת שִׁקּוּצֵיהֶם וְאֵת גִּלֻּלֵיהֶם עֵץ וָאֶבֶן כֶּסֶף וְזָהָב אֲשֶׁר עִמָּהֶם: פֶּן יֵשׁ בָּכֶם אִישׁ אוֹ אִשָּׁה אוֹ מִשְׁפָּחָה אוֹ שֵׁבֶט אֲשֶׁר לְבָבוֹ פֹנֶה הַיּוֹם מֵעִם יְהֹוָה אֱלֹהֵינוּ לָלֶכֶת לַעֲבֹד אֶת אֱלֹהֵי הַגּוֹיִם הָהֵם פֶּן יֵשׁ בָּכֶם שֹׁרֶשׁ פֹּרֶה רֹאשׁ וְלַעֲנָה: וְהָיָה בְּשָׁמְעוֹ אֶת דִּבְרֵי הָאָלָה הַזֹּאת וְהִתְבָּרֵךְ בִּלְבָבוֹ לֵאמֹר שָׁלוֹם יִהְיֶה לִּי כִּי בִּשְׁרִרוּת לִבִּי אֵלֵךְ לְמַעַן סְפוֹת הָרָוָה אֶתהַצְּמֵאָה: לֹא יֹאבֶה הֹ’ סְלֹחַ לוֹ כִּי אָז יֶעְשַׁן אַף הֹ’ וְקִנְאָתוֹ בָּאִישׁ הַהוּא וְרָבְצָה בּוֹ כָּל הָאָלָה הַכְּתוּבָה בַּסֵּפֶר הַזֶּה וּמָחָה הֹ’ אֶת שְׁמוֹ מִתַּחַת הַשָּׁמָיִם:וְהִבְדִּילוֹ הֹ’ לְרָעָה מִכֹּל שִׁבְטֵי יִשְׂרָאֵל כְּכֹל אָלוֹת הַבְּרִית הַכְּתוּבָה בְּסֵפֶר הַתּוֹרָה הַזֶּה
הַנִּסְתָּרֹת לַהֹ’ אֱלֹהֵינוּ וְהַנִּגְלֹת לָנוּ וּלְבָנֵינוּ עַד עוֹלָם לַעֲשׂוֹת אֶת כָּל דִּבְרֵי הַתּוֹרָה הַזֹּאת
Devarim 29, 13-20: E non solo con voi Io stipulo questo Patto e questa esecrazione (per chi lo trasgredirà), bensì con chi è qui con noi che sta oggi al cospetto di H. D. nostro e anche con chi non è con noi oggi. Perché voi siete consapevoli che abbiamo abitato nella terra d’Egitto e che siamo passati in mezzo ai popoli che avete attraversato, avete notato i loro abomini e le loro nefandezze di legno, di pietra, (ma anche) d’argento e d’oro che erano con loro. Affinché non vi sia fra voi un uomo o una donna, o una famiglia o (persino) una tribù il cui cuore si allontani oggi da H. nostro D. per andare a servire gli dei di quei popoli, affinché non sia fra voi una radice della mala pianta o dell’assenzio, (persona) la quale, udendo le parole di questa esecrazione si vanterà nel proprio cuore dicendo: “perme sarà pace anche se seguirò la determinazione del mio cuore”, così da trascinare la pianta irrigata insieme a quella assetata. H. non accetterà mai di assolverlo; al contrario, allora divamperà l’ira di H. e la Sua gelosia contro quella persona e si poserà su di essa tutta l’esecrazione scritta in questo libro, cosicché H. cancellerà il suo nome sotto ogni cielo. H. lo individuerà per il male da tutte le tribù di Israel secondo tutte le esecrazioni del Patto scritto in questo libro della Torah… V. 28: Le cose nascoste appartengono a H. D. nostro, mentre quelle manifeste sono per noi e i nostri figli in eterno allo scopo di mettere in pratica tutte le parole di questa Torah.
1. Riformismo
וְלֹא אִתְּכֶם לְבַדְּכֶם אָנֹכִי כֹּרֵת אֶת הַבְּרִית הַזֹּאת וְאֶת הָאָלָה הַזֹּאת: כִּי אֶת אֲשֶׁר יֶשְׁנוֹ פֹּה עִמָּנוּ עֹמֵד הַיּוֹם לִפְנֵי הֹ’ אֱלֹהֵינוּ וְאֵת אֲשֶׁר אֵינֶנּוּ פֹּה עִמָּנוּהַיּוֹם: כִּי אַתֶּם יְדַעְתֶּם אֵת אֲשֶׁר יָשַׁבְנוּ בְּאֶרֶץ מִצְרָיִם וְאֵת אֲשֶׁר עָבַרְנוּ בְּקֶרֶב הַגּוֹיִם אֲשֶׁר עֲבַרְתֶּם: וַתִּרְאוּ אֶת שִׁקּוּצֵיהֶם וְאֵת גִּלֻּלֵיהֶם עֵץ וָאֶבֶן כֶּסֶף וְזָהָב אֲשֶׁר עִמָּהֶם
E non solo con voi Io stipulo questo Patto e questa esecrazione (per chi lo trasgredirà), bensì con chi è qui con noi che sta oggi al cospetto di H. D. nostro e anche con chi non è con noi oggi. Perché voi siete consapevoli che abbiamo abitato nella terra d’Egitto e che siamo passati in mezzo ai popoli che avete attraversato, avete notato i loro abomini e le loro nefandezze di legno, di pietra, (ma anche) d’argento e d’oro che erano con loro.
I commenti precedenti si soffermano soprattutto sul problema legale di come obbligare al Patto persone assenti. Chi sono?
ואת אשר איננו פה. ואף עם דורות העתידים להיות
Rashì ad v.: comprende anche le generazioni future, coloro che ancora non sono venuti al mondo.
כי אתם ידעתם וגו’. צריך לדעת לאיזה דבר נותן הכתוב טעם כי אתם ידעתם, … ואולי שדבר הכתוב בסדר זה להעיר דבר אחד, והוא כי לפי שהצריכם הכתוב להכנס לחייב עמהם גם הבאים אחריהם יאמר האומר ששורת הדין מנגדת הדבר שהרי אין חבין לאדם שלא בפניו ולא תועיל קבלה זו שיקבלו האבות על הבנים, לזה אמר כי אתם ידעתם וגומר ותראו וגו’ פירוש ראיתם שאינם אלא שקץ ותועבה, ומעתה אינכם אלא זוכים להם לרחקם מתועבות הגוים ולבחור באלהים חיים ויכולין אתם לחייבם כמותכם, והוא מה שדקדק לקרותם שקוציהם וגלוליהם לומרשידעו והשכילו השפלתם ומאיסותם
Or ha-Chayim ad v.: Occorre giustificare per quale motivo il versetto introduce l’argomento: “Perché voi siete consapevoli”… Forse è legato al fatto che la Torah include nel Patto anche i posteri e qualcuno potrebbe eccepire che “non si crea un’obbligazione in assenza dell’interessato”: pertanto non è valido che i padri si impegnino per i figli. Perciò si giustifica dicendo che la cultura idolatrica da cui provenivano erano abominazioni e nefandezze e la Torah che li avrebbe allontanati da esse e avvicinato al D. vivente avrebbe costituito per essi un beneficio ed “è lecito creare un beneficio anche in assenza dell’interessato”.
Nel suo commento Hirsch non fa riferimento alle persone, ma alle idee: impegnarsi per le generazioni future equivale ad affermare che la Torah non è destinata a mutare.
Hirsch ad loc.: Il Patto non solo include ogni singolo membro del popolo di Israel nel corso dei tempi, ma anche esclude ogni idea erronea secondo cui la Torah sarebbe applicabile solo a certe epoche e nega la possibilità per chiunque di ritirarsi dall’obbligo.
Il nostro versetto è riecheggiato in Yechezqel, già riportato sia dal Midrash Tanchumà, P. Nitzavim 3 che da Abrabanel. Al profeta si erano rivolti i capi della comunità ebraica ormai esiliati in Babilonia per domandargli il permesso di adottare la religione del luogo:
וְהָעֹלָה עַל רוּחֲכֶם הָיוֹ לֹא תִהְיֶה אֲשֶׁר אַתֶּם אֹמְרִים נִהְיֶה כַגּוֹיִם כְּמִשְׁפְּחוֹת הָאֲרָצוֹת לְשָׁרֵת עֵץ וָאָבֶן: חַי אָנִי נְאֻם אֲדֹ-נָי ה’ אִם לֹא בְּיָד חֲזָקָה וּבִזְרוֹעַ נְטוּיָה וּבְחֵמָה שְׁפוּכָה אֶמְלוֹךְ עֲלֵיכֶם
Yechezqel 20, 32-33: Quanto vi salta in mente mai più avrà luogo, ciò che dite: “saremo come i popoli, come le famiglie degli (altri) paesi nell’adorare (idoli di) legno e (di) pietra. Giuro sulla Mia vita, dice H. D., che con mano forte, braccio disteso e (se necessario) riversando ira regnerò su di Voi1.
ותהיו כגוים וכמשפחות הארצות, שכל חלק באדמה נתון תחת ממשלת כוכב מיוחד, וכל משפחה הדרה בארץ ההיא י”ל עבודה מיוחדת לפי השר המושל שם, וכן כל גוי וגוי י”ל משטר מיוחד תחת מערכת הכוכבים והמזלות, כמ”ש אשר חלק ה’ אלהיך אותם לכל העמים, ועפ”ז תרצו לשרת עץ ואבן שיהיו כעין טלמסאות וכונים למלאכת השמים להוריד רוחניות ושפע הכוכב או המזל המושל בארץ זה היו לא תהיה כי בכ”ז אתם נתונים לחלקי ואינכם תחת כוכב מזל ושר מושל במערכה
Malbim ad v.: Si era convinti che ogni paese avesse la sua stella che lo proteggeva e ciascuna famiglia residente dovesse adottare il culto stabilito dal regnante locale (cuius regio eius et religio!). Invece voi siete soggetti alla Mia autorità: non alla stella né, per quanto concerne la religione, al regnante.
Questa convinzione che risultava in un obbligo per gli stranieri a rispettare gli dei locali almeno pubblicamente è effettivamente confermata dagli storici (cfr. Elias J. Bickerman, “Gli Ebrei in età greca”, Il Mulino, Bologna, 1991, p. 62, 80). Per tale ragione i Cutei, giunti in terra d’Israel al posto degli Ebrei deportati, adottarono almeno formalmente il culto ebraico o parte di esso (2Melakhim 17) per poi staccarsene successivamente. A noi Ebrei è proibito scendere a compromessi sulla Torah in Eretz Israel come in terra straniera.
2. Individualismo
הַנִּסְתָּרֹת לַהֹ’ אֱלֹהֵינוּ וְהַנִּגְלֹת לָנוּ וּלְבָנֵינוּ עַד עוֹלָם לַעֲשׂוֹת אֶת כָּל דִּבְרֵי הַתּוֹרָה הַזֹּאת
Le cose nascoste appartengono a H. D. nostro, mentre quelle manifeste sono per noi e i nostri figli in eterno allo scopo di mettere in pratica tutte le parole di questa Torah.
הנסתרות לה’ אלהינו. ואם תאמרו מה בידינו לעשות, אתה מעניש את הרבים על הרהורי היחיד, שנאמר פן יש בכם איש וגו’ ואח”כ וראו את מכות הארץ ההיא, והלא אין אדם יודע מטמונותיו של חבירו, אין אני מעניש אתכם על הנסתרות, שהן לה’ אלהינו והוא יפרע מאותו יחיד, אבלהנגלות לנו ולבנינו, לבער הרע מקרבנו, ואם לא נעשה דין בהם, יענוש את הרבים. נקוד על לנו ולבנינו, לדרוש שאף על הנגלות לא ענש את הרבים עד שעברו את הירדן (סנהדרין מג:), משקבלו עליהם את השבועה בהר גרזים ובהר עיבל, ונעשו ערבים זה לזה
Rashì ad v.: Qualora diciate: “Come possiamo fare? Hai detto ‘affinché non vi sia fra voi un uomo o una donna… il cui cuore si allontani…’: Tu punisci la collettività (anche) per i pensieri del singolo”? Quale essere umano conosce i pensieri del prossimo? Io non vi punirò per “le cose nascoste” che “appartengono a H. D. nostro” e delle quali chiederà conto solo al singolo interessato, ma invece “quelle manifeste sono per noi e i nostri figli” affinchéestirpiamo il male fra noi: se non provvederemo a condannarle, Egli punirà la collettività. Le parole “per noi e i nostri figli” sono sovrastate da puntini per puntualizzare che anche delle trasgressioni manifeste H. non chiederà conto agli altri fino al passaggio del Giordano, dopo che il popolo si sarà impegnato con giuramento reciproco alle falde del Monte Gherizim e del monte ‘Eval allorché sarebbero divenuti garanti uno per l’altro.
והנכון הוא שרצה עתה לכרות עמהם ברית חדשה, תחת הברית הראשון אשר נתקלקל ע”י העגל אשר נעשה מצד שלא היו עדיין ערבים זה בעד זה ע”כ כל איש הישר בעיניו יעשה ואין אומר השב, ע”כ ראה להביאם במסורת ברית של הערבות ע”י שבועת הר גריזים והר עיבל כי הערבות סבה גדולה להשיב רבים מעון פן יהיה נתפס עליו, כי כל ערב הרואה שהלוה מפזר ממונו אזי הוא מוכיחו מיראה פן יצטרך לשלם בעבורו, כךבזמן שישראל ערבים זה בעד זה אזי כל מי שיש בידו להוכיח בראותו יחיד או רבים נוטים מדרך השכל הוא מחזירו למוטב ואם העלם יעלם עיניו ממנו הרי הוא במקומו ועמו במחיצתו וחטא הרבים תלוי בו, אבל מי שאין בידו להוכיח אין הסברא נותנת שיהיה נתפס בעון זולתו דאל”כלא שבקת חיי לכל בריה ואדעתא דהכי לא נכנסו בברית הערבות, ואם מצינו לפעמים שהגדולים נתפסים אף בעון הדור הנסתר כמו שקרה בחטא של עכן זהו לפי שקודם זה לא הטילו מוראם על הכלל והעלימו עיניהם מסוררים
Kli Yeqar ad loc.: H. ha voluto stabilire un nuovo patto dopo che il primo si era guastato in seguito alla trasgressione del Vitello d’Oro, resa possibile dal fatto che ancora gli Ebrei non erano garanti l’uno per l’altro: ciascuno faceva ciò che gli pareva senza che gli altri avessero l’autorità per riprenderlo. Da qui il nuovo istituto della ‘arevut (“garanzia reciproca”) allo scopo di far recedere i più dalle trasgressioni. Infatti ogni garante che si impegna a rifondere al posto del debitore, se vede che questi sperpera il suo denaro lo riprenderà per non trovarsi costretto a pagare per lui: così ora, ogni volta che qualcuno abbia la forza di riprendere altri, singoli o collettività, quando commettono una follia, lo fanno e se se ne astengono restano coinvolti nella stessa trasgressione. Ma chi non ha questa autorità non è logico pensare che porti questa responsabilità, altrimenti nessuno vivrebbe più. E se troviamo talvolta che i grandi vengono puniti anche per i peccati della loro generazione (cfr. Yehoshua’ 7 e Ghereshonide ad loc.), consegue al fatto che non hanno esercitato a dovere la propria autorità nel richiamare la moltitudine (cfr. Shabbat 54b-55a).
Hirsch ad loc.: Dal momento che il popolo divenuto stanziale si sarebbe distribuito per il paese ciascuno per suo conto si doveva ora riaffermare un principio di solidarietà collettiva per l’osservanza della Torah: nessun individuo, per quanto pio fosse, poteva considerare esaurito il suo compito se non si fosse curato dell’osservanza della Torah nell’intera sfera della sua comunità.
3. “Comunitarismo”
פֶּן יֵשׁ בָּכֶם אִישׁ אוֹ אִשָּׁה אוֹ מִשְׁפָּחָה אוֹ שֵׁבֶט אֲשֶׁר לְבָבוֹ פֹנֶה הַיּוֹם מֵעִם יְהֹוָה אֱלֹהֵינוּ לָלֶכֶת לַעֲבֹד אֶת אֱלֹהֵי הַגּוֹיִם הָהֵם פֶּן יֵשׁ בָּכֶם שֹׁרֶשׁ פֹּרֶהרֹאשׁ וְלַעֲנָה: וְהָיָה בְּשָׁמְעוֹ אֶת דִּבְרֵי הָאָלָה הַזֹּאת וְהִתְבָּרֵךְ בִּלְבָבוֹ לֵאמֹר שָׁלוֹם יִהְיֶה לִּי כִּי בִּשְׁרִרוּת לִבִּי אֵלֵךְ לְמַעַן סְפוֹת הָרָוָה אֶת הַצְּמֵאָה: לֹאיֹאבֶה הֹ’ סְלֹחַ לוֹ כִּי אָז יֶעְשַׁן אַף הֹ’ וְקִנְאָתוֹ בָּאִישׁ הַהוּא וְרָבְצָה בּוֹ כָּל הָאָלָה הַכְּתוּבָה בַּסֵּפֶר הַזֶּה וּמָחָה הֹ’ אֶת שְׁמוֹ מִתַּחַת הַשָּׁמָיִם: וְהִבְדִּילוֹ הֹ’לְרָעָה מִכֹּל שִׁבְטֵי יִשְׂרָאֵל כְּכֹל אָלוֹת הַבְּרִית הַכְּתוּבָה בְּסֵפֶר הַתּוֹרָה הַזֶּה
Affinché non vi sia fra voi un uomo o una donna, o una famiglia o (persino) una tribù il cui cuore si allontani oggi da H. nostro D. per andare a servire gli dei di quei popoli, affinché non sia fra voi una radice che produce mala pianta o assenzio, (persona) la quale, udendo le parole di questa esecrazione si vanterà nel proprio cuore dicendo: “per me sarà pace anche se seguirò la determinazione del mio cuore”, così da trascinare la pianta irrigata insieme a quellaassetata. H. non accetterà mai di assolverlo; al contrario, allora divamperà l’ira di H. e la Sua gelosia contro quella persona e si poserà su di essa tutta l’esecrazione scritta in questo libro, cosicché H. cancellerà il suo nome sotto ogni cielo. H. lo individuerà per il male da tutte le tribù di Israel secondo tutte le esecrazioni del Patto scritto in questo libro della Torah…
I commentatori precedenti, da Rashì ad Abrabanel, da R. Bachyè al Kli Yeqar, intendono questi versetti per lo più come una sanzione Divina nei confronti del solo pensiero peccaminoso (il “cuore”). I nostri Maestri dicono che:
הרהורי עבירה קשים מן עבירה
Yomà 29a: Il pensiero peccaminoso è peggio del peccato stesso2. Resta il problema di come punire qualcosa che è al di fuori del controllo dell’individuo:
R. Bachyè ad loc.: Qualora ci si domandi: come è possibile punire il solo pensiero se non è seguito dall’azione, dal momento che l’uomo non può evitare che gli insorgano pensieri talvolta cattivi, ti dirò… che la persona viene punita solo se non cerca di scacciare dalla mente questo genere di pensieri, ma tollera che alberghino in essa,
lasciando che finiscano per influire sul suo comportamento. A priori queste situazioni possono essere evitate consentendo che solo pensieri puri entrino nella mente. Ma una soluzione definitiva non è data. Hirsch spiega questi versetti in modo diverso, come seguito di quanto già detto sull’individualismo:
Hirsch ad loc.: Va combattuto anche l’altro pericolo, costituito dall’errore opposto in tema di solidarietà, allorché l’individuo si limita a mettere in pratica le osservanze pubbliche della Torah, ma la sua vita privata è molto distante da essa. E’ convinto di vedersi garantita la sua parte della generale prosperità sebbene la sua vita individuale non si conformi all’occhio investigatore di D…. “così da trascinare la pianta irrigata insieme a quella assetata”: egli ritiene che le buone piante (cioè le buone azioni che si impegna a fare nel nome della Comunità) saranno bagnate dalla pioggia (ricompensate) insieme alle erbacce (i comportamenti assai meno commendevoli a titolo personale, che in definitiva formerebbero un unico fascio con ciò che ha valore e lungi dall’essere puniti sarebbero assorbiti nel premio per l’impegno collettivo), ma non è così.
Il principio “vizi privati, pubbliche virtù” non trova asseverazione nella tradizione ebraica! Sorge a questo punto un interrogativo: come comportarsi verso coloro che vengono al Bet ha-Kenesset al solo scopo di garantire il Minyan, senza convinzione personale e distanti dall’avvertire nel proprio intimo alcuna necessità di pregare? Benché sia difficile pensare che una Comunità possa pianificare il suo futuro per questa via, essi tuttaviacontribuiscono a sostenerla nel presente e questo costituisce comunque un merito rilevante. Ma c’è un’ulteriore considerazione da aggiungere. I nostri Maestri dicono che anche chi esegue una Mitzwah per secondi fini (she-lo li-shmah), giungerà prima o poi a compierla fine a se stessa (li-shmah). Ben venga chi si abitua a frequentare regolarmente il Bet ha-Kenesset: finirà per apprezzare i contenuti della Tefillah e dello Studio in quanto tali.
1Dal momento che questo versetto contiene la minaccia di una punizione per Israel, i Maestri vietano di inserirlo nelle Malkhuyyot del Mussaf di Rosh ha-Shanah (Rosh ha-Shanah 32b; Maimonide, Hilkhot Shofar 3, 9).
2In genere questa espressione viene spiegata: a) come riferimento all’idolatria, che ha la sua matrice nel cuore degli individui (cfr. Yechezqel 14, 5): secondo Abrabanel “pensiero peccaminoso” avrebbe qui la valenza di “peccati di fede”; 2)“il peccato progettato (be-mezid) è peggio di quello non progettato (be-shoghèg)” (Rashì); 3) con riferimentospecialmente alla sfera sessuale, il desiderio della trasgressione incompiuta rimane nella mente del trasgressore senza lo sfogo consentito dall’azione. Una volta eseguita questa, è più facile fare Teshuvah (Or ha-Chayim).