“La giustizia, solo la giustizia seguirai, affinché tu viva e possegga il paese che l’Eterno tuo Dio, ti dà” (Deuteronomio 16:20). All’inizio del brano di questa settimana, la Torah tratta la norme da seguire affinché una società abbia un giusto sistema giudiziario. Su questo tema, le discussioni effettivamente sembrano non aver mai fine, come testimoniano le controversie sulle riforme della giustizia cui assistiamo periodicamente nelle cronache del mondo moderno.
Per questo sarebbe bene, almeno per noi ebrei, guardare più spesso alla Torah, e magari comprenderne il Suo insegnamento, perché ciò potrebbe aiutarci a formare quel modus cogitandi, non solo su questo tema, che possa poi farci esprimere una giusta opinione.
La famosa esortazione “Tzedek Tzedek Tirdof/perseguirai la giustizia” viene discussa nel Talmud dove si pone la domanda del perché la Torah abbia ritenuto necessario ripetere due volte la parola “Tzedek/giustizia”. Quale messaggio intende trasmettere la Torah con questa espressione rafforzativa?
Il Talmud spiega che la parola aggiuntiva “Tzedek/giustizia” insegna che quando si sceglie un Bet Din/Tribunale” per risolvere una controversia, si dovrebbe selezionare il tribunale con la massima competenza e i più alti standard professionali. La Torah ci istruisce non solo a risolvere le nostre controversie legali in un tribunale stabilito, ma anche ad assicurarci di scegliere il più qualificato disponibile.
Un’ulteriore ragione per cui la Torah ripete la parola “Tzedek/giustizia” è quella che non dobbiamo sacrificare la giustizia (Tzedeq) per perseguire la giustizia (Tzedeq).
Molte persone si prefiggono obiettivi elevati e nobili, ma agiscono in modo vergognoso nel perseguirli. I comunisti, ad esempio, credevano sinceramente che il loro movimento avrebbe risolto i problemi del mondo e creato una società utopica. E questa convinzione li ha portati a massacrare circa milioni di persone nel processo di promozione e istituzione del governo comunista. Ritenevano che l’obiettivo elevato dell’uguaglianza giustificasse i mezzi violenti dello spargimento di sangue e della guerra. Hanno perseguito un ideale di giustizia ma hanno ignorato, nel corso di questa ricerca, quello applicato.
La Torah ne prevede ne avvalora la convinzione machiavellica del “fine giustifica i mezzi”. Dal punto di vista della Torah, il mezzo da praticare deve essere eticamente giusto quanto il fine da raggiungere.
Quando Dio apparve a Mosè nel roveto ardente e gli ordinò di tornare in Egitto e condurre i figli d’Israele dalla schiavitù alla libertà, Mosè cercò di rifiutare quella missione. Una delle ragioni del suo rifiuto era la preoccupazione per i sentimenti del fratello maggiore, Aronne. Mosè era stato lontano dall’Egitto per molti anni, durante i quali Aronne aveva svolto il ruolo di guida spirituale, occupandosi delle numerose necessità e delle difficoltà che il popolo stava affrontando. Se Mosè fosse tornato improvvisamente in Egitto e si fosse presentato come guida, questo avrebbe potuto turbare e offendere Aronne. Dio assicurò a Mosè che Aronne, nella sua benevolenza disinteressata, si sarebbe effettivamente rallegrato nell’apprendere della nomina di Mosè a guida.
Se analizziamo la situazione di Mosè un po’ più da vicino, impariamo una lezione molto impèortante sui fini e sui mezzi. A Mosè fu offerta la missione di guidare i figli d’Israele fuori dall’Egitto per diventare la nazione di Dio e portarli al Monte Sinai, dove sarebbe stato lui a trascorrere quaranta giorni imparando personalmente la Torah da Dio per poi a portarla a loro. Tuttavia, era pronto a rinunciare a questa opportunità a causa della possibilità infinitesimale di offendere suo fratello. Questo era senza dubbio un obiettivo elevato e anche se risulta difficile pensare a un obiettivo più elevato di questo, non valeva quanto l’offesa o anche il solo rischio di ledere qualcuno.
Non possiamo agire in modo sbagliato per fare qualcosa di giusto. Non dobbiamo mai calpestare “Tzedek/giustizia” per perseguire “Tzedek/giustizia”.
Sfortunatamente, sentiamo spesso di persone coinvolte in scandali finanziari che cercano di giustificare la loro corruzione sulla base delle grandi somme di beneficenza che donano dai loro guadagni illeciti. La Torah rifiuta assolutamente un simile approccio e richiede di perseguire obiettivi giusti attraverso mezzi giusti. La nostra determinazione a fare grandi cose non deve mai portarci, nel percorso, a compromettere i nostri valori. La strada per la giustizia deve passare solo attraverso la giustizia; un fine nobile non giustifica mai ingiusti mezzi, Shabbat Shalom!