“Manda, per te, degli uomini ad esplorare il paese di Canaan che io do ai figli d’Israele” (Bemidbar 13:2). Mosè sceglie degli uomini per esplorare la terra che era stata promessa dal Signore. Una eredità, certo, ma che doveva essere conquistata con le proprie forze e qualità. Furono scelti principi autorevoli, persone titolate che però fallirono nel loro incarico.
“Essi screditarono davanti ai figli d’Israele il paese che avevano esplorato…” (Numeri 13:32).
Il Rambam (Mosè Maimonide, 1135-1204), nel terzo capitolo delle Regole sul pentimento (Hilkhot Teshuvà), afferma che colui i cui meriti sono maggiori rispetto alle sue colpe è un giusto, al contrario è un malvagio.
Questo concetto non si basa sul numero dei meriti o delle colpe, ma sulla loro essenza. Esiste un merito che vale quanto diverse colpe come una colpa che vale quanto diversi meriti.
Rav Yechezkel Levenstein (1885-1974), tra i grandi maestri della Yeshivat Ponevitch di Bnè Berak in Israele, analizza l’insegnamento di Maimonide e si chiede quale sia quel merito o quella colpa che, per la sua grandezza, possa far guadagnare o perdere la salvezza. La risposta, dice sempre Rav Levenstein, deve essere ricercata nel principio del “Signore che sa tutto”, che conosce come valutare i meriti di fronte alle colpe.
Pertanto, da questo pensiero si apprenderebbe che il valore delle azioni non si misura in base all’importanza che “noi” gli diamo, ma in base a quella che viene data dall’alto.
Anche il Ramchal (Mosè Chayym Luzzatto 1706-1746), nella sua opera “Mesillat Yasharim” riflette sul tema:
“Invece, ciò che stimola le masse sono la ricompensa e la punizione in sé, quando l’uomo prende coscienza della gravità del Giudizio e delle sue conseguenze, per le quali, bisognerebbe costantemente aver timore e rabbrividire. Poiché, chi si ergerà nel giorno del Giudizio? E chi potrà giustificarsi davanti al proprio Creatore, la cui vista coglie con precisione ogni cosa, piccola o grande che sia?”.
In effetti, sarebbe giusto pensare sull’importanza della riflessione sulla conseguenza di ogni azione che stiamo per compiere o abbiamo compiuto. E tanto ci sarebbe da guadagnare da questa riflessione.
La colpa degli esploratori che con le loro parole inducono tutto il popolo all’errore – così da provocare la decisone divina di viaggiare per ulteriori quaranta anni nel deserto per far perire quella generazione – rappresenta l’esempio classico di questo insegnamento.
Gli esploratori erano i grandi di quella generazione, il loro valore era indiscutibile, ma per la leggerezza del loro comportamento hanno perso tutto.
La gravità di una colpa, come la bontà di un merito si possono valutare dai frutti che genereranno in futuro, prossimo o lontano che sia, Shabbat Shalom.