“Ordina ai figli d’Israele che ti portino dell’olio d’oliva puro, vergine, per il candelabro, per tenere il lume continuamente acceso” (Levitico 24:2). In un passo delle Massime dei Padri che leggeremo la prossima settimana (Avot 4:13), Rabbì Shimon afferma che “ci sono tre corone: la corona della Torà, la corona del sacerdozio e la corona della regalità. Ma la corona della buona reputazione “sale” al di sopra di loro”. Cosa intende Rabbì Shimon, esattamente, con l’espressione “Keter Shem Tov/la corona della buona reputazione” e, soprattutto, in che modo si innalza al di sopra delle altre tre corone? Una semplice spiegazione potrebbe essere quella che Rabbi Shimon non parla della corona della buona reputazione come di una quarta corona, ma piuttosto come un prerequisito necessario per le altre tre. Lo studio della Torà, il servizio dei sacerdoti e il governo del re non hanno alcun valore se lo studioso, il sacerdote o il re non si comportano correttamente.
Se una persona agisce in modo disonesto, inappropriato o scortese, non può svolgere efficacemente il ruolo che ricopre. Secondo questa lettura della massima, Rabbì Shimon ci sta insegnando che una persona che ricopre un’importante posizione, deve comportarsi con buone Middot (tratti caratteriali) affinché il suo ruolo, o la sua posizione, siano significative. Potrebbe, tuttavia, esserci un’ulteriore spiegazione. Le tre “corone” sono simboleggiate in alcuni arredi del Bet Hamikdash, del Santuario. Tre arredi, in particolare, presentavano uno “Zer”, una decorazione simile a una corona: l’Aron (arca dell’alleanza), il Mizbeach (altare dei sacrifici) e lo Shulchan (tavola con i pani perenni). L’arca, che conteneva l’originale rotolo della Torà redatto direttamente da Mosè, simboleggia la corona della Torà; l’altare, dove i sacerdoti presentavano i sacrifici, rappresenta la corona del sacerdozio; la tavola dove si disponeva il pane perenne, alludeva alla ricchezza e al prestigio del re. Dov’è allora l’allusione alla corona della buona reputazione tra gli arredi del Santuario?
Una risposta potrebbe essere che la corona della buona reputazione è simboleggiata dalla Menorà, di cui si parla nel brano della Torà di questo sabato. La Menorà non aveva un “Zer/ricamo” come l’arca, l’altare e il tavolo, aveva sette lampade che si accendevano e fornivano luce. Le lampade rappresenterebbero la “corona” della Menorà. Non è per caso che la Torà descriva l’accensione della Menorà con il termine “Lehaalot” (innalzare) ed è forse per questo che Rabbi Shimon usi lo stesso verbo “olèh al gabehem”(“si alza sopra di loro”), proprio per affermare che la corona della buona reputazione superi quelle della Torà, del sacerdozio e della regalità.
Rabbi Shimon ci sta insegnando che il “Keter Shem Tov/una buona reputazione”, risplende come la Menorà. In italiano usiamo l’espressione “fulgido esempio”, riferendosi al modo onesto e corretto in cui una persona si comporta. Una persona che “brilla” e che illumina tutoo ciò che lo circonda e chi guarda a lui può imparare dal suo esempio. Il re Salomone insegna nel libro dell’Ecclesiaste (7:1) che “tov shem mishemen tov/una buona reputazione è meglio di un buon olio”. Una buona reputazione risplende ancora più luminosa delle luci della Menorà che si accendono con l’olio. Quando ci comportiamo correttamente, allora siamo in grado di influenzare positivamente e beneficamente ciò che ci circonda ed elevare le persone con cui entriamo in contatto. Questo è il potere unico del “Keter Shem Tov/la corona della buona reputazione, Shabbat Shalom!