Il Talmùd insegna che solo lo studio può generare vera felicità. I Maestri vietano perciò di studiare Torà durante i sette giorni di lutto in modo da poter provare tristezza per la perdita di un parente.
Domanda Un Rabbino americano notò che nel suo Tempio si presentavano persone in lutto e ascoltavano almeno una parte della lezione di Torà da lui tenuta giornalmente prima della Tefillà di Minchà. Il Rabbino chiese al Tribunale Rabbinico di rav Zilbershtein se si dovesse vietare a queste persone di assistere alla lezione facendole attendere fuori del Tempio.
Risposta di rav Zilbershtein: “In teoria, secondo la logica, si dovrebbe chiedere alla persona in lutto di uscire dalla lezione, al fine di impedire a costui e al Rav di trasgredire ad una norma scritta nello Shulkhàn ‘Arùkh. Ma la mia decisione è diversa. Chi è in lutto dovrebbe pregare assieme ad amici e parenti nella propria casa ed avere accanto a sé persone pronte a condividere il proprio dispiacere. Pertanto, coloro che in Avelùt si recano al Tempio per fare Tefillà sono probabilmente persone che non hanno un gruppo di ebrei pronti a stare e a pregare assieme a loro. A queste persone si deve mostrare in un momento particolare della loro vita non il freddo compimento di una regola ma amicizia, accoglienza e solidarietà. Forse la lezione del Rav li avvicinerà ancor più alla Torà e li spingerà ad osservare maggiormente le Mitzvòt. Vi è invece il pericolo che chiedendo ad un uomo in lutto di allontanarsi da un luogo di studio e da un gruppo di persone si possa causare un irrimediabile distacco di costui dalla Torà e dal suo popolo. Allontanare un ebreo dalla Torà e dalla Comunità, è questo il vero peccato”.