In questa parashà viene raccontato che Ya’akov, prima di dare il suo testamento spirituale e le sue benedizioni ai figli, fece chiamare il figlio prediletto Yosef che lo venne a visitare con i due figli Menashè ed Efraim. Ya’akov si rivolse a Yosef e gli disse: “Ora, i tuoi due figli che ti sono nati in terra d’Egitto fino a che io venni qui da te, saranno considerati come miei; Efraim e Menashè saranno per me come Reuven e Shim’òn. I figli nati a te dopo di essi, saranno invece considerati tuoi. Essi erediteranno tramite i loro fratelli” (Bereshìt, 48: 5-6). Così, essendo la primogenitura passata da Reuven a Yosef, Yosef ricevette due porzioni nella terra d’Israele tramite i suoi due figli.
Rashì (Troyes, 1040-1105) spiega che Efraim e Menashè, sarebbero stati considerati due tribù separate e ciascuno di loro avrebbe ereditato una parte della terra d’Israele come gli altri figli di Ya’akov. Gli altri figli di Yosef invece sarebbero stati inclusi nelle tribù di Efraim e Menashè.
R. Moshè Feinstein (Belarus, 1895-1986, New York) in Daràsh Moshè (p. 83) osserva la stranezza del fatto che Ya’akov considerò Efraim e Menashè, nati in sua assenza in Egitto, come figli suoi, mentre quelli nati, dopo il suo arrivo in Egitto, li considerò figli di Yosef. Logicamente dovrebbe essere stato il contrario! Solo quelli cresciuti in Egitto alla presenza del nonno avrebbero dovuto essere stati considerati figli di Ya’akov!
R. Feinstein spiega che da questo possiamo imparare un profondo insegnamento sull’educazione da dare ai figli. I genitori devono far sì che i figli seguano le vie della Torà non solo quando si trovano nell’ambiente famigliare e della yeshivà (o della scuola ebraica). Essi devono far sì che l’educazione impartita ai figli sia così potente da dare loro forza anche quando si trovano tra i gentili. L’educazione che Yosef ricevette fu tale che ovunque si trovava ebbe di fronte a sè l’immagine del padre. L’educazione che Ya’akov diede a Yosef fu così potente che Yosef educò i due figli Efraim e Menasce nel modo in cui suo padre lo aveva educato. Gli altri figli sarebbero cresciuti invece in un ambiente di Torà creato dagli zii e dai cugini.
R. Joseph Beer Soloveitchik (Belarus, 1903-1993, Boston) in Mesoras Harav (p. 353) commenta che Avraham e Yitzchak trasmisero la loro eredità spirituale ai loro figli ma non ai loro nipoti. Non vi fu una comunicazione diretta tra il nonno Avraham e il nipote Ya’akov, né tra il nonno Yitzchak e i nipoti Reuven e Shim’òn. L’influenza del nonno nei confronti dei nipoti fu indiretta. Con Ya’akov invece le cose furono diverse. Ya’akov non ebbe intermediari e trasmise la tradizione di Avraham direttamente ai nipoti. Diede ai nipoti Menashè ed Efraim la sua benedizione ancora prima di convocare i suoi figli quando si trovava sul letto di morte. Pose su di loro le sua mani per mostrare che vi era una trasmissione diretta della tradizione dal nonno ai nipoti. Nel casato di Ya’akov non vi era un salto generazionale. La halakhà trasmessa dai maestri nel trattato talmudico Yevamòt (62b) che “i figli dei figli sono come figli” deriva dalla dichiarazione di Ya’akov riguardo a Menashè ed Efraim.